Noblesse

Il le sait


A volte, me ne accorgo... La mia vita mi scivola lontano. Scorre, tra le mie dita, e non riesco a fermarla. Tento, a volte, ma non ne sono capace. Se, soltanto, io sapessi comprendere il senso di tutto questo! La mia donna... La scoperta dell'amore... La bellezza della conquista... Il matrimonio... Le mie due figlie. La perfezione. Ero, quasi incoscientemente, felice. Parto. Devo farlo. La mia esistenza ha perso il calore del mio focolare. Il solo calore che io possa sentire è il fuoco. Dei campi. Delle armi nemiche. Qualche breve licenza. Béatrice. Il calore che mi avvolge. Torno. Niente che sappia consolarmi. Niente. Niente che renda i miei giorni meno che infernali. Soltanto il pensiero di ciò che ho lasciato, e che tornerò a vedere, mi spinge avanti. Le mie gambe non sanno più farlo... Ho visto così tanto, ho vissuto così tanto, ho sopportato così tanto, che desidero soltanto chiudere gli occhi. Ed è ciò che accade. Una mano me li chiude. Qualcosa, in qualche luogo remoto, ha ascoltato la mia richiesta. La mia preghiera. Non sapevo più sopportare. La vista di sofferenze inenarrabili mi aveva fiaccato l'anima. Me ne rendo conto soltanto ora. Nel momento dell'incidente non ho saputo fare altro che urlare la mia rabbia. Il mio dolore. La mia disperazione.  Ora... Ora che, grazie a non so cosa... Sto riacquistando la vista... Mi accorgo di come la mia anima necessitasse di una tregua. Non sto ringraziando il dolore. Non sto considerando di essere stato felice, nei momenti durante i quali non sapevo più vedere il viso di mia moglie... Il sorriso dei miei figli. I gemellini sono nati ed io non ho potuto vederli... Ora, qualcosa, in me, è regredito. Non so se sia stato l'intervento medico... Non so se sia stata... L'aria... Io credo che sia dipeso dall'amore. Credo di essere riuscito a far riposare l'anima. A portare il mio cuore lontano da ciò che sono stato costretto a vivere. L'addestramento militare non prepara alle campagne. Niente, di ciò che ti viene mostrato, è ciò che, sul campo, viene vissuto. Niente ti prepara a vedere morire un tuo compagno. Nemmeno un nemico. Niente ti fortifica tanto da renderti capace di affrontare simili scene. Sentire il tuo cavallo accasciarsi, sotto di te. Veder morire il tuo cane. Certo... Potremmo non portarli con noi...  Non ne siamo capaci. Sono parte di noi. Il loro sacrificio è parte di noi. Non ho saputo affrontarlo. Non ho saputo essere sufficientemente forte. Sembra di rivedere un'intera esistenza, nel momento in cui si cade. I sogni dell'infanzia, i desideri dell'adolescenza, la consapevolezza dell'età adulta. Vane parole. Suonano come nullità, nel momento in cui si cade. Tutto l'universo sentimentale, morale... Materiale... Si annulla. Niente esiste più. Io non sono stato all'altezza del mio compito, e, per lunghissimo tempo, mi sono sentito colpevole. Colpevole per essere caduto. Colpevole per essere sopravvissuto. Colpevole per tutto. Un sentimento che mi si è insinuato nel cuore, e che mi ha perseguitato. Sono stato curato con infinito amore. Anche quando non lo meritavo. Anche quando ero qualunque cosa, tranne che un essere capace di ispirare amore. Béatrice non ha mai indietreggiato. Mi è sempre rimasta accanto. In ogni istante. Io, spesso, ho disperato di poter guarire. Di poter migliorare. Ora non sono completamente guarito. Vedo, e ringrazio ad ogni respiro, ma non come vorrei. Forse sarà così per sempre. Non lo so. Vivrò tutto ciò che la vita vorrà regalarmi. Non credo, però, che rivivrò questo. Io non tornerò a combattere. Sono un codardo, e va bene. Credo d'aver speso abbastanza, di me, per un potere che non ricorda nemmeno il mio nome. Bene... Non pretendo che ricordi il nome... Avrei immaginato che, almeno, avrebbe notato il mio sacrificio. Il nostro sacrificio. No. Benissimo. Philippe è qui. Philippe sa. Come allontanarmi da tutta questa morte.