Zib@ldone

Metamorfosi Umane


Lukas giaceva sull’erba umida di rugiada.Era l’alba.I raggi del sole l’avrebbero sorpreso così, abbracciato alla sua anima, con gli occhi chiusi dopo un lungo pianto. Le lacrime s’erano asciugate e tiravano un po’.Non singhiozzava più.Le mani erano congiunte in segno di preghiera; i gomiti erano stretti al petto. Il cuore batteva regolare e il respiro fu sempre più lieve. Un venticello mattutino gli accarezzava la pelle bruna e alcune ciocche si confondevano già tra l’erba alta. Non aveva più rabbia e i pensieri si erano proiettati su un soffice manto di nubi.Veloce la terra girava.Primavera Estate furono farfalle già nate e ormai morte. Autunno fu solo una foglia gialla, arancione e croccante. Inverno fu un ago pungente e più nulla si vide: né tetti né case, né cose né genti.E un anno fu fatto.Il calore sciolse le nevi. I fiumi di nuovo eran pieni di guizzi e di pesci. Tra l’erba, più fresca e più verde, un piccolo arbusto protese i suoi rami novelli. Gli uccelli cantavano attorno, salutavano in coro un nuovo fratello, sicura dimora.Dapprima una foglia, poi un’altra e una terza. Un ramoscello già forte e già grande donava frescura ad ogni passante. S’accorse un Agosto battente del nuovo ombrello di foglie nel campo. S’accorse la gente del mondo che un giovane uomo non c’era da tempo.Agosto chiese al cielo e alle stelle chi avesse piantato il magnifico seme.Fratello chiedeva a fratello dove Lukas si fosse nascosto.La natura intera si dispose in cerchio a lodare quel nuovo arrivato.L’umanità si ritrovò a piangere una tomba vuota e un figlio che mai fu capito.Soltanto una donna, dal volto più bianco e dagli occhi celesti fu ammessa tra fiori e animali.Soltanto la muta luna pianse la bara di legno.Un anno passò ancora più in fretta.La donna, distrutta di gioia, attese nel cielo la luna.La luna, veduta la donna, le pianse i segreti sospiri.Un fatto stupendo fu allora capito: Lukas non era del tutto sparito.Si era nell’erba del tutto assorbito e per un anno aveva pregato.Aveva implorato di vivere sempre e aveva ottenuto una grazia perenne.Hanno avuto clemenza di Lukas e della sua misera vita.La pelle divenne corteccia e il busto un tronco robusto. I capelli furono foglie splendenti e l’anima linfa.Nelle sue foglie le gocce di pioggia, la rugiada del mattino, i raggi caldi del sole e il chiarore della luna.“Sarò per sempre felice!” pensò e rideva, rideva più forte.E più forte rideva, più i fiori gli sbocciavano in testa.Allora la sua chioma fu la più colorata e odorosa: farfalle, api, uccelli, scoiattoli facevano a gara per porvi dimora.Poi venne l’Inverno e il riso si tacque.Una piccola donna s’era ai suoi piedi distesa.Lukas notò le gambe diventare radici e il busto che, lento, si faceva tronco.Allora una lacrima gli uscì timida.Ricordava la tristezza che, un tempo, aveva provato.E il suo ramo più alto afferrò le dita di lei.La ragazza tornò di carne e vide la metamorfosi di quell’albero.Insieme vissero contenti.L’uomo, a volte, si immobilizza nel tempo. Lo fa perché ha paura.Ha paura di vivere.Ha paura di aver paura.Pubblicato su www.pennadoca.net