Che cos'è un desiderio? Ho scelto questa citazione perchè cercavo di spiegare a qualcuno che c'è differenza tra desiderio e impulso e, si sa, le citazioni altrui hanno sempre un che di autorevole in una conversazione in cui l'Altro non ti attribuisce altro movente che quello di averla vinta..chissà poi perchè nessuno riesce mai ad immaginare che le persone, quelle vere, possano essere spinte anche da motivazioni positive, costruttive, o valori..come l'amore per la verità o la conoscenza o semplicemente la diffusione di un'informazione che è in loro possesso.. Ecco, tra desiderio e impulso c'è differenza..non un abisso, s'intende, ma una distinzione sufficiente a relegare coloro che vivono del secondo nella prigionia del fare senza pensare e senza sapere perchè e gli altri invece nella comprensione delle ragioni per cui si muovono in una certa direzione e nell'attesa di poter coronare il loro sogno. Gli animali vivono di impulsi, istinti, spinte predeterminate (quasi sempre geneticamente o anche da stimoli contestuali) e incoercibili, che non hanno il tempo di essere valutate nelle loro conseguenze e spesso nemmeno differite. Anche molti bipedi dalle sembianze umane conducono le loro esistenze schiavi degli stessi imperativi categorici, poco edificanti quasi sempre, giustificandoli con il sacrosanto soddisfacimento dei propri bisogni vitali. Il che, finchè parliamo di fame e di sete, di respirare e di mera sopravvivenza, può sicuramente muoverci a compassione e pietà per il malcapitato costretto a comportamenti animaleschi per campare, ma se si estende alla copula seriale (per giunta senza fini riproduttivi e quindi nemmeno in linea con la conservazione della specie), tradisce immediatamente il crinale assolutamente imbarazzante lungo cui sta scivolando l'homo erectus in questione..superato da quello sapiens sapiens solo nella teoria antropologica ma in realtà sulla via dell'involuzione e della regressione perchè i suoi predecessori sono ancora qui tra noi e non danno segni di essere in via d'estinzione. Il desiderio invece è filtrato dalla riflessione razionale o dall'emotività, dalla coscienza di esistere e dalla luce della consapevolezza dei propri bisogni ma si tratta di bisogni di un livello decisamente più elevato di quello che possono rappresentare gli alimenti e richiedere le funzioni fisiologiche dell'organismo. Quindi si può desiderare affetto, compagnia, un lavoro o la realizzazione personale e spirituale, non certo un cosciotto di pollo o un pezzo di carne umana (nel senso del corpo di un'altra persona). Mi si dirà che spesso per gli esseri umani si parla di desiderio sessuale e non solo di istinto sessuale. Per l'appunto, ciò dimostra proprio la distinzione che esiste fra l'istinto all'accoppiamento, presente anche negli animali (e poco imparentato con aspetti sentimentali e con la capacità di pensare e giudicare il o la partner alla luce di eventuali aspetti personali e spirituali) e che si limita alla sola verifica della presenza di vistosi attributi riguardanti il genere e la presumibile salute dell'individuo e quindi la bontà del suo corredo cromosomico ai fini della perpetuazione della specie e invece il desiderio sessuale umano, che con l'affinità profonda e l'affetto e la valutazione della persona sotto tanti punti di vista, tipici della complessità umana, dovrebbe avere a che fare. E ribadisco dovrebbe. Il condizionale è d'obbligo, data la degenerazione attuale. E pure l'ottativo..tempo e modo del desiderio. |
In un certo senso le vacanze di quest'anno sono state catartiche. Mi hanno spinta a rivivere quelle dello scorso anno e hanno ulteriormente alimentato e approfondito la difficile accettazione ed elaborazione di una delusione procurata dall'immaturità e dallo scarso rispetto (per l'Altro in una relazione, che ero purtroppo io) di quello che credevo un Uomo maturo, oltre che il mio compagno di allora. Eppure rifletterci su, rivivere le tante emozioni (intense e spesso non positive) di quei mesi, mi è servito anche a capire quanto sia difficile per me accettare i limiti altrui e i miei, perchè la mia natura è spontaneamente orientata al superamento e al miglioramento e alla ricerca di soluzioni, anche a volte quando di soluzioni e di possibilità di superare certi limiti, come quelli oggettivi, fisici se vogliamo, non ce n'è..
"Ho fatto un brutto sogno. Ho sognato che di punto in bianco smettevi di sorridermi e di tenermi per mano, di dirmi che ero la donna che avevi sempre desiderato incontrare e che per me ci saresti stato sempre. Nel sogno piangevi, dicevi che non ti sentivi bene e che facevi brutti pensieri ma che ti bastava vedermi perchè ti passasse tutto. E se provavo a chiederti se non eri certo dei tuoi sentimenti per me, protestavi che mi volevi bene sul serio e che non eri mai stato così' profondamente legato a nessuno in vita tua.. Poi il brutto sogno è diventato un incubo: hai deciso improvvisamente di lasciarmi e non hai più voluto vedermi, nè parlarmi e ogni volta che provavo io a chiederti almeno di provare ad ascoltarmi,tu mi rovesciavi addosso insulti e giudizi pesantissimi e cose cattive e non vere, che mi ferivano a morte..io volevo solo parlarti, guardarti negli occhi per capire se per tutti quei mesi, fino a quel momento, mi avevi presa in giro oppure mi ero illusa io, capendo male e dando ai tuoi gesti un senso che non avevano..capire perchè hai sceltome per fingere di essere così sicuro di te stesso e dei tuoi sentimenti e delle tue intenzioni e per mentire a me oltre che a te stesso, se proprio avevi l'esigenza di farlo (e se è questo che hai fatto). Che ti ho fatto di male per meritare questo? perchè hai scelto di spezzarmi il cuore e togliermi ogni fiducia in me stessa, nella mia capacità di capire le persone e la loro sincerità e volontà, oltre che la fiducia negli altri? ricordi quante volte piangevo all'inizio della nostra conoscenza perchè mi sentivo in colpa di non fidarmi di te, di non ricambiare il tuo entusiasmo e il tuo trasporto, perchè avevo paura? paura di sbagliarmi, di essere di nuovo ingannata e ferita dopo quel bastardo che frequentavo prima dell'incidente, che mi ha usata e sparì quando ero in ospedale: ricordi quanto ti ci voleva per calmarmi? mi ripetevi sempre che c'era tutto il tempo e che tu saresti stato lì al mio fianco ogni giorno a venire, che i sentimenti sarebbero venuti e poi cresciuti col tempo, che dovevo solo lasciarmi andare.. E io l'ho fatto: ho preso me stessa per mano e ho fatto un cammino interiore per costruire la mia fiducia in te, osservando i tuoi gesti di affetto e di premura per me, dando un significato positivo e di valore alla tua presenza costante nelle mie giornate e alla tua disponibilità ad essere di sostegno alla mia disabilità minimizzandone l'impatto sulla nostra quotidianità, ho considerato il tuo modo di porti nei confronti dei miei amici e familiari e apprezzato che anche tu mi presentassi i tuoi, partendo da quelli che ritenevi più importanti e più affini a noi due, ho sentito crescere il nostro affiatamento e la nostra intesa anche sessuale ogni giorno e lasciandomi trasportare da tutti questi elementi sono arrivata a sentirmi vicina a te e pronta per costruire insieme. Tengo a dirti che ciò non è avvenuto escludendo le nostre differenze o non considerando i tuoi difetti, ma accettandoli via via come parti di te e della nostra reciproca stimolazione (certa come sono di averne anche io, di limiti e difetti, e che sia importante e anche stimolante avere qualche differenza). E vorrei sottolineare che se invece di questo percorso interiore, VERSO di te, io ne avessi fatto un altro, in senso opposto, avendo intenzioni o convincimenti o motivazioni anche poco consapevoli per farlo, l'esito sarebbe stato molto diverso. Ti scrivo questo perchè credo sia molto importante alla luce di quello che è accaduto poi, mesi dopo, a te. Che nella nostra vacanza londinese hai trovato una condizione ideale (passami il termine) per dare forma a un tuo incubo, un fantasma che covava dentro di te da tempo e si è manifestato in un contesto senz'altro già molto impegnativo e pesante per entrambi, in un modo che non avevamo certo previsto e considerato abbastanza (ma non sono poi tutte così le difficoltà, gli imprevisti che la vita ti fa incontrare?). A me dispiace di averti messo di fronte a qualcosa che non sei in grado di fare, come leggere in penombra le cartine degli incroci per scovare le fermate dei bus, ma non l'ho fatto apposta come hai riconosciuto anche tu. Se avessi avuto l'intenzione di ferirti, di umiliarti, di farti sentire "dipendente" da me oppure "non all'altezza" o comunque in difficoltà, non credi che avrei evitato di risolvere la cosa con naturalezza e di farla al posto tuo senza pensarci un secondo?ti avrei fatto pesare la cosa e mi sarei resa preziosa o disponibile su richiesta. Il malessere che hai provato in quella vacanza è stato una reazione TUA, assolutamente imprevedibile per entrambi. Di questo sono sicura che siamo già d'accordo. Solo che tu le hai dato un effetto, prendere le distanze e chiudere nei miei confronti, quando era presumibilmente da quel disagio e da quella scoperta (di non essere "indipendente" come credevi, da tutti e da chiunque) che volevi invece allontanarti. E così hai scelto di eliminare me dalla tua vita, sperando di tenere fuori dalla tua coscienza per sempre anche quella "scoperta" e le sue conseguenze, la difficoltà/paura di ammettere che vederci un po' meno cambiasse te e/o la vita ceh fai. Ma Massimo, il prezzo da pagare, per giunta per una mancata verità e il mantenimento di un'illusione su di te, è troppo alto. Hai chiuso e molto male una relazione che aveva tante prospettive. Comportandoti in un modo che non farebbe onore a nessuno, men che meno a te, senza concedermi nemmeno un confronto guardandoci negli occhi, perchè sapevi che di persona non avrebbe retto la fantasiosa scusa del "non potevo continuare a mentire a me stesso". Anzi, il guardarci negli occhi te lo avrebbe impedito, di mentire, ripiombandoti nel conflitto straziante tra salvare te stesso e la tua idea di uomo che non ha bisogno di niente/nessuno e la possibilità di salvare noi due. E sappiamo bene i mal di pancia e i pianti che ti aveva procurato fin lì quel conflitto. Talmente straziante da aver fornito una motivazione fin troppo non cosciente e mascherata ad un percorso interiore di allontanamento da me, da noi due come prospettiva di coppia e di vita insieme, da tutti i significati e i valori positivi, dai moltissimi fatti (perchè nel frattempo erano passati i mesi ed erano successe tante cose e stavamo facendo tanti progetti e passi avanti) che ormai erano la realtà di una coppia. E come nel mio caso, mesi prima, quel percorso interiore si era svolto dentro ma sorvegliato e guidato da un'intenzione e una motivazione coscienti a dare a noi due una chance, così non è stato per te: il tuo percorso interiore era guidato da un bisogno inconsapevole (e "cieco") di non avere a che fare con la realtà del tuo non vederci bene, di non fare i conti con la tua disabilità (seppure molto diversa dalla mia), di liberarti al più presto del mal di pancia e dei pianti (per te stesso ma anche per quello che stavi facendo a me e a noi due per salvare un'idea di te stesso che non è nemmeno reale, dopo quello che è successo ai tuoi occhi, ma che per giunta avresti