Questa sera avevo bisogno di una risposta. Ho deciso di fare come amava fare Petrarca. Interrogare un libro.Il poeta fiorentino, in un momento di sconforto, interrogò, aprendolo a caso, le Confessioni di Sant'Agostino. Posandovi gli occhi, lesse:«...e vanno gli uomini a contemplare le cime delle montagne,i flutti smisurati del mare, i corsi lunghissimi dei fiumi, l'immensità dell'oceano e il moto degli astri, e abbandonano se stessi!»Un passo delle Confessioni che stava ad indicare quanto gli uomini vadano perdendosi dietro a cose immense, più grandi della loro natura, e si dimenticano di prendersi cura, appunto, di se stessi. Perchè l'uomo è come un fiore: va coltivato, ogni giorno.Insomma, dieci minuti fa andavo chiedendomi come superare il mio stato d'animo altalenante. Mi viene in mente Petrarca e il passo delle Confessioni e decido di imitarlo.Ho aperto, a caso, il primo libro che mi è caduto sotto mano.I fioretti di San Francesco. Uno dei pochi che ho in libreria che non ho letto.Ecco il passo che mi è venuto sott'occhio:«...onde veggendosi in tanta tribolazione e che non avea altro rifugio che solo Iddio, si s'inchinò e abbracciò il ponte e con tutto il cuore e con lagrime si raccomandava a Dio, che per la sua santissima misericordia lo dovesse soccorrere»Il ponte. Ecco quello che, ora, mi mette paura.Ma, a quanto leggo, non devo temerlo.Devo abbracciare il ponte. Lo devo affrontare.