Universo persona

Sotto l'albero


Il nuovo TAG "Il mio ZIBALDONE" è dedicato:a Giacomo Leopardi, che ho avvertito affine per alcuni anni della mia adolescenza (sarà stato perchè dormivo in uno studio/libreria traboccante di libri? 
 Chissà!);a mio nonno Cosimo, a cui sono grata di avermi fatto sentire una bambina compresa e amata. Conserverò sempre il suo ricordo nel cuore e gli insegnamenti non detti, essendo stato egli la personificazione di un invito a sollevare lo sguardo, non tanto perchè uomo molto alto di statura, quanto piuttosto per la misura alta del suo essere uomo.
"Meneceo, mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità....". Inizia così la "Lettera sulla felicità" di Epicuro, a quanto sembra un passaggio obbligato, quanto irresistibile, per chi si accinge agli studi umanistici, infatti, è stata quella matricolazza di mia nipote  
  a regalarmi questo breve scritto, sicuramente ascrivibile tra le perle tramandate dalla saggezza filosofica antica. L'ho riletto tutto d'un fiato, come si berrebbe un bicchiere d'acqua fresca in una torrida giornata d'agosto. In questo tempo di bilanci e propositi, scelgo allora di conservarne alcuni stralci:"Una ferma conoscenza dei desideri fa ridurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell'animo, perché questo è il compito della vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall'ansia."; "...per questo non scegliamo ogni piacere. Talvolta conviene tralasciarne alcuni da cui può venirci più male che bene, e giudicare alcune sofferenze preferibili ai piaceri stessi se un piacere più grande possiamo provare dopo averle sopportate a lungo...";"...non si dà vita felice senza che sia intelligente, bella e giusta, nè vita intelligente, bella e giusta priva di felicità, perchè le virtù sono connaturate alla felicità e da questa inseparabili.";"Non sembra più nemmeno mortale l'uomo che vive fra beni immortali".In un silenzio di tuono, siamo rimasti al fine così, nel vuoto della stanza: io, la sofferenza di questo momento ingrato e "quello spirto guerrier ch'entro mi rugge".