potuto salvare ridefinendo il tuo concetto di indipendenza e di autonomia, riportandolo a qualcosa di più umano e meno assoluto, come avevi già fatto e consigliato di fare a me: guardare il bicchiere mezzo pieno, contare su di me, considerarti parte di una coppia in cui era l'unione a fare la forza, la vera libertà, la vera indipendenza). Ora non li hai più, immmagino, i mal di pancia e i pianti che nelle 3 settimane dopo Londra sfogavi tra le mie braccia..ma il prezzo pagato è troppo alto. Non è solo il prezzo che hai fatto pagare a me, di cui soffro senza rimedio da un anno ormai (perchè la cura esiste, sei tu e la possibilità di convergere su una comprensione e spiegazione unica, insieme a te, di quanto accaduto) e devo leccarmi da sola le ferite senza avere fatto nulla per meritarle. E' anche il prezzo pagato dalla verità dei fatti e dei passaggi, stravolti nella loro successione e nel loro significato, da un'interpretazione (la tua) di ripiego, arraffazzonata, posticcia, tanto per salvare le apparenze (ma con chi poi?nemmeno i tuoi amici se la sono bevut e anzi hanno provato a dirti che era assurdo che in assenza di qualsiasi costrizione o pistola puntata alla tempia tu avessi avuto bisogno di mentire a te stesso per mesi, per giunta felice com'eri a detta di tutti e per i segni tangibili di questo benessere come i chili in più per esempio..Salvare la faccia con me forse? si può dire che tu l'abbia polverizzata perchè niente di quello che hai detto o fatto era in linea con la stima e l'idea di te come uomo ed essere umano che avevo io, anzi...). Ed è quindi soprattutto con te stesso che paghi il prezzo più alto, anche se è per salvarti la faccia con la tua coscienza che hai fatto tutto questo casino..ma hai perso un'occasione d'oro di essere felice, di essere amato, di avere una relazione e di poter crescere nella reciprocità dell'amore.. Io sarei più che pronta e disponibile a perdonarti, a dimostrarti che ho capito cosa hai passato e che MAI ho fatto o detto qualcosa nel mio unico e solo interesse, che fosse tempestarti di messaggi o provare a parlarti per telefono o persino arrabbiarmi e tentare di scuoterti spingendo sul tuo amor proprio e orgoglio personale, oppure supplicarti di darmi almeno modo di parlarti di tutto questo di persona o tramite i tuoi amici. Se tu fossi pronto e disponibile a parlarne, a trovare una forma di conciliazione che sia un superamento di questa "teoria del mentire a te stesso" e un approdo a qualcosa di più reale, credo che ne verrebbe tanto di buono anche per te Massimo. Non siamo più due ragazzini superficiali e con tutta la vita davanti, dal punto di vista sentimentale certe ferite non rimarginate e "sviste" di queste proporzioni pesano e rischiano di condizionare gli ultimi anni che abbiamo per costruire qualcosa di importante e solido con qualcuno e godercelo. Non ti sto chiedendo di tornare insieme o garanzie di questo sviluppo, ti proporrei solo di trovare un senso insieme a quello che ci è successo e che non siamo stati in grado di affrontare insieme quando avremmo dovuto, cioè allora. Ammettendo che abbiamo sbagliato in momenti e modi diversi (ma almeno diciamoci quali e chiediamoci scusa e perdoniamoci guardandoci in faccia senza rancore! perchè sono sicura che il rancore c'è solo alla distanza e sparirebbe di persona), gestito male la tensione, l'imprevisto, tutta questa cosa..chiediamoci scusa reciprocamente e magari abbracciamoci piangendo insieme su quello che è successo, sul meglio che siamo riusciti a fare allora (un gran pasticcio) e sulle ceneri del nostro rapporto dalle quali probabilmente non potrebb rinascere una relazione di coppia ma che forse potrebbero restituirci qualcosa di noi che ora abbiamo perduto e che ci fa stare male, più o meno profondamente e più o meno consapevolmente. Riprendiamoci qualcosa di quello che è bruciato: c'era tutto di me e sono sicura che anche tu ti eri messo in gioco al 100% altrimenti non sarebbe stato così dirompente e straziante il tutto.."
Invece i presupposti per questo incontro a metà strada, in una prospettiva che non rovesci i fatti e non stravolga il significato del prima per spiegare il dopo, non ci sono. Il passo dovresti farlo tu, per dimostrarmi che sia di nuovo possibile comunicare nella stessa lingua, quella della realtà. Ma non lo farai. Così questa lettera la scrivo qui per me stessa, invece che a te, che non hai dato segni di un analogo percorso di elaborazione e ritorno su ciò che è accaduto. E del minimo di maturità e di rispetto che si deve a una persona con la quale si è avuto un rapporto che si è scelto liberamente e che è tanto squallido terminare via sms dicendo "non potevo continuare a mentire a me stesso". Se mai la leggerai, vorrà dire che sei venuto a cercarmi, almeno qui. Ma non farai nemmeno questo. Dopo aver puntato troppo in alto ed esserti fatto passare con me e con i miei amici per il tipo d'uomo che non eri, non sei mai stato e non sei, sei ricaduto pesantemente nella tua realtà, fatta di pensierini banali e spiegazioni superficiali, di abitudini immutabili, di cibi fissi e rigidità varie, di donnine alla tua portata.. io ti ho creduto, naturalmente pensandoti in buona fede quanto lo ero io, ti ho ascoltato e sopravvalutato, ti ho voluto bene. E ho sprecato molto tempo. Tutto qui. |
Post n°52 pubblicato il 15 Febbraio 2013 da give_it_to_me
Secondo la tradizione San Faustino dava opportunità alle giovani fanciulle di incontrare il loro futuro “moroso”. Una leggenda racconta che Faustino fosse il figlio di una famiglia molto ricca di origine pagana, motivo per il quale divenne immediatamente cavaliere. Affascinato dalla religione cristiana si fece battezzare e decise di predicare la parola del signore in tutta la zona che comprendeva Brescia e i paesi circostanti. Questo giorno è diventato la festa dei singles perché il nome Faustino ha origini latine propiziatorie; non a caso, quindi, i “non accoppiati” che aspettano questa festa sperano nella fortuna di trovare l’anima gemella. Magari dopo essere riusciti, come Faustino, a scamparla in tante circostanze relazionali pericolose e occasioni in cui avrebbero potuto accoppiarsi con la persona sbagliata..e sarebbe giusto l'ora anche per me di qualche evento lieto e "fausto"..con prospettive positive |
Biagio, vissuto nel IV secolo, era un medico di origine armena. Divenne vescovo della città di Sebaste dove operò numerosi miracoli. Arrestato dal preside Agricolao durante la persecuzione ordinata da Licinio, fu imprigionato, lungamente picchiato e sospeso ad un legno, dove con pettini di ferro gli fu scorticata la pelle e quindi lacerate le carni. Dopo un nuovo periodo di prigionia, fu gettato in un lago, dal quale uscì salvo, quindi per ordine dello stesso giudice, subì il martirio decapitato insieme con due fanciulli e dopo l'uccisione di sette donne arrestate perché raccoglievano le gocce di sangue che scorrevano dal corpo dello stesso martire, durante il suo supplizio. E’ stato innalzato alla dignità di santo ed è invocato contro i mali di gola, perché durante la sua prigionia, guarì miracolosamente un ragazzo che aveva una lisca di pesce conficcata nella trachea. Nella giornata a lui dedicata ancora oggi nelle chiese viene benedetta la gola con due candele incrociate. Per tradizione veniva conservata una parte del dolce consumato a Natale (in passato si trattava della torta margherita o della torta paradiso, poi lentamente sostituite dal panettone), per mangiarne un pezzetto, a digiuno, la mattina del giorno di S. Biagio..si dice allontani i rischi di mal di gola e sintomi influenzali così frequenti e "di stagione" in questo periodo.. |
Post n°50 pubblicato il 22 Gennaio 2013 da give_it_to_me
Tratto dal libro:VASCO ROSSI - DIARIO DI BORDO:
"Le persone sono come le vetrate. Elisabeth Kubler Ross
Tiziana Monari, Il rossetto sbagliato
Ode alla vita Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, Muore lentamente chi evita una passione, Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, Evitiamo la morte a piccole dosi, Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento Martha Medeiros
"Si, è vero, io stesso sono vittima di sogni svaniti, di speranze rovinate, ma nonostante tutto oggi voglio concludere dicendo che io ho ancora dei sogni, perchè so che nella vita non bisogna mai cedere. Se perdete la speranza, in un modo o nell'altro, perderete quella vitalità che rende degna la vita, perderete quel coraggio di essere voi stessi, quella qualità che vi fa continuare nonostante tutto. Ecco perchè io ho ancora un sogno..." (Martin Luther King) |
Gironzolando sul web ho trovato qualche citazione e qualche pensiero che mi ha colpito, sulla relazione. E dunque, dopo tanti post su questo argomento scritti con parole mie e che riguardavano direttamente le mie relazioni e le mie esperienze anche recenti in questo senso, lascio volentieri la parola a qualche altra voce, la cui mente è capace di pensieri profondi e semplici.
Per vivere la nostra unicità in modo sereno – non colpevole e non arrogante – dobbiamo aver accettato di essere ‘separati’, non per cattiveria (nostra o altrui), ma perché questa è la prima grande vocazione di ogni umano:essere sé stesso. Non esprimersi per paura che la propria diversità non vengaaccettata (e ci si trovi dunque di fronte alla squalifica o al rifiuto) significa tradire sé stessi. Solo chi vive con serenità il fatto di essereunico, inevitabilmente diverso dagli altri, può diventare il ‘poeta’ della propria esistenza, ovvero può affrontarla con coraggio e apertura creativa,pronto al rischio e alla bellezza di un incontro non confusivo e di unadistanza non umiliante o vendicativa. La ricerca ossessiva del consenso impoverisce noi e il mondo nel quale siamo inseriti.
Di nessun sentimento o sensazione devi vergognarti: seiresponsabile solo di ciò che ne farai. E se qualcosa che senti dentro ti dàfastidio, cerca piuttosto di capire cosa vuole dirti. Riascoltati dopo qualsiasi esperienza significativa, per vedere cosa hai appreso sulla vita e su te stesso, al di là del successo e del fallimento. Non avere paura di farti aiutare, accompagnare: davanti adun altro prendiamo coscienza di parti di noi altrimenti nascoste e insondabili.Rinuncia a controllare la vita: la primavera fiorisce, anche se sei seduto el’aspetti. Non spingere il fiume: scorre da solo. E non pretendere di fermarlo:saresti travolto. Lascia che ognuno sia se stesso, così l’incontrerai nellaverità. Di’ quello che devi dire: il non-detto si trasforma sempre in una chiusura o in un mostro. Non pretendere di indovinare i pensieri e le motivazioni dell’altro e non presumere di essere trasparente. Vivi le tue relazioni sapendo che l’altro è come tu lo hai cercato. Ringrazialo se ti delude: ti offre la possibilità di imboccare la strada migliore per ritrovarete stesso. Non affannarti a cercare la persona giusta: è un gioco che dura poco; prova ad essere tu la persona giusta. […] Se hai il gusto della bellezza e dell’eleganza nel rapporto con gli altri, conoscerai il calore che è la perla di ogni bellezza.
La fatica è essere nella relazione, perché nella relazione l’altro incontra anche se stesso. Dietro una “spinta distruttiva” c’è un corpoche non riesce ad incontrare l’altro. Quando l'individuo impazzisce dentro una relazione è nella relazione che si trova il senso del suo impazzire.
