Universo persona

IL VALORE DEL CORPO


Negli ultimi anni si assiste all’affermazione di una corrente di pensiero che rivaluta il linguaggio del corpo, restituendone il ruolo e l’importanza nelle comunicazioni umane, in contrapposizione al discorso psicologico, che privilegia la comunicazione verbale, considerando i movimenti del corpo come l’”effetto di un’attivazione generale”.Il solo linguaggio coerente sul corpo e la comunicazione sembra quello filosofico che integra i due modi di intendere la comunicazione. Così dice M. Henry:“non c’è differenza tra il nostro sapere e la nostra azione, perché quest’ultima, nella propria essenza, è essa stessa un sapere… L’affermazione di un’inadeguatezza tra la nostra conoscenza e la nostra azione deriva dall’insufficienza del concetto di conoscenza di cui si dispone e che la riduce alla sola conoscenza teorica o rappresentazione.”F. Chirpaz segnala, ancor più, che c’è una corrispondenza tra corporeità e presenza, un’unità che va oltre la realtà immediata e concerne anche l’esperienza dell’altro.“l’altro è per me il suo corpo… Quest’uomo che io guardo, al quale io penso, è per me questa fisionomia, questo volto… L’essere dell’altro coincide con il suo apparire corporeo”.E’ indubbiamente necessario superare visioni strumentali del corpo e concepire come approccio corporeo, al pari della pedagogia clinica, quello che considera la totalità della persona, in quanto unità inscindibile. Questo assunto suscita una riflessione importante: la giusta considerazione del corpo non è tanto una faccenda di metodo, ma una valutazione di quel che le attività possono apportare all’altro, in quanto essere umano. Per la pedagogia clinica, infatti, il corpo e la Persona sono un'unica entità, in una visione solistica dell’individuo. Il pedagogista clinico si pone in ascolto del corpo, lo accoglie e se ne prende cura in tutte le sue manifestazioni, considerandolo come lo “spazio” primario delle esperienze, dei vissuti emotivo-affettivi. Esso è il canale privilegiato della relazione, il “libro” su cui leggere la storia del soggetto, traducibile in termini di disponibilità all’apertura e al dialogo, così come pure di possibili chiusure a causa di disagi, inibizioni e paure.