Universo persona

ESSERE PARTE DI UNA COMMUNITY


La rete e la community di cui facciamo parte di certo ci hanno portati a numerose considerazioni. Le esperienze intraprese sono diverse, almeno quanto le finalità che ci hanno indotti a ricorrere ad un mezzo come questo per comunicare. Molti hanno scelto l'anonimato e altri, come me, scrivono con la loro identità reale, ma in tutti i modi ciascuno di noi ha di certo riflettuto su elementi caratterizzanti un gruppo virtuale, tra potenzialità e rischi.Propongo alcune mie riflessioni a riguardo, sperando che anche chi sarà di passaggio faccia lo stesso, per un arricchimento reciproco.Immagino che in tanti abbiano scelto la “maschera” per gioco, taluni per vincere la timidezza, altri per prudenza, altri ancora per rispondere all’intimo desiderio di essere “altro da sé”, seppure in un ambiente virtuale.
Il web indiscutibilmente aumenta le occasioni di confronto e di dialogo, essendo in contatto con un mondo che supera i parametri spazio/temporali, l’anonimato, poi, quasi autorizza ad un’espressione esente da vincoli di ogni tipo. Il tutto avviene a basso costo e senza riduzioni di ceto, cambiano i criteri di scelta dei propri interlocutori e le possibilità di ricorrere a risorse culturali sono molto ricche. La comunicazione è affidata alla parola e all’arte di farne uso, così come altrettanto importanti si fanno il gusto, gli ideali e la sensibilità individuali. Chi ama scrivere, in generale, ma ancor più su internet (perché ne offre ampia lettura), oggettivizza il suo pensiero e le sue emozioni, ma deve fare i conti con il grande inconveniente del virtuale: la mancanza della comunicazione non verbale. Sono assenti i gesti, gli sguardi, le posture, il tono e il timbro della voce..., il che può far cadere nelle incomprensioni dei testi. Pur essendo la parola un potente mezzo di comunicazione, per queste ragioni, si sente il bisogno di personalizzarla e integrarla con sfondi, foto, immagini, emoticons, colori, carattere e grandezza, per connotarla di quell'aspetto emozionale che diversamente verrebbe penalizzato.Senza accorgercene, andiamo alla ricerca di questi aspetti nei profili, nei siti e nei blog di chi frequenta la community, ritenendo che dicano qualcosa della persona che c'è dietro e nelle nostre stesse scelte, se ci poniamo in “ascolto”, ci sembra di scoprire qualcosa che prima non conoscevamo di noi stessi.  N.B.: queste riflessioni non hanno attinenza con la pedagogia clinica.