Credere nella relazione significa fidarsi del corpo. Una persona impara a “cadere” nell’amore se ha imparato a lasciarsi andare nel corpo dei genitori.
Chi, dopo un incontro con l’altro, sente emergere il bisogno della pausa, rivela che il contatto è avvenuto, che le anime si sonoincontrate. Dentro la pausa che segue l’incontro con l’altro è nascosto il segreto della difficile, misteriosa armonia tra il darsi e il riprendersi, l’appartenere e l’essere unici. Dentro la pausa è nascosto il segreto della difficile,misteriosa armonia tra il darsi e il riprendersi, l’appartenere e l’essere unici. […] Solo se dimoriamo (etimologicamente: stare con calma,indugiare) nella relazione, impariamo il tempo dell’intimità e dell’ascolto,dello stupore e della contemplazione, impariamo a lasciare che le cose accadano, a “lasciarci fare”. […] Ogni momento, se ascoltato, esprime la sua musica nel ritmo inesauribile della soggettività e della relazione, dell’incontro e dellapausa. Vivere il momento presente come portatore di Kairòs (tempo dellagrazia, in cui accade che le anime si incontrano) è dono concesso solo a chi è disposto a consegnarsi al tempo e alla relazione. |
Post n°48 pubblicato il 16 Gennaio 2013 da give_it_to_me
Che poi, a giudicare dalle citazioni che ho trovato e dalla varietà di fonti, sembra tutto sommato che io non sia l'unica a intenderla così! il che mi rincuora..
1) Luci
Ci innamoriamo quando siamo pronti a mutare, quando siamo pronti a lasciare una esperienza già fatta ed usurata, e abbiamo lo slancio vitale per compiere una nuova esplorazione, per cambiare vita.
L'innamoramento ci fa amare l'altro per ciò che egli è. […] Quando ci innamoriamo è come se aprissimo gli occhi. Vediamo un mondo meraviglioso e la persona amata ci appare come un prodigio nell'essere.
L'innamoramento avviene quando incontriamo qualcuno che ci aiuta a crescere , a realizzare nuove possibilità
Quando ci innamoriamo […] improvvisamente il mondo è pieno di nuove possibilità.
L'amore scardina le regole, in primo luogo quelle apprese dalla famiglia di origine, il modo in cui si pensa e si sente. La persona amata è diversa da me, mi mette in discussione e allarga l'orizzonte della mia vita. […] L'amore ci dà coraggio, ci permette di agire liberamente e di avventurarci nell'ignoto
Il vero amore per se stessi non può essere distinto dall'amore per l'altro. Non esiste distanza tra l'uno e l'altro. Nel toccare l'altro mi commuovo, nella vicinanza con l'altro sono vicino a me stesso.
2) Ombre
"L'innamoramento è cieco, mentre l'amore è vigile. L'amore accetta e desidera l'altro così com'è. Questo è qualcosa che tocca nel profondo e consente all'amore di crescere" (I due volti dell'amore, Hellinger, B., Beaumont, H., Weber, G., ed. Crisalide, p. 106)
"Quando una coppia inizia a vivere una relazione, ciascuno porta allo stare insieme la propria individualità, che nell'unione si perde. […] Perché il rapporto continui ad essere stimolante per entrambi, essi dovranno continuamente rinverdire il proprio essere uomo e donna."
[…] La convinzione che tutte le nostre esigenze emotive possano essere soddisfatte da un altro singolo individuo è invariabilmente seguita dalla delusione […] la ragione per cui il legame si guasta.
L'amore è accettazione incondizionata. […] accettare incondizionatamente se stessi e l'altra persona. Ecco davanti a voi un'altra persona imperfetta da amare: è questo il messaggio di ogni relazione.
3) Crescita
Ogni rapporto ci sfida a crescere, a espandere la consapevolezza di noi stessi e degli altri, ad approfondire la nostra connessione con la vita e gli altri essere umani e ad evolvere finché possiamo esprimere nella nostra vita la forma più pura nel nostro essere d'essenza. Raccogliere questa sfida […] ci condurrà nei regni dello spirito e della psiche […].
I doni della relazione sono tanti: certamente uno dei più grandi è la possibilità di prendere coscienza, per poi separarsene, degli schemi emotivi, mentali e di comportamento che ci hanno accompagnato per tutta la vita. Questa separazione porta con sé una stupefacente sensazione di libertà. (Tu & Io, Hal e Sidra Stone, Compagnia degli araldi, p.119)
Quando ci affidiamo al processo della relazione, ci imbarchiamo in un viaggio verso terre sconosciute. In questo viaggio, impariamo molto su di noi stessi, sul modo in cui ci relazioniamo agli altri, su come progredire al meglio del nostro processo personale. Impariamo chi siamo e come comportarci responsabilmente sia verso noi stessi […] sia verso gli altri. Impariamo ad "essere" veramente con noi stessi e con un altro essere umano.
Nessuno può sfuggire al divino stravolgimento dell'amore […]. Perché l'amore è la nostra essenza, l'amore è quello che noi siamo.
Come il respiro, come il muoversi delle maree e delle stagioni, anche le nostre relazioni cambiano e si trasformano. Proprio come inspiriamo ed espiriamo, le nostre relazioni intime hanno un'energia in entrata e un'energia in uscita: l'essenza stessa di ogni rapporto è il movimento.
Il significato di crescere in amore è un apprendimento, un cambiamento, una maturità. Crescere in amore, in definitiva, ti aiuta a diventare un adulto. E due persone adulte non litigano, cercano di capire, cercano di risolvere ogni problema. |
CON OGGI DICO BASTA E NON TI PENSO PIU', NON TI ASPETTO PIU', NON TI CONSIDERO PIU', NON MI PREOCCUPO PIU' PER TE. Ho constatato in questi mesi la totale assenza da parte tua di dispiacere e di rimorso per avermi ferita: nemmeno un accenno di ripensamento sulla rigidità egoista delle tue scelte e un gesto di sincera preoccupazione per come posso stare io dopo che tu mi hai trattata così e ANZI ho osservato il tono sempre di parte e opportunista delle poche parole che hai detto/scritto in questo periodo (per me di agonia a seguito del tuo black out), incurante del fatto di prolungare con esse un senso di sospensione e di attesa in me, attesa del tuo ritorno ad un equilibrio tra il tuo bisogno di buttarmi addosso qualsiasi cosa e la capacità di considerare anche il mio punto di vista..trovo sia veramente egoista da parte tua che tu rimandi, anche dopo una congrua pausa (per me difficile da sostenere ma rispettosa dei tuoi tempi), ma sostanzialmente rifiuti di fare anche tu qualcosa per me, un gesto che rispetti anche i miei bisogni. Per quanto sia difficile per te parlarmi guardandomi in faccia e confrontarti con la realtà di quello che hai fatto a noi due e a me come donna e come persona, non è giusto che tu dia per scontato di non essere tenuto a farlo accollando solo a me il peso dei modi, dei tempi e delle conseguenze della tua decisione di sconfessare gesti e parole prima così convincenti rispetti a un sentimento. Preso atto di tutti questi elementi, per me davvero pesantissimi e importanti nella valutazione di una persona, posso solo dire che non so più nemmeno se tu sia mai esistito per come ti ho conosciuto o per come ho sempre creduto che fossi. L'uomo che credevo che fossi non esiste. Tu non sei così, non lo sei oggi, sempre che lo fossi allora, quando ti mostravi tale. Di quell'uomo che sembrava sensibile, dolce, intelligente, affettuoso, maturo, solido, equo, pratico, che pensava e voleva le stesse cose che valevano davvero anche per me e che credevo in grado di mettersi nei panni degli altri, di comunicare e confrontarsi, di crescere e di costruire nel dialogo, come diceva di essere, affrontando i problemi e le situazioni per risolverli in modo adulto, sono io adesso che non vedo più nulla, nessuna traccia di quel Massimo. Rimane invece una brutta copia banale e testarda, orgogliosa, un insensibile chiuso e ripiegato su se stesso, tutto preso da problemi suoi e indifferente a quelli che ha creato alla sua (ex)compagna, incapace di confrontarsi non solo con la realtà ma anche con gli altri, incapace di ammettere di aver agito impulsivamente e di ritornare sui suoi passi, almeno per il tempo necessario a chiarirsi serenamente come due adulti, a confrontarsi davvero come una coppia e capire insieme cosa sia successo e questo indipendentemente dal fatto di dover poi necessariamente arrivare alla stessa conclusione. Può essere infatti che poi si rimanga ognuno della propria opinione, oppure anche che cambino entrambe..ma è infantile e codardo rifiutare il confronto per evitare anche solo la possibilità di dover arrivare ad ammettere che potrebbe essere accaduto qualcosa che non c'entrava con me e che non dipendeva affatto da me e dal nostro rapporto che potrebbe averti eventualmente indotto in errore, a credere che lasciarmi fosse la soluzione di tutti i tuoi mali e a prendere una falsa pista. A fronte del bene che per pochi mesi ci siamo liberamente scambiati, mi hai rovesciato addosso gratuitamente e senza motivo tanto più male scegliendo di abbandonarmi con modi e tempi al livello di uno qualsiasi dei tuoi simili, dai quali ti dicevi e ti credi invece tanto diverso, migliore, più maturo. Trasformandoti così nell'esatto opposto di come ti sei presentato. Come dice mia sorella, hai tirato su un muro così alto e spesso tra noi che non puoi sentire come io continui a tentare di parlare con te e non puoi vedere il bene che ho continuato a dimostrarti ed esprimerti rimanendo aperta ad una comunicazione che ad oggi non meriti e che comunque non può avvenire finchè non lo abbatti. Anche i miei amici, quelli che per certi loro aspetti o limiti tu criticavi quando volevi vendermi la tua "superiorità" e "perfezione", gli stessi che sono rimasti male quanto me del tuo voltafaccia imprevedibile e dei tuoi modi di farlo così poco attenti alla persona (me) verso la quale mesi fa mostravi anche di fronte a loro tante premure, sono convinti che tu abbia in fondo deliberatamente "scelto" (anche solo per l'orgoglio di non ammettere di aver sbagliato a lasciarmi) la vita che fai ora. Scelto di non stare bene con me quando potevi continuare a farlo, di non essere felice con me quando hai provato per mesi che lo eri e potevi continuare ad esserlo, di non abbracciare me e la vita che avremmo potuto fare insieme e anche in compagnia dei nostri amici e che lo hai fatto a ragion veduta, secondo parametri di valutazione che evidentemente hai taciuto di avere e che ti hanno portato a preferire quello che evidentemente stai vivendo ora, in laconica solitudine sentimentale e con minori richieste di cambiamento e di complessità da gestire. Che ciò sia in contraddizione con quello che dicevi di essere e di volere ha poca importanza, tanti dicono cose che non li descrivono minimamente e si presentano meglio o diversamente da come sono. Se da quando hai fatto la tua scelta le cose stanno andando solo peggio o comunque non meglio come invece ti aspettavi (quando ti dicevi e convincevi che fossi io la ragione dei tuoi malesseri e problemi), avresti dovuto già renderrti conto che la tua "soluzione" era in realtà una scelta sbagliata perchè non ha dato i buoni risultati attesi e non ha risolto nulla. Avresti dovuto già realizzare che quindi non ero io "il problema", se eliminarmi dalla tua vita non ha risolto nulla, anzi ha peggiorato la qualità della tua vita. Hai tolto alle tue giornate un fattore di positività e piacevolezza e di crescita e lasciato intatti i tuoi problemi, che si sono anche aggravati o moltiplicati. E' semplice come fare 1+1..ma l'orgoglio ti impedisce di fare la somma e il ragionamento che i