Noblesse

Qui est-il?


Una cascata di ricci neri. Non li raccoglie mai. Ciocche d'ebano che gli sfiorano il volto. Che gli ricadono sugli occhi. Che pare divertirsi a soffiare via. Per lasciarli, poi, ricadere. In un eterno gioco. Gli occhi, anch'essi neri come la notte, sono incorniciati da ciglia lunghissime. Uno sguardo di velluto. Il viso è pallido. Un pallore delicato.  Le labbra sono disegnate. Da un maestro italiano, cinquecentesco. Una splendida miniatura. Il sorriso, perfettamente regolare, esce come una luce. La voce è bassa, armoniosa. Seducente. La figura è elegante. E' ben fatto. Agile. Forte e snello. Protetto dall'ombra della mia quercia, mi ritrovo ad osservarlo. Mi lascio trasportare. Pare incurante. Di tutto. Di tutti. L'abilità e la grazia nel montare a cavallo sono ineguagliate. Qui, non ho mai visto cavaliere tanto esperto. E capace. E devoto al suo compagno. Si muovono in simbiosi. Chi è? E' la creatura che danza insieme a lei. Che passeggia insieme a lei. Che le parla, le sorride, la ricopre d'attenzioni. Ed ella cede.  Voglio credere che la sua partecipazione sia dettata dalla sola, comune, cortesia. Contemporaneamente, temo proprio di no. E' così sprezzante! Pare camminare un metro e mezzo sopra gli altri esseri umani, e lasciare cadere, di quando in quando, la sua benevolenza! A casa mia, certi atteggiamenti non verrebbero tollerati! Forse, da parte sua, ritiene che io, per mio conto, sia troppo semplice. Troppo ingenuo, troppo immediato, troppo irrilevante. Io, che darei tutto ciò che possiedo – che non è granché, poi! - per poter avvicinarla. Per parlarle. Per sentirla accanto a me. Darei qualunque cosa, e non lo faccio! Credo che niente l'abbia fermato. Credo che, nell'accostarsi a lei, non le abbia chiesto la grazia di ricevere il permesso. L'ha assediata, ha abbattuto le mura e l'ha conquistata. Semplice. Una donna va presa come si farebbe con una piazzaforte. Non assurdi ragionamenti, i dibattiti sulle questioni amorose, l'errare alla ricerca dell'essere perfetto, solo e soltanto per l'essere amato... Una giostra. Soprattutto, lui. Passa come se nessun altro conoscesse il mondo, come lui. Probabilmente, è vero. Che seduzione può esercitare, su una donna, un uomo che non si comporti come tale? Ed intendo in tutte le sue manifestazioni? Un semplice, come me? Ella gioisce, ride e l'osserva, con sguardo adorante. Egli si sente il re del mondo. Lo so. Semplicemente, lo so. Ogni qualvolta ci incontriamo, egli non mi vede, quando, - non peggio! -, mi lancia strani segnali. Uno sguardo feroce, una mano posata alla pistola, od all'impugnatura della spada. In cosa l'avrei offeso, se nemmeno lo conosco? Perché si comporta a quel modo? Perché la donna che ama è la mia promessa sposa. Che non ama, affatto, me. Che non dimostra di voler avvicinarsi. Io non lo faccio. Non sono degno di lei.  E' così bella! E' talmente splendida che non oso, tentare di accostarla... Non ho la sua spavalderia. Non amo mettermi in evidenza. Lo detesto, proprio. Sono irrimediabilmente semplice. Ed i suoi begli occhi si sono posati su di lui. Su di lui, che gode più dell'ammirazione che suscita che dell'amore che io so leggere nei suoi sguardi. Le passa accanto, e la coglie come farebbe con un fiore, per la sua prossima amante.  Non credo che a lei importerebbe, ascoltarmi leggere. O suonare. Non penso che rimarrebbe, accanto a me, ad osservare il tramonto. O l'alba. Non penso che sceglierebbe di dibattere, con me, anche soltanto per il puro piacere di farlo. Non accetterebbe una passeggiata, lungo la spiaggia. Non verrebbe, con me, nella nostra casa sulla sabbia. Preferisce restare accanto a lui. Tirato a lucido come uno stivale nuovo. Mai un capello fuori posto, mai una camicia sgualcita, mai una giacca accidentalmente stropicciata. Eccessivamente falso. Vergognosamente bello. Chi è? E' l'uomo che me l'ha rapita. L'uomo che la stringe a sé, fingendo che la cosa sia parte del gioco. L'ho visto, strapparle il fazzoletto di mano, e cingerle la vita! L'ho visto, rubarle la palla e sollevarla, tra le braccia! L'ho visto, intrecciare le dita con le sue nella danza, e sfiorarle il collo, con un bacio! Io l'osservo. Ella mi saluta sempre, e gentilmente. Il cuore mi si ferma, ogni volta. L'espressione, nei suoi occhi, è di sincera cordialità. A volte accenna, a fermarsi, come se volesse parlarmi, o chiedermi qualcosa. Rimango un istante, in attesa, di un ulteriore cenno di contatto. No. Niente. Passa oltre. Forse l'attende da me? O è soltanto una pia e misera illusione? Mi saluta soltanto perché mi conosce.  Appena. E' da lui, che desidera i saluti! E' la sua voce, che desidera sentire! E' con lui, che desidera trascorrere il proprio tempo! Io sono soltanto un intralcio. Un bastone, un sasso, una buca, sul proprio cammino. Un intralcio, ecco. Egli sa come costeggiarmi, con il suo passo leggiadro. Ella si ferma ad osservarmi, come una strana pietra extraterrestre. Un oggetto non identificato. Questo, sono, per lei. Una stranezza. Egli, invece, chi è?