Universo persona

IL GRIDO DELL’INFANZIA


  E' un dovere morale, ma ancor più è un dovere stabilito dalla legge, la denuncia di violenze e abusi ai danni di un minore: l’ art. 331 c.p.p. stabilisce che la denuncia sia un obbligo “da parte di pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio”, l’art 361 c.p. detta che l’omissione della segnalazione costituisce un reato e la legge n. 66/1996 decreta nei casi più gravi di maltrattamento fisico, psichico o sessuale, che tali reati siano perseguibili d’ufficio, ovvero anche senza querela della parte offesa, in quanto prevale la protezione e tutela di soggetti che non sono in grado di difendersi. Perché si verifichi il reato grave di condotta aggressiva ai danni di un minore, questo comportamento deve risultare tale da rappresentare una modalità relazionale, negli altri casi (saltuari) sono comunque previste punizioni, seppur meno gravi. Quando si parla di violenze e abusi nell’infanzia, particolare menzione va fatta ai bambini handicappati, i quali sono i più indifesi tra i piccoli, per la dipendenza fisica, che talvolta si trasforma in una sottomissione all’adulto, a cui spesso si accompagna una scarsa capacità di comprensione e comunicazione dei vissuti,  dovuta al deficit.    Non è forse la presenza di uomini capaci di violenze crudeli e distruttive il male più grave della società, quanto l’indifferenza, la disattenzione e l’inaffettività che circondano le vittime di tali eccessi.  A tale inconsistenza emotiva si aggiunge troppo spesso il pregiudizio nei confronti dei racconti dei bambini, tacciati di fantasticare, la convinzione aprioristica che vede negli educatori, genitori, preti, animatori… persone di per sé esenti da azioni depravate e, ancor più, la difesa psicologica di chi fugge l’ascolto empatico di vissuti di impotenza e dolore.  Ostacoli consistenti per la lotta contro la piaga sociale della violenza sui minori sono in particolare la tutela che in tali circostanze di sé fanno le famiglie e le istituzioni, così come rivelano alcune inchieste, che raccolgono dati importanti di un fenomeno sommerso e diffuso. …ed ecco i racconti scarni, essenziali, le difficoltà a rievocare, la depersonalizzazione, la frammentazione del Sé……ed ecco, in taluni casi, i prodromi di vite spezzate dalla droga, dalla prostituzione e da disequilibri mentali, di chi rimane due volte vittima, a causa di una società adultistica, che non ha saputo ascoltare e intervenire, poco disposta ad affrontare taluni delicati problemi, se non nei termini dello scoop giornalistico e televisivo.   “… ma quanti sono quei faccini e quanto sono disperati, li senti piangere ogni notte e non c'e' mai nessuno che li aiuta.E tutti a dire “che vergogna!”, ma tutti a chiudere la porta, “in fondo a noi cos'e' che importa, il nostro bimbo e' lì che sogna”, ma, per dio, di là c'e' un altro bimbo uguale, che ha bisogno di sognare, magari un padre un po' diverso, che lo porti un'altra volta al mare”.(F. Concato - "Telefono azzurro")