fatti suggeriscono. Se non avessi la testimonianza dei miei amici che erano con noi e le foto fatte insieme nei tanti luoghi dove siamo stati insieme, a dimostrare che eri lì con me, raggiante e felice e poi sempre più vitale, radioso, trasfigurato dall'amore e dalla vitalità intensa di quello che stavamo vivendo al punto da essere persino più bello di quando ti ho incontrato la prima volta, come ero più bella e raggiante anche io, probabilmente sarei già al manicomio da un pezzo con i miei soli ricordi della nostra storia. Almeno questo triste epilogo mi è risparmiato, perdere il senno e il senso delle cose..perchè fortunatamente dipende anche da me e non da te, che sai soltanto pensare a te stesso. Fortunatamente ho trovato per conto mio un senso a tutti i pasticci che hai combinato con le nostre vite e nel provare a coinvolgere anche la mia in qualcosa che poi non eri e non sei in grado di sostenere. Non è un senso condiviso con te, purtroppo, ma è fin troppo chiaro che sei tu che ti sei negato e hai negato a me anche questa condivisione. Nemmeno sei in grado di sostenere, ad un livello accettabile di sensibilità e maturità, una comunicazione che dia valore all'interlocutore come persona e al bene che dicevi di provare per lei. Fortunatamente per me ho intorno i miei amici che, a differenza di te che hai saputo esprimerlo solo a parole e a breve scadenza, mi cercano e sono presenti nella mia vita quando li cerco e mi dimostrano nei fatti il bene che mi vogliono e le loro qualità, magari meno eccelse e superlative di quelle che altri sbandierano sul biglietto da visita e nei loro discorsi ma senz'altro più costanti, affidabili e dunque consistenti e reali di quelle che poi, quando ne hai bisogno o si presentano le prime difficoltà, svaniscono insieme ai loro portatori come "bolle di sapone" (ti dice niente la metafora?). Amici che, contrariamente ai tuoi, per il mio bene sanno anche darmi torto e costringermi a "vedere" quello che non riesco a vedere da sola, avendo a cuore la mia felicità e ciò che sarà di me, invece di darmi ragione come hanno fatto i tuoi con te, prendendo atto per quieto vivere e per sostanziale disinteresse delle sue conseguenze di una tua scelta, assurda e infondata rispetto alle premesse che per mesi hai offerto anche a loro e che avrebbe come minimo dovuto preoccuparli. C'erano tutti i presupposti fra noi, nei sentimenti e nelle intenzioni espresse a parole, per costruire e crescere insieme..ma al momento dei fatti si è visto chi c'era davvero e chi ci faceva.. "puff!" tutto svanito. Erano solo parole per te. |
Post n°46 pubblicato il 02 Dicembre 2012 da give_it_to_me
C'è un tale livello di tragicità, caro Massimo, nel fatto che tu abbia amputato e abortito la nostra relazione appena nata, che anche tornare a vivere, a frequentare e conoscere persone come sto facendo non mi aiuta a dimenticare, non volendo io per nessun motivo cancellare il mio ricordo di te e i nostri meravigliosi ricordi insieme, non volendo travisarli o distorcerli e nemmeno trasformare l'idea di te in qualcosa di negativo e ripugnante solo per rendermi più facile rinunciarci. Il che non mi aiuta a sentirmi meno oppressa dal senso tragico di questi avvenimenti che ci hanno travolti e spazzati via. E' tragico che tu abbia sacrificato il nostro amore appena concepito e soffocato l'allegria, dimenticato la tenerezza, interpretato negativamente a posteriori la dedizione e la premura che avevamo l'uno per l'altra e che si è espressa da parte mia anche dopo la tua decisione, ripudiato e negato la sintonia data da una comune ricerca, fatta separatamente negli anni passati prima di incontrarci e che aveva finalmente trovato nel presente una vera possibilità di un futuro insieme..è tragico che tu abbia svilito la gioia data dalla comune esperienza di quel "finalmente!" e cancellato dalla tua mente la positiva consapevolezza di avere iniziato con me un rapporto "diverso" da tutti i nostri precedenti, che ci chiedeva di essere vissuto diversamente dagli altri rapporti del passato e di essere anche noi un po' diversi da come eravamo abituati a pensarci e a comportarci fino a quel momento perchè era un'opportunità "diversa", di una relazione vera, di un livello superiore e dunque una sfida a tanti schemi e al sistema singolo che ognuno di noi è. Per te essere diverso e uscire da uno schema e da una tradizione di rapporti (anche con te stesso) era purtroppo impossibile, almeno per ora e in questo momento della tua vita...e il tuo voltafaccia mi ha ovviamente ferita per il modo in cui si è compiuto, senza attenzione a come mi veniva comunicato e senza che una parte di me riuscisse a percepire la consueta attenzione e premura da parte tua per i miei sentimenti. Se vi fosse stato dentro di te il tempo di un pensiero alle conseguenze devastanti che poteva avere su di me la tua fuga, se per te fosse stato non solo un valore ma anche un'abitudine rallentare un po' il processo e contemplare anche un mio coinvolgimento nella decisione, sono certa che lo avresti fatto spontaneamente e ti saresti comportato molto diversamente da come hai fatto..ma così non è andata perchè una consuetudine in questo senso da parte tua non c'è. Una parte di me sa che, anche se a livello di pura intenzione (perchè poi, nella realtà, non è così che potevi ottenere il tuo scopo e infatti l'effetto è stato concretamente l'opposto) ti dici di aver fatto tutto quello che potevi, anche con la speranza e il desiderio di preservare me (e i miei sentimenti e il mio diritto ad essere amata) dal tuo "non amore" (anche per te stesso) e dalla tua incapacità di esserci ancora per me, cosa che sarebbe stata possibile solo affrontando i fantasmi e le paure che ti hanno mandato in tilt. Ma di quali paure stiamo parlando? ACCETTARE E SOSTENERE LA DIPENDENZA RECIPROCA è normale in una relazione tra due persone che si vogliono bene e che scelgono di costruire qualcosa di serio e importante per farlo durare e crescere nel tempo, dunque sembrerebbe anomalo che tu abbia intrapreso la strada di una relazione importante senza conoscere i fantasmi che su quella strada si incontrano e bisogna saper sfidare. Eppure io non credo che sia per superficialità che tu non li hai sfidati e sconfitti quei fantasmi..o almeno non solo. Certo, molte persone cadono di fronte alle paure che una relazione vera scatena dentro di loro, ma per te era quanto mai impossibile, perchè l'idea di dipendenza e indipendenza sono come concetti troppo collegate ad altre cose che ti sono capitate di recente. E dunque è per quei recenti collegamenti che hai particolarmente paura di affrontarle e di soffrire affrontandole. Perciò, per non soffrire, hai fatto inconsciamente, senza coscienza, senza rendertene conto, l'unica cosa che sapevi e che potevi fare. Fuggire, mettere distanza tra te e il problema. Questo spiega il modo precipitoso e senza pensiero che ti ha portato alla decisione. Questo altissimo livello di paura della sofferenza, forse, spiega come mai non è scattato dentro di te nè un automatismo diverso nè un pensiero diverso nemmeno "dopo" la decisione e cioè quando, a fronte della mia reazione e dei suoi tempi, hai avuto diverse settimane per prendere in considerazione che potevo essere anche io una risorsa, nel proporti altri modi (soprattutto ripensarci insieme) di affrontare e risolvere il problema.. se non hai fatto nei miei confronti una serie di cose (dialogare con me, metterti in discussione insieme a me, chiedere aiuto a me e coinvolgermi anche solo per capire cosa stava succedendo, ascoltare il punto di vista della tua compagna e prendere in considerazione le sue ipotesi di soluzione, ecc.) potrebbe essere perchè non sei in grado di fare queste normali operazioni della vita di relazione, perchè probabilmente non le hai mai fatte in vita tua all'interno di una tua qualsiasi coppia, anche solo rispetto a relazioni di amicizia. Potrebbe..ma io non credo che sia perchè non ne sei capace..credo piuttosto che la fuga e il fatto di essere in preda al panico abbiano giocato contro di te e contro la possibilità di pensare e di scegliere con la testa e con i tuoi valori, nella calma.. Hai "scelto" invece di non percorrere la strada della condivisione, della riflessione comune e dell'unione delle forze perchè, consigliato dalla paura, ti immaginavi il peggio cioè che quella strada transitasse necessariamente per il punto critico, il problema che non ti senti pronto ad affrontare e che ti spaventava perciò molto di più del percorrere una via solitaria, autarchica. Strada della solitudine che solo a quel punto diventava desiderabile imboccare anche se esigeva di pagare un prezzo altissimo perchè sacrificava me e te, i nostri sentimenti, i desideri e i progetti che non abbiamo mai smesso di fare, nemmeno il giorno stesso e poco prima della tua fuga..ma si può parlare di scelta, quando questa avviene senza coscienza, senza pensiero, precipitosamente e in preda alla paura o in assenza di alternative note e considerate praticabili, per giunta ricostruite a posteriori rispetto a un malessere senza volto, senza motivo? E la tragicità sta proprio nel fatto che, dal tuo punto di vista, non potevi fare niente di diverso, niente di più, niente di meno, niente di meglio, niente di peggio. Hai incontrato un problema imprevisto (a Londra) e io ho visto anche grazie alle tue confidenze quale fosse ma l'ho capito troppo tardi, ti ha mandato in tilt (per 3 settimane) e io ho visto e sentito quanto perchè ero lì con te, ha inceppato il tranquillo funzionamento di un sistema semplice e lineare e molto protetto, che non prevede virus o malfunzionamenti ma solo il reset, nuove versioni installate da zero. Linux funziona così, giusto? E io che posso fare sapendo quanto ti piace Linux e l'informatica tutta? Dolorosamente rispetto che tu non potessi fare altro che formattare il disco fisso del tuo sistema operativo inceppato, perchè rispetto e accetto tutto di te, via via che ti conosco, proprio per l'immenso bene che ti volevo, ti voglio e ti vorrò sempre per come sei..il mio modo di volere bene non mira a cambiarti e men che meno a farti soffrire o ad accelerare i tempi di un confronto con qualcosa che non sei pronto ad incontrare o a farti guardare qualcosa se tu non vuoi e se non ce la fai..il mio bene ti avrebbe soltanto accompagnato e strenuamente sostenuto, se solo lo avessi scelto liberamente e accettato la sfida del confronto e del cambiamento o me lo avessi chiesto come una tua esigenza (una normale richiesta di aiuto fatta alla tua compagna). E quello stesso bene continua anche ora ad augurarti e desiderare per te solo il meglio, il tuo bene. In assenza di risorse antivirus del sistema, anche ipotizzando abitudini tue ad affrontare problemi simili (magari affrontandoli come coppia, facendo conto sulla forza del legame e trovando insieme alla tua compagna soluzioni creative e ogni volta "diverse", oppure in tanti altri modi che pure esistono ma per te erano inconcepibili e nemmeno presenti nella tua mente quando ho provato a parlartene), l'unica sciagurata opzione di fronte ad un "pericolo" per il sistema era ed è stata il comando "format", "delete all". Straziante soluzione finale, definitiva, che in pochi giorni ha cancellato insieme al problema anche il ricordo di quello che era il vero problema e poi, a ruota, i tuoi sentimenti, le emozioni che provavi per me, il desiderio, l'affetto e l'attaccamento che fino al giorno prima ti facevano piangere e soffrire e ribellare anche solo all'idea di utilizzare quel comando e azzerare tutto, non vedermi più, non parlarmi più, non pensarmi più.. E nemmeno potevi conservare di me l'idea che avevi prima: persino quella hai formattato ed è comprensibile che sia stato "necessario" lì per lì proiettarmi addosso l'immagine della cattiva, persecutrice o che altro, altrimenti ti avrebbe costretto e forse ti costringerebbe ancora oggi a soffrire (come me) di nostalgia e di ricordi e a ripensamenti incompatibili con la soluzione finale. E Linux non ammette incompatibilità, un sistema sicuro è protetto finchè si rende inattaccabile dai virus, anche quelli del dubbio, i "forse aveva ragione?" o i "chissà cosa avrà avuto da dire per insistere in un modo così accorato per parlarmi di persona e farsi ascoltare"..soprattutto quando la tua visione delle cose e la tua sensibilità, perchè tu sei un uomo estremamente sensibile, ti dicono che devi avere paura di quello che ti direi e che l'alternativa di non ascoltarmi è più sicura, protegge da una sofferenza che io per prima non so se saprei contenere e sentire..senz'altro non da sola. E dunque io ti capisco, so che in te come persona non avevi ipotesi alternative disponibili, sei stato te stesso e ti sei espresso e comportato coerentemente al tuo sistema mentale chiuso e alle tue risorse come individuo singolo, per proteggerti. Come nelle tragedie greche: la Sfinge predice a un re che sua moglie darà alla luce colui che lo ucciderà e che un giorno lei, vedova, sposerà questo suo figlio. E per quanto il re provi, DA SOLO E SENZA CONFRONTARSI O DIRE NIENTE A NESSUNO, a proteggersi e a scongiurare il dramma che gli è stato vaticinato e allontani il bambino appena nato e lo faccia crescere ignaro della sua identità e lontano, i due un giorno si incontreranno comunque, senza sapere di essere padre e figlio. Nasce un diverbio banale, e il giovane Edipo ucciderà il vecchio re e ne sposerà la vedova, senza sapere che è sua madre. La tragedia accade, senza colpa e senza coscienza..è questo il senso del tragico. Accade comunque, perchè incontriamo sempre quello che dobbiamo incontrare e capire. E più facilmente accade quando si è soli, chiusi all'Altro e al dialogi, alle sinergie (l'unione fa la forza), alle possibili soluzioni che sono sempre aperture e mai fughe. E' tragico anche il fatto che io non potessi che reagire come ho fatto, incredula per la tua decisione che ribaltava parole e gesti e promesse di mesi; è tragico che non potessi che soffrire come ho sofferto per la tua mancanza che sapevo mi avrebbe trovata senza una spiegazione plausibile da parte tua, accecato dal problema, deprivato dalla formattazione progressiva di tutti i dati e in fuga da me che ero diventata per te e ai tuoi occhi l'origine/causa/specchio del problema, con la fatica però di doverne trovare comunque una, una spiegazione che mi desse almeno un po' di conforto e trovasse un barlume di senso in qualcosa che per me, per il mio sistema aperto a tutte le possibili risorse per risolvere una situazione e salvare una relazione importante e finalmente diversa, non ne ha; è tragico che io non potessi far altro che almeno tentare, come potevo, di acciuffarti prima che che ti tuffassi a capofitto nell'abisso che ci avrebbe separati. Perchè ho tentato almeno di confrontarmi con te, di farmi ascoltare, di superare l'ostacolo o di chiuderla insieme questa cosa? perchè credo nella coppia ma ancora di più nella relazione che nella coppia trova la sua massima e più complessa espressione (più delicata e difficile della relazione che c'è nelle amicizie, anche se quelle con gli amici possono sembrare più durature e importanti proprio perchè sono più facili da costruire e meno impegnative perchè non toccano lo stesso livello profondo di intimità e consentono sempre un margine di distanza, di indifferenza, di libertà e quindi di fuga per non affrontare certi nodi): la coppia, la relazione autentica, è l'unica forza che il singolo ha contro le tragedie e le avversità della vita oltre a quella che può trovare in se stesso e che a volte non basta.. ..in me, nel mio sistema mentale e nel mio pannello di risorse, esistono come opzioni per risolvere i problemi anche le risorse della coppia e della relazione, quel surplus creativo e quel valore aggiunto tutto da scoprire che è dato non tanto e non soltanto dalla somma delle due persone ma anche da quel qualcosa in più che due persone che si vogliono bene possono essere insieme, una forza della natura se vogliono, se scelgono di crederci, se ce la fanno a costruire una fiducia reciproca e nel loro amore. Ed è tragico che tutto questo tesoro positivo, quello che sono, che potevo essere per te e dirti o farti notare per esserti vicina e di appoggio in un momento critico e delicato (perchè a differenza dei tuoi amici ero presente e molto vicina a te e ho visto e sentito dentro di me tante cose di te e di noi), fosse inutile e non sia servito; è tragico. Noi non ce l'abbiamo fatta a costruire quella forza comune, non ne abbiamo avuto il tempo e forse, per come tu sei, non avremmo mai potuto perchè aprirsi a una relazione vera, profonda, per te ad oggi significa rendere il tuo sistema vulnerabile a CERTE VERITA' PERICOLOSE e poco sicuro e non invece renderlo veramente open source come potrebbe essere e come una parte di te sicuramente desidera per il futuro, aperto anche alle risorse dell'altro e alle modifiche e alle migliorie che renderebbero più forte anche te nella relazione. Ancora più tragico infatti è che tu abbia abortito la nostra relazione e la nostra felicità (anche la tua) non perchè il nostro rapporto avesse dei problemi o vi fosse tra noi una difficoltà ad accettarci o volerci bene reciprocamente per andare avanti e oltre insieme, ma proprio per il motivo contrario.. ..il nostro legame era così profondo e il nostro bene così forte e si era radicato in così poco tempo che spingeva verso un futuro di cambiamenti e di intimità e di relazione così intensamente che l'unico modo per scendere dal treno in corsa e rimanere nel tuo sistema singolo, nel tuo sistema protetto e in un ambiente conosciuto, rimanere come eri sempre stato e ancorato a un porto sicuro (per quanto solitario e per quanto sistema chiuso), era tagliargli le gambe, tagliare le radici di quel legame tanto profondo, ucciderlo senza fare nessuna apertura alle eventuali risorse della tua compagna, innamorata di te e talmente legata a te da rimanere al tuo fianco e a tua disposizione anche ferita, anche respinta, anche se giudicata sacrificabile per la preservazione del tuo sistema chiuso. Un gesto tragico, senza colpa, senza coscienza di uccidere, fatto per assenza di ipotesi e opzioni alternative e di risorse in te e nel tuo sistema, troppo lineare e chiuso per poterle avere presenti o considerarle percorribili senza rischiare l'impatto devastante con qualcosa che non ti sentivi pronto e abbastanza forte per affrontare, nemmeno con me accanto. Anche se a contare su di me al tuo fianco non ci hai nemmeno pensato vero? anzi non è esatto..spontaneamente, senza nemmeno rendertene conto perchè trascinato dalla profondità del legame con me, hai inizialmente provato a farlo, condividendo con me le ragioni profonde del tuo malessere, ma poi non ce l'hai fatta a sostenerle e hai preferito una spiegazione più universale e banale, meno basata su di te e su quello che stavi "vedendo" di te e delle tue paure e angosce profonde, che ora ti tormentano senza magari che tu nemmeno te ne renda conto e ti spieghi il perchè di come possa andare sempre peggio da quando mi hai lasciata a settembre credendo di risolvere tutto.. Hai fatto la tua scelta di fuggire, per proteggerti e per non "vedere" il problema e io la rispetto, rispetto il fatto che tu non mi abbia aperto il tuo sistema anche se credevo di farne già parte e cioè che avessimo già una relazione essendo anche tu in grado di averne una, oltre che di desiderarla..così non è, io ti auguro comunque di avere un'altra occasione di una relazione autentica e di poterne fare esperienza in futuro, anche se a malincuore credo che non sarà con me. Dico "credo che non sarà con me" perchè solo tu puoi imboccare la strada del ritorno e io non posso fare nulla per riportarti qui, da dove sei fuggito via. Solo tu puoi scegliere di recuperare la precedente versione del sistema e reinstallarla anche se dava qualche problema di inceppamento e scegliere di trafficarci intorno con me per trovare una soluzione diversa dal formattare tutto. Non muoverei mai un dito per un atto di forza nei tuoi confronti o contro il tuo sistema protetto e come hai notato ho subito smesso di farne, quando ho capito che ti sembravano tali le mie richieste di poterti parlare almeno un'ultima volta di persona oppure di tentare almeno la carta della condivisione di emozioni, pensieri e idee su quanto stava succendendo. L'avrei fatto per aiutarti a vedere che FORSE C'ERA una strada per salvare il salvabile e scongiurare l'autodistruzione e la formattazione inesorabile che tu avevi deciso per entrambi e che andava a distruggere anche una parte di me, una cosa viva che era anche mia e alla quale tenevo quanto ci tenevi tu e per la quale avevo dato tutta me stessa come avevi fatto tu..non erano forzature le mie richieste ma un atto dovuto, per me, che io facevo per noi in quanto tua compagna, tuo sostegno, tuo punto di riferimento nella buona come nella cattiva sorte, nelle difficoltà come nei momenti di spensieratezza.. Ho smesso, come vedi, di lottare per noi due ma la nostra relazione mi manca e mi manchi tu e ti penso spesso chiedendomi come stai..e soprattutto ti voglio ancora e sempre bene, un bene che non chiede nulla e semplicemente accetta di non potersi più esprimere se non così..sapessi quanto te ne voglio!! E un giorno, forse, chissà..quando avrai maturato qualche altra esperienza troppo semplice e poco profonda, quando avrai messo a fuoco ancora di più cosa conta davvero nella vita e quanto sia raro incontrare una persona che dia valore e significato a te come persona e non al ruolo vacante che puoi occupare nella sua vita, quando avrai trovato dentro di te la solidità e la serenità necessarie a metterti in discussione anche su qualsiasi cosa ti sembri più che certa e senza alternative e a reggere anche le CONSEGUENZE DELL'AMORE, oltre alla grande capacità che già hai di amare e di esprimere quell'amore fino a farlo sentire senza ombra di dubbio a chi ha la fortuna di essere amata da te..chissà se quel giorno, per qualche fortunata coincidenza astrale o per la tua determinazione, le nostre strade si incroceranno ancora..io per il momento ti ringrazio di avermi amata davvero, anche se brevemente, anche se incompiutamente e con i limiti che avevi, so che hai messo e dato tutto te stesso fino al momento in cui non sei riuscito a reggere il carico della relazione e della mia presenza, intensa e forte eppure anche tanto fragile e che volevi proteggere..
Oroscopo del 1 Dicembre 2012 per Se i tuoi sogni non si realizzano subito come vorresti, non scalpitare e aspetta. Quelli che ora sembrano miraggi impossibili fra pochi giorni diventeranno realtà. Devi avere ancora un po' di pazienza. La posta in gioco è il tuo futuro: vale la pena di fare un po' di sacrifici.
Oroscopo del 1 e 2 dicembre 2012 per Le idee che ti frullano in testa, le ispirazioni, le decisioni sono quelle giuste. Le tue proposte sono mature. Non tenerle dentro, vanno comunicate. Anche quelle sentimentali. Il settore affettivo è caratterizzato oggi da una maggiore sicurezza, entusiasmo e romanticismo: elementi utilissimi per ottenere quella serenità di fondo che ti aiuta a vivere meglio. ti aiutano ad ampliare la tua dialettica, ad allargare le tue vedute, evitando di chiuderti in vicoli a senso unico o nei tuoi schemi di vita. Lascia spazio alle alternative, a nuove filosofie. Non mancano nemmeno e-mail e sms dai toni romantici. |
Massimo..piccolino mio..tesoro mio..pancino mio.. Vorrei farti gli auguri e che ti facesse piacere riceverli. Vorrei dirti "buon compleanno" e che per te contasse ancora e sempre qualcosa, sentirtelo dire da me. Vorrei che la mia sincerità, il mio profondo affetto per te, il mio interesse per il tuo bene e la mia preoccupazione per come stai da un paio di mesi e per il triste significato dei tuoi comportamenti dell'ultimo periodo ti fossero visibili ed evidenti come riuscivi a vederli e notarli nei mesi prima della tua crisi e ti sembrassero ancora i gesti e le attenzioni di una "bona fia" alla quale, semplicemente e senza secondi fini, stai a cuore davvero. Vorrei poterteli esprimere indipendentemente dal fatto che tu li ricambiassi con altrettanta sincerità, altrettanta profondità, altrettanto affetto, altrettanto interesse per me..ma non posso, non posso non proteggere me stessa e ignorare le tue scelte nei miei confronti, quando valuto le mie scelte nei confronti tuoi. Vorrei tanto che ci fossimo risparmiati almeno la reciproca eclissi totale dalle nostre vite, almeno la completa cecità sul tipo di persone che siamo, almeno il retropensiero e la rilettura in senso negativo di quello che abbiamo vissuto, almeno il dover fare a meno persino di pensare l'uno all'altra perchè pensarci è troppo doloroso, quasi quanto lo sarebbe stato per te rimanere insieme. Per me pensarti lo è, molto doloroso, ma comunque ti penso e non "alla cieca" o riscrivendo la mia opinione di te, distruggendoti dentro di me, ma tenendo insieme per quanto possibile (e non è facile, ahimè) il meglio e poi il niente che mi hai dato di te.
Avrei voluto rimanesse un legame tra noi, anche se a volte penso che ci siamo voluti troppo bene e troppo intensamente per valutare l'opzione di essere amici. E non abbiamo fatto niente per costruire questa possibilità, perchè non ne abbiamo avuto il tempo o forse semplicemente sapevamo, credevamo, che non ce ne sarebbe mai stato bisogno. E quando è arrivato il momento, nemmeno il tempo per questo c'è stato.. Essere amici, però, mi basterebbe adesso per poterti almeno telefonare amichevolmente e dirti semplicemente almeno "auguri", senza passare (nella tua testa) per quella che non sono: una che non accetta le tue scelte, una fuori di testa, una che se la incontrassi adesso non cominceresti nemmeno, una che vuole costringerti a cambiare idea quando ritieni di aver seguito il tuo cuore e scelto per il meglio, una che pretende di mettersi sullo stesso piano dei tuoi amici che ti conoscono da anni, una che ti fa trasalire ogni volta che squilla il telefono. E invece, proprio perchè io non sono come (meschinamente e "ciecamente") ti fa comodo descrivermi adesso ma rimango così come mi hai conosciuta per mesi vissuti intensamente insieme, non riesco a non accettare una tua libera scelta (anche se non la ritengo tanto "libera" da condizionamenti che nemmeno tu sai di avere), non è nella mia natura e non riesco a costringerti a fare diversamente da quello che senti di poter fare (al meglio delle tue forze in questo momento) e preferisco rinunciare ad esserti vicina con un messaggio di auguri nel giorno del tuo 47esimo compleanno e rischiare di uscire di testa ogni giorno perchè nella testa mi rimbomba qualche frase cattiva tra le poche parole che mi hai detto (in preda a questo recente insensibile e cieco furore della tua fuga e della tua fragilità) insieme alle tante cose belle che hai vissuto e fatto per me nei mesi precedenti, piuttosto che essere io la persona che ti fa sentire dolore quando non ce la fai a sopportarlo.
So che sei convinto di non potercela fare, di non poter fare diversamente e che, in cuor tuo, ritieni anzi di aver fatto del tuo meglio per preservare me dal tuo "non amore" (per te stesso e per quello di te che non riesci ad accettare) e dalla tua fragilità, che avrebbero nel tempo travolto e logorato me e il mio amore e la mia forza anche se io sono altrettanto convinta che avrebbe potuto andare esattamente al contrario..ossia che il mio amore e la mia forza avrebbero potuto incoraggiare e contagiare te ad accettare e convivere con qualsiasi paura e fragilità.. Sono convinta che guardando quella cosa di te che non vuoi "vedere" o meglio non riesci ad accettare (cosa che forse solo io potevo notare, per la mia sensibilità ed esperienza precedente, avendo vissuto qualcosa di molto simile anche se non altrettanto devastante, ma anche perchè i tuoi amici, che ti conoscono da anni, non sono stati per mesi così vicini a te come tu hai permesso a me di esserlo e soprattutto non hanno dovuto vivere un'esperienza simile come accettare un cambiamento in sè) e che sì, fa e ti farebbe male all'inizio ma solo per un po', poi staresti per sempre un bel po' meglio e potresti sentirti magari anche un po' più leggero e libero dentro, per tutta la vita che ti resta. E non dovresti più fuggire, da niente e da nessuno, non dovresti più negare quello che provi e che hai vissuto, non dovresti più essere "cieco" rispetto ai tuoi sentimenti e alla felicità a portata di mano e volgere loro le spalle e cercare chissà dove brancolando nel buio di spiegazioni sbagliate e privo di punti di riferimento utili perchè avresti già trovato..e potresti godere di quello che hai trovato..avremmo potuto insieme godere di esserci finalmente trovati.. "FINALMENTE!" E invece no..non è ancora il momento e non sei ancora pronto..ad amarti, ad amare, ad amarmi..anche se è questo che dici di volere e che io merito..
E dunque il mio augurio di bene e il mio regalo di compleanno (quel dono che avrei voluto farti avere tramite i tuoi amici, perchè ti fossero almeno loro vicini in modo più utile e più consapevole della tragedia della "cecità" che stai vivendo e mettendo in scena, ma non me ne hai dato modo) sono qui, in queste parole, nei post precedenti di questo blog..impressioni, osservazioni, elementi colti da uno sguardo amorevole e penetrante che hai eluso sottraendoti anche solo all'involontario effetto che aveva su di te, frasi e indizi che presumibilmente non vedrai e non leggerai e non ti raggiungeranno mai. Spero comunque che, oggi come ogni giorno in futuro, tu sia circondato di sincerità, di profondo affetto, di tutto il bene che meriti e non solo di quell'opportunismo un po' egoista e un po' banale, di superficialità e di errori fatti consigliandoti in buona fede. La tua bimba..non più tua.. ...che spera l'impossibile e avrebbe da dire ancora, ma guarda avanti e sta provando a respirare di nuovo per vivere.. |
La vera disabilità è quella dell'anima che non comprende... Gladys Rovini (da "Appoggiati a me")
Negare la disabilità o ribaltarla è un meccanismo di difesa, comprensibile, che può essere addirittura vitale soprattutto quando lo si può osservare in chi disabile lo è nel corpo e gli consente di lanciarsi oltre il limite che sta nella menomazione fisica e sfidarla, mettendosi alla prova e riuscendo a spostare quel limite un pochino più in là, ogni volta un po' oltre.. Sfidare il limite, però, non significa necessariamente averlo accettato e avere elaborato psicologicamente e profondamente la realtà della nostra umana limitatezza e delle sue conseguenze, che sono per esempio l'avere bisogno degli altri, sempre e comunque, in tante circostanze della vita e per mille impercettibili sfumature in cui non siamo "abili" abbastanza per fare da soli e possiamo appoggiarci e dipendere reciprocamente da qualcuno per esserlo un pochino di più. Fintanto che questo processo di elaborazione non è compiuto, il vero disabile è colui che, additando il limite negli altri o confrontandosi con chi ne ha di più pesanti, sceglie di continuare a negare o ignorare di esserlo. E pensando di spostare il limite fuori di sè, additandolo negli altri, in realtà non fa che tirarselo ancora più addosso, diventando tutt'uno con la menomazione o il limite che non accetta. Che poi è come dire "non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere" o "peggior sordo di chi non vuole sentire"... E tu piccolino mio, che con questo processo di elaborazione ti stai confrontando anche duramente e dolorosamente, non accettando di poterti appoggiare a una compagna quando ne hai bisogno (come lei può averne di te) o di poter dipendere anche emotivamente da lei perchè naturalmente sei profondamente legato a lei o di non essere Superman quanto vorresti, ti sei "tirato addosso" infatti una completa "cecità", ben peggiore di quella che hai sfiorato nel corpo e che ti fa scattare meccanismi di difesa rigidissimi e fuggire lontano dalla felicità, dall'amore e dalla vita..non vedi più i tuoi sentimenti per me, non vedi chi ti vuole bene intorno a te e quando mi pensi non ti accorgi del rispetto con cui, per settimane, ho tentato di esprimerti quel bene senza passare sopra la tua volontà e libertà di decidere se ascoltare quel che avevo da dirti, non riesci più a vedere il cammino per noi due che conduceva ad un futuro pieno di stimoli reciproci, di esperienze insieme, di amicizie condivise e per accecarti ulteriormente e brancolare completamente nel buio non vedi nemmeno più il nostro meraviglioso passato per quello che era e che è stato.. Mi ha colpita molto la frase di Philippe Pozzo di Borgo (autore del libro "Il diavolo custode" da cui è stato tratto il film "Quasi amici") in un'intervista: "Mi sono sentito più disabile quando ho perso mia moglie che quando per un incidente sono diventato paraplegico".. Trovo che esprima perfettamente la realtà psicologica che vive chi ha dovuto necessariamente confrontarsi con il limite ineludibile del corpo e lo ha accettato, riuscendo ad andare oltre la tragedia fino a non immedesimarsi più in essa e scoprire di potersi misurare e confrontare e mettere in gioco e in relazione con gli altri da una prospettiva meno onnipotente e illusoria ma altrettanto (e forse a volte più) soddisfacente e piena e completa. Trovo che questa esperienza della realtà possa "illuminare" e farci vedere meglio una prospettiva esistenziale che può essere applicabile per tutti noi, esseri umani fisicamente più indipendenti di un paraplegico ma forse non meno disabili e "ciechi", ogni volta che rinunciamo a relazioni e occasioni di crescita e di stimolo e di esperienza della vita per non volere "vedere"/accettare un nostro qualsiasi limite molto più comune come la dipendenza dagli altri o il non essere sempre alla loro altezza. La vera disabilità è quella che, impedendo a noi stessi di amarci come siamo, impedisce di viversi con l'altro, in qualunque situazione fisica, emotiva o mentale. La vera disabilità è il non amore per se stessi che si trasferisce sul piano della relazione con gli altri e con la vita che ci viene incontro attraverso gli altri. Può essere la cecità che diventa non "vedere" più il futuro con una persona che amiamo o improvvisamente non "vedere" più i sentimenti che proviamo per gli altri o quelli che gli altri provano per noi così come siamo, può essere un'amputazione che diventa sentirsi mancanti di qualcosa quando immaginiamo di metterci in relazione agli altri, può essere una paralisi che diventa non riuscire a prendere la decisione di muoverci verso la vita, può essere un tumore che diventa così inaccettabile da farci vivere da morti ancor prima di morire davvero..ma non necessariamente la disabilità è collegata a un handicap del corpo. E se non la colleghiamo noi a una menomazione fisica, perchè viviamo come handicap e come privazione uno stato del nostro corpo, la disabilità non è sinonimo di handicap fisico e può essere superata, vinta.. |
Post n°42 pubblicato il 03 Ottobre 2012 da give_it_to_me
L'Amore..croce e delizia.. L’amore è la cosa che tutti desiderano di più al mondo, tutti lo inseguono, sperano di trovare la loro anima gemella e fantasticano su come potrebbe essere una vita vissuta in uno stato di innamoramento perenne; i più hanno dell’amore una visione da fiaba che termina con le parole “e vissero insieme felici e contenti”. Purtroppo però, le favole finiscono proprio nel momento in cui inizia il rapporto, dopo di che più nulla si sa dei due protagonisti. L'amore a volte non funziona. O meglio..l'amore funziona sempre e smuove le montagne solo che non lo fa come vorremmo noi, nella direzione attesa..semmai lo fa nella direzione che ci permetterebbe di crescere e di evolvere, se sappiamo cogliere l'occasione. Perchè ci sembra che non abbia funzionato? Perchè come esseri umani noi non sappiamo precisamente cosa aspettarci quando incominciamo una relazione. E se la relazione è autentica e l'amore è profondo, questo muove dentro di noi energie potenti, rende possibili cambiamenti epocali, scuote dalle fondamenta la nostra personalità e le certezze che abbiamo su di noi, che siano l'autostima, il modo in cui pensiamo a noi stessi, i nostri pregiudizi o modi di fare e di ragionare consolidati nel tempo.. Quando amiamo e ci sentiamo amati non sappiamo quali montagne incontreremo e non possiamo sapere a priori se ci franeranno addosso o se invece ci faranno la cortesia di smuoversi e levarsi dai piedi liberando il cammino.. Naturalmente dipende anche da noi se sia più probabile la prima o la seconda ipotesi: è comprensibile a tutti, credo, che una persona fragile, o insicura, con scarsa autostima o qualche problemino di accettazione di qualcosa di sè nel passato o di rigidità eccessiva nel presente abbia molte più probabilità di sentirsi franare la terra sotto i piedi, di vedersi rovinare la montagna addosso (e di rimanerci sotto, o di mettersi in salvo solo fuggendo dalla relazione e lontano dall'amore) e di sgretolarsi, rispetto a una persona che, per quanto scossa dal terremoto dell'amore, abbia una struttura potremmo dire "antisismica" o si sia comunque costruita modi di essere, modi di fare e modi di pensare meno rigidi, più liberi e flessibili sia rispetto a se stesso sia rispetto a quello che incontra nella vita. Questa minore rigidità la mette in condizioni di poter oscillare senza che si creino delle crepe o delle tensioni che minacciano la struttura e la serenità della persona o delle scissioni nel comportamento o nel pensiero (del tipo tutto o niente, prima bianco e ora nero), le permettono di accettare il cambiamento che la relazione d'amore inevitabilmente propone o favorisce o di accettare lo spostamento del proprio baricentro verso l'altra persona senza crollare o collassare su se stessa, insomma permettono alla persona meno rigida di affrontare la "scossa" dell'amore senza dover abbandonare l'edificio. L'amore a volte non funziona come ci aspettavamo semplicemente perché rispetto alla relazione d'amore abbiamo aspettative che non tengono conto di un sacco di cose che non sappiamo di noi..per esempio non riusciamo a vedere i nostri blocchi per quel che sono veramente e a comprendere le difficoltà che incontriamo, o se le intravediamo ci sentiamo in difficoltà perchè non abbiamo risorse per affrontarle, visto che ci si presentano come ostacoli..e lo sono, degli ostacoli. SOLO CHE GLI OSTACOLI NON SONO TUTTI UGUALI. Da cosa siamo bloccati? da cosa ci stiamo facendo ostacolare sulla strada della relazione e della felicità con l'altra persona? Troppo spesso si banalizzano queste difficoltà con pseudo-spiegazioni che non spiegano nulla (lei è così, lui non è colà, se mi sento così in difficoltà ci deve essere qualcosa che non va nel rapporto, se non si va avanti fluidamente sarà perchè insieme non funzioniamo, dovrei volerti più bene) e li si considera ostacoli insormontabili solo perchè non abbiamo in testa o non riusciamo a basare le nostre scelte su una visione generale sensata e psicologicamente verosimile che ci aiuti a chiamarli con il loro nome. Dico questo perchè spesso accade che riusciamo a vedere il problema ma presto ce ne scordiamo e preferiamo darne una lettura completamente diversa: ciò accade perchè per la paura abbiamo i sensi già offuscati (la sensibilità e la vista, quella del cuore però) dalla scissione di cui si parlava prima (che ci porta a rivoltare completamente il nostro pensiero sulla relazione e a reinterpretare il nostro comportamento piuttosto che sopportare la tensione di mantenerlo e rimanere lì, dentro la coppia ma di fronte all'ostacolo che abbiamo paura di affrontare) e quindi non riusciamo più a riconoscere gli elementi del problema per quello che sono. Ora chiunque può capire che se non riconosciamo l'ostacolo per quello che è e quindi a confrontarci con il problema in quanto tale, non potremo affrontarlo nel modo più efficace nè trovare la soluzione ottimale e che non ci facciamo certo un favore che aiuterà la comprensione di quanto è accaduto se, in preda al panico, reinterpretiamo tutto quello che è accaduto e che abbiamo vissuto per convincerci che fuggire sia l'unica soluzione possibile invece che tenere insieme la casa (rimanere noi stessi) nonostante la sollecitazione della scossa e rimanere nell'edificio della relazione nonostante qualche piccola crepa, insieme alla persona che ci vuole bene e alla quale abbiamo voluto bene fino a un momento prima di sentire il terremoto. Rimanere lì, infatti, guardare in faccia il drago o la paura che ci fa venire mal di pancia e ci toglie il sonno, spesso è sufficiente a ridimensionare il problema perchè fuggire aumenta la paura e l'idea che si tratti di un nemico superiore alle nostre forze. E dare valore alla relazione, a quello che fino a quel momento si è vissuto e si è scelto di coltivare, alla persona che abbiamo accanto, aumenta il senso di capacità e di fiducia in se stessi; invece sminuire tutto, convincersi quasi con un lavaggio del cervello che non era vero amore, rinnegare con la fuga quello che con i gesti, le scelte, le parole si è costruito fino a un minuto prima, non può che avere effetti deprimenti anche su come ci sentiamo. Se fronteggiare il drago e le nostre paure non è sufficiente o se non è stato possibile scegliere di farlo, perchè in preda al panico siamo fuggiti, non tutto è perduto ma serve una grande dose di onestà e di amore per se stessi per riflettere sull'accaduto; non ci resta che provare a ragionare con animo libero da vincoli su cosa sia l'amore e come possano le relazioni funzionare o non funzionare. L'amore infatti a volte non funziona perchè non sappiamo definirlo e se lo cerchiamo dentro di noi immaginando di trovare altro da quello che in realtà è può essere che non lo troveremo o che non vediamo chiaro, perchè guardiamo con gli occhi velati di paura o di teorie bislacche sulla coppia e sulla vita: come diceva Saint-Exupèry "l'essenziale è invisibile agli occhi" e solo quando guardiamo con il cuore possiamo arrivare alla verità, su di noi e sulla realtà. Anche sull'Amore. La fase dell'innamoramento, quel periodo in cui la sola visione del partner ci procura quasi sempre forti battiti del cuore e pensieri mirati solo ed esclusivamente a lei/lui, quella prima fase del rapporto durante la quale si avverte una perfetta simbiosi che vorremmo non finisse mai (il partner viene visto come perfetto e si sente il bisogno di vivere in contatto con lui/lei quasi tutto il giorno) e' importante perche' si crea un legame di base che ci permette di far entrare nella nostra vita uno sconosciuto e poi affrontare con una buona base quelle successive, ben più impegnative. L'innamoramento è una fase importante, ma può sembrare che duri poco (la durata dipende naturalmente dall'intensità del modo di sentire delle due persone, più o meno passionali o tiepide, e dalla disponibilità delle due persone coinvolte a mettersi in relazione). Durata breve soprattutto per coloro che vorrebbero non finisse mai e che molti non accettano preferendo cambiare partner in modo da rivivere solo ed esclusivamente l'innamoramento. Quando viene a mancare questo stimolazione così intensa, si preferisce prendere la strada che spesso si reputa piu' semplice, lasciare il partner non appena l'intesa comincia a vacillare. Si tende a reagire in questa maniera quando non si e' coscienti del fatto che le fasi dell'amore sono naturali e che il passaggio da una fase alla successiva favorisce la crescita e la stabilizzazione del rapporto e non è sintomo della fine del rapporto. Si pensa di aver sbagliato persona o di aver sbagliato qualcosa nell'impostazione di quella storia d'amore. O di non essere innamorati davvero, o di non nutrire sentimenti abbastanza profondi per amarla..ma è noi stessi che non siamo in grado di amare fino in fondo, quando lasciamo qualcuno, sono le nostre mancanze che non vogliamo vedere, sono i nostri vuoti che vediamo quando ci sembra di non trovare più i sentimenti per quella persona, sono le nostre ferite che sentiamo bruciare e non il male che facciamo alla persona che abbandoniamo. Alcuni ostacoli ce li portiamo dietro nella lenta costruzione della nostra “affettività”, altri li incontriamo nel corso della nostra vita perchè anche se e quando superiamo qualcosa di brutto, magari guardando al bicchiere mezzo pieno, non possiamo trascurare di accettare il bicchiere mezzo vuoto e come ci fa sentire aver perso qualcosa o essere mancanti di qualcosa. In effetti, ogni individuo porta dentro di sè, nel suo “centro” di coscienza interiore, anche ferite profonde che hanno a che fare con il suo passato recente o remoto, ferite che l'inconscio cercherà di sanare e che la vita ci permette di curare attraverso l’altro. Come? L’inconscio riconoscerà l'altro (o l'altra) come "la persona giusta" in quel momento proprio per la sua capacità di evocare immagini interiori (per somiglianza o per differenza) che rimandano all'ostacolo e alla ferita da sanare, al bicchiere mezzo vuoto; l'altro (o l'altra) riporta al presente qualcosa del nostro passato che deve essere “rimesso in scena” o che ci aiuta ad incontrare l'ostacolo per fare in modo che possiamo accettarlo o elaborarlo meglio per poterci poi accompagnare, traghettare più liberi e più leggeri, meno irrigiditi dal dolore, verso il futuro. Se facciamo un’indagine un po’ più approfondita su ciò che pensano le persone dell’Amore, scopriamo alcune cose interessanti che possono aiutarci a comprendere. Buona parte di esse è convinta che l’amore sia un qualcosa che si acquisisce automaticamente con l’innamoramento; altri sono convinti che “amore sia essere amati”; un’altra grossa fetta di umanità pensa che l’amore sia dipendente dall’incontro con la persona giusta (ma ne danno una definizione troppo concreta e basata sulla presenza/assenza di alcune caratteristiche che nulla hanno di predittivo e di fondato sulla reale possibilità di sperimentare Amore) e che, se non la troviamo, saremo destinati a situazioni di ripiego; altri ancora hanno la sensazione che l’amore sia una condizione passiva, un qualcosa che “capita nella vita”, che in un certo senso dipenda dalla “fortuna”, senza minimamente pensare che INVECE L'AMORE E' UN'AZIONE, quindi qualcosa che SOLO NOI SCEGLIAMO DI SPERIMENTARE, SOLO NOI possiamo o non possiamo far accadere. Naturalmente ciò che fa la differenza tra possibilità o impossibilità di amare non sta nell'altro ma in ciascuno di noi: dipende se siamo pronti, se siamo ad uno stadio di crescita interiore e di evoluzione che ci consente di provare questo sentimento accettandone tutte le conseguenze e cioè se siamo capaci di entrare in questa esperienza e di rimanerci, passo dopo passo, giorno dopo giorno, fase dopo fase, sapendo che è impossibile starci dentro senza poi sentirci improvvisamente tremare i polsi. Spieghiamo un po' meglio questo concetto. L'innamoramento può apparire nella nostra vita come un colpo di fulmine o come un'evoluzione di un rapporto di amicizia, la nostra relazione potrà poi bruciare velocemente o durare una vita intera, affievolirsi nella monotonia o mantenere la vitalità iniziale. DIPENDE DA NOI. Un numero veramente esiguo di persone sa che una relazione vera, matura e davvero gratificante, basata sull’amore reciproco, può esistere solo allorché siano state riconosciute, esaminate e affrontate le problematiche che ciascuno ha dentro di sè e che derivano dalla prima relazione della vita (quella con la madre) e quando siano stati superati tutti i “bisogni” che erano sacrosanti in quella parte della vita, o allorquando siamo in una situazione di equilibrio e di discreto benessere e serenità anche rispetto alle ferite successive (quelle che ci rimangono dentro anche da adulti per qualsiasi tipo di trauma o di perdita anche simbolica della nostra vita) e che producono nuovi "bisogni" (di risarcimento o di compensazione, di rivalsa o di difesa dalla realtà) legittimi e comprensibili ma che, se non vengono gratificati e risolti, continueranno ad esistere e a far sentire la loro voce nelle relazioni che si metteranno in piedi, indipendentemente dal fatto che la vita ci abbia fatto incontrare o meno la persona potenzialmente "giusta" e dal fatto che le si voglia bene abbastanza o moltissimo. E un numero ancora minore di persone sa che spesso gli ostacoli che si incontrano nelle relazioni sono proprio opportunità di superamento di quegli ostacoli e di quelle ferite e che solo le relazioni profonde danno occasioni simili. Le relazioni profonde, croce e delizia dell'essere umano, sono appaganti e terribili, desiderabili e spaventose al tempo stesso...non c'è nulla come l'intimità, la profondità del legame, il sentire l'altro vicino o sentirsi davvero vicini all'altro per provare un brivido di piacere e di paura al tempo stesso..sentire il proprio destino, la propria vita, le proprie emozioni collegate a quelle di un'altra e in un certo senso nelle mani di un'altra persona, sentire l'attaccamento, l'appartenenza, la dipendenza da questa persona, sentirsi nudi di fronte a lei, non c'è nulla che possa far andare in tilt un uomo (o una donna), farli fuggire precipitosamente travolgendo loro stessi (stravolgendo loro stessi nel senso di far emergere l'opposto delle loro qualità, sepolto dentro di loro) e l'altra persona e il capitale accumulato in due fino a quel momento, spingerli a spergiurare che non era vero amore o non erano abbastanza innamorati pur di mettere chilometri di distanza tra sè e il "problema" attraverso il quale la paura è affiorata alla superficie della coscienza (solo l'amore riesce a farci "vedere", contemplare la realtà di quello che abbiamo dentro) e della possibile comprensione. Ognuno di noi può innamorarsi con modalità e tempi diversi e in modi sempre diversi a seconda della persona che incontra e di come si sente in quel momento della sua vita ed il destino delle nostre relazioni dipende dalla conoscenza di noi stessi, dal nostro passato, dalla nostra capacità comunicativa e qualche volta persino dalle contingenze esterne alla coppia (società, culture, vincoli), ma innamorarsi è senza dubbio un fatto universale che prescinde da ogni possibile differenza socio-culturale, sociale, epocale. L'innamoramento irrompe nel nostro presente con uno slancio vitale che separa un'esperienza passata compiuta (che può però non essere stata compiutamente elaborata e avere lasciato dentro di noi strascichi, debiti, condizionamenti anche pesanti) da un futuro pieno di incognite, ma estremamente interessante e dalle mille potenzialità. Il momento in cui incontriamo l'altro e ce ne innamoriamo rappresenta l'inizio di uno stato di benessere che vorremmo non finisse mai. Ci sentiamo appagati, sicuri, in armonia con tutto ciò che ci circonda; l'incontro con l'altro toglie il velo grigio che non riusciva a farci vedere le vere tonalità del mondo che ci circonda e ci permette di respirare ed assaporare gli odori ed i sapori, ci sentiamo liberati e ricontattiamo il nostro sé autentico, ci sentiamo in grado di compiere qualsiasi impresa, di rompere gli "schemi" (in questo momento può essere addirittura che gli amici ci vedano fare cose strane, che non sono "da noi", perchè riusciamo a uscire dal guscio, dalla vecchia pelle e dal tradizionale spesso abitudinario modo di fare e di essere, persino da modi precedenti di vivere le relazioni). In questo momento "magico" riusciamo a vedere l'essenza delle cose e potenzialità inimmaginabili di noi stessi ed anche ciò che ci appare come negativo lo avvertiamo come passeggero. Questo stato di rinascita è caratterizzato da spontaneità, voglia di autenticità e di purezza. Per tale motivo sentiamo il bisogno di narrare le nostre storie passate per liberarci grazie all'altro, prendersi cura delle vecchie ferite, mettersi a nudo. Tuttavia, e paradossalmente, è anche il momento in cui tentiamo di dare un'immagine di noi "perfetta", utilizzando le nostre parti migliori e le nostre maschere più adeguate e seducenti; ovviamente anche l'altro segue un identico comportamento, mettendo in atto una serie di strategie seduttive. A chi di noi non è capitato al primo appuntamento (ma anche molto oltre) di cercare di mostrare la nostra parte migliore ? Innamorandoci siamo partiti per un viaggio dell'anima…ma quando iniziamo una relazione dobbiamo davvero pensare di aver raggiunto la nostra meta? In realtà non siamo che al primo gradino di una scala che può portarci a raggiungere luoghi luminosi ma anche luoghi sotterranei. La prima fase è quella dell'innamoramento viviamo un esperienza estatica e sentiamo di aver raggiunto la nostra completezza; la nostra personalità si sente fiduciosa di realizzare i suoi sogni ed appagare i suoi bisogni. Stare insieme non è un percorso facile, ma fortunatamente come individui del terzo millennio possiamo attingere a vari tipi di aiuto quali libri specifici sull'argomento, counselor relazionali e psicoterapeuti, corsi e seminari sull'argomento che possono accompagnarci nel nostro percorso di trasformazione e crescita nella coppia. E non dimentichiamoci dell'aiuto reciproco che ogni coppia si può dare..imparare a contare l'uno sull'altro, a fidarsi, a confrontarsi, a camminare mano nella mano anche nella selva oscura della crisi, non può che farci bene!! Auguriamoci tutti di riuscire a guardare e vedere, dentro e fuori di noi, con il cuore. Di ricevere e sentire abbastanza amore quando stiamo insieme a qualcuno per sentirci scuotere come durante un terremoto, di incontrare ostacoli e blocchi sul nostro sentiero per poter migliorare come esseri umani vedendoli per quello che sono. Abbastanza coraggio per non fuggire e abbastanza amore per noi stessi per affrontarli. E di incontrare una persona che sappia fare altrettanto. Che provi per noi abbastanza amore da tenerci per mano mentre cresciamo insieme a lei. Te si mejo de 'na calamita.. |
con l'ironia di un grande attore e di un cinema che rappresentava un mondo più semplice, un periodo di ripresa e non di crisi, un paese forse più povero ma più sincero e molto molto molto meno ladro! |
Post n°38 pubblicato il 29 Aprile 2012 da give_it_to_me
C'era una volta un ragazzo che chiese a una ragazza se voleva sposarlo e lavare i piatti per altri, spendendo denaro per se stessa ...Il problema è che da bambine NON ci hanno raccontato queste storie...E... Ci HANNO FREGATO CON LA STORIA DEL MALEDETTO PRINCIPE AZZURRO!... A tutti quegli uomini che dicono "perchè comprare la vacca quando posso avere il latte gratis?" bisogna dire che a tutt'oggi l'80% delle donne è contro il matrimonio. Perché? perché le donne si son rese conto che non val la pena comprare il intero per una salsiccetta. E a quelli che fanno discorsi più sensati? ...beh..per quelli forse c'è ancora speranza..un magnifico sentiero.. |
Post n°37 pubblicato il 23 Aprile 2012 da give_it_to_me
tratto dal sito di Report |
Post n°36 pubblicato il 12 Aprile 2012 da give_it_to_me
da un'amica.. Mi è dispiaciuto vederti così giù oggi e non riuscire ad aiutarti... ti mando un grosso abbraccio accompagnato da questa canzone per me splendida, per ricordarti che questi sono solo momenti e passano, e che quella che rimane sei sempre tu sorridente e piena di coraggio, un coraggio che non è come la neve che si scioglie al sole anche se in certi momenti ti sembra di non averlo più perchè si confonde tra la rabbia e il dolore... Ti voglio tanto tanto tanto bene! e questo è il testo di Tiziano Ferro Cade la neve ed io non capisco che sento davvero, mi arrendo, ogni riferimento è andato via spariti i marciapiedi e le case e colline sembrava bello ieri Ed io, io sepolto da questo bianco mi specchio e non so più che cosa sto guardando Ho incontrato il tuo sorriso dolce con questa neve bianca adesso mi sconvolge la neve cade e cade pure il mondo anche se non è freddo adesso quello che sento e ricordati ricordami: tutto questo coraggio non è neeeeeeeeve E non si scioglie mai, neanche se deve Cose che spesso si dicono improvvisando Se mi innamorassi davvero saresti solo tu l'ultima notte al mondo io la passerei con te mentre felice piango e solo io io posso capire al mondo quanto è inutile odiarsi nel profondo Ho incontrato il tuo sorriso dolce con questa neve bianca adesso mi sconvolge la neve cade e cade pure il mondo anche se non è freddo adesso quello che sento e ricordati, ricordami tutto questo coraggio non è neeeeeeeeve E non si scioglie mai, neanche se deve Non darsi modo di star bene senza eccezione crollare davanti a tutti e poi sorridere Amare non è un privilegio è solo abilità è ridere di ogni problema mentre chi odia trema Il tuo sorriso dolce è così trasparente che dopo non c'è niente è così semplice così profondo che azzera tutto il resto e fa finire il mondo E mi ricorda che il coraggio non è come questa neve Ho incontrato il tuo sorriso dolce con questa neve bianca adesso mi sconvolge la neve cade e cade pure il mondo anche se non è freddo adesso quello che sento e ricordati, ricordami tutto questo coraggio non è neve. |
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