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La stanza cominciava a colorarsi di rosso al filtrare dei raggi del sole al tramonto di quel pomeriggio di settembre.Un raggio di sole di Settembre filtrava attraverso i vetri scuri e avvisava col suo colore carminio che la giornata volgeva al termine, Giorgio concluse la sua lettura con la seconda carta dei tarocchi, la Papessa, spronando il suo cliente ad osservare con  maggiore attenzione una verità che si celava più in profondità di quanto potesse apparire la questione a prima vista. Chiuse la pagina del sito e spegnendo il computer portatile ebbe la sensazione di aver spento anche l'interlocutore che avrebbe cessato di esistere almeno fino a quando non avesse riacceso il notebook e accettato nuovamente lo stesso questionante. Ma per quel giorno il suo lavoro era terminato. Si occupava di letture online di tarocchi per un paio di ore al pomeriggio.Umberto per la verità continuava ad esistere eccome. Divertito dalla banalità della manzia che avrebbe potuto andar bene per qualsiasi cosa, ma si adattava perfettamente a quello che si apprestava a fare. Era un fisico dei quanti e ce n'erano di verità perfettamente celate all'occhio umano che avevano atteso per un attimo la sua distrazione temporanea, ma adesso si rimetteva al lavoro. In quei giorni i fisici erano in grande fermento per la possibilità di dover riscrivere i testi di fisica. Nei laboratori del Cern di Ginevra si verificavano delle grosse novità, i neutrini superavano la velocità della luce e la scoperta del Bosone di Higgs sembrava ormai quasi alla portata di mano.E doveva sbrigarsi, quella sera aveva promesso alla sua Tamara che l'avrebbe portata al cinema, sebbene il film non rientrasse affatto nei suoi gusti. Non avevano in realtà nulla in comune, tranne che entrambi erano dell'idea che occorresse sposarsi e avere figli, e per questo uscivano sempre più spesso e sempre più svogliatamente in attesa che i tempi fossero maturi per convolare a nozze. Tamara era una ragazza alta, snella e di carnagione scura, vivaci occhi nocciola, uno sguardo sveglio e penetrante, ma i suoi interessi erano a dispetto di tutto ciò dei più frivoli e consumistici, shopping, locali alla moda e farsi vedere negli eventi più in. Umberto, pur non essendo particolarmente brutto, al suo fianco appariva insignificante, lo sguardo spento e il vestiario non particolarmente ricercato gli conferivano un’aria da accessorio della ragazza, che, appariscente com'era aveva le attenzioni di tutti, lasciando che lui scomparisse in secondo piano, mimetizzandosi con lo sfondo. Questo era tutto, tra loro, sembrava che tutto il tempo non aspettassero altro che qualcosa dal di fuori intervenisse a spezzare improvvisamente quella omeostasi, eppure non succedeva mai nulla, e si proseguiva per inerzia la routine. La vita, l'emozione vera Umberto la provava nel suo laboratorio, nei suoi quaderni pieni di equazioni, ad ogni nuova osservazione di quanto sorprendente fosse la conoscenza della materia.  Trascorreva delle ore immerso nel suo lavoro trascurando ogni altra cosa, igiene personale, scordava persino di mangiare preso com'era dai suoi pensieri, in quel momento il campanello lo fece sobbalzare. Si recò alla porta e vide il suo amico Vassilij, visibilmente emozionato per una questione che non vedeva l'ora di raccontargli. I due amici si sedettero,  presero due birre, e parlarono fitto fitto per alcune decine di minuti. Vassilij mise a parte velocemente il suo amico di un progetto, una sua idea che potevano realizzare insieme, esplicitò a grandi linee il disegno, spiegò la maniera di realizzare il tutto e lasciò che l'amico gli ponesse le domande più insidiose, ma aveva pensato a tutto, in ogni minimo particolare, le mansioni di ognuno, i costi, e ogni altra cosa. Non ci sarebbe stato spazio per improvvisazioni. Lasciò comunque che Umberto riflettesse sulla questione in tutta calma e si accomiatò attendendo che l’amico si facesse risentire e sperando in una sua decisione positiva.Vassilij era un personaggio enigmatico, dalla mente brillante e il visetto vispo, riusciva ad accattivarsi immediatamente la simpatia di chiunque. Proveniva da una famiglia estremamente disagiata e alla sua giovanissima età di 26 anni era già stato provato dalle miserie della vita che gli avevano disegnato sul volto un misto di scuse preventive per quello che era la sua estrazione sociale e un affabulazione immediata che adulava chiunque gli si ponesse di fronte. Ma sembrava uno di quei personaggi usciti da un libro di Dostoevskij, era davvero al di là del bene e del male, non riconoscendo a nessuno di questi un posto nella sua coscienza. La sua mente brillante però, precocemente rivelata gli aveva permesso una cultura superiore, la sua erudizione spaziava nei più disparati campi della conoscenza, e in questo consisteva la base dell’amicizia con Umberto. Umberto era meticoloso, aveva cura di ogni particolare nulla era lasciato al caso se sottoposto al suo giudizio riusciva a vedere sempre al di là di chiunque altro dotato, come lui, di mente geniale. Meditò a lungo sulla questione che l’amico gli aveva proposto, passò al vaglio ogni particolare al suo uso meticoloso, e non trovò nulla che fosse anche solo minimamente abbozzato. Solo una cosa entrava in conflitto con la sua coscienza, ma la seppe mettere da parte all’istante, tanto alto era l’ideale per il quale si sarebbe dovuto attuare il tutto. Indeciso sul mettere al corrente la sua ragazza del piano, cominciò ad accennarle la cosa quella stessa sera come se fosse una naturale evoluzione della trama del film appena visto. La visione era stata quanto di più noioso egli riuscisse a immaginare e propose dunque una variazione per sondare la reazione della ragazza, su come il film avrebbe potuto essere più accattivante. La noiosa vita di uno dei protagonisti, modesto impiegato di banca avrebbe potuto diventare di colpo più entusiasmante se covasse col collega qualche segreto piano su come il sequestro del dirigente avesse potuto diventare la svolta della sua vita, mascherato da lotta per i diritti dei lavoratori. La discussione prese il via su quanto il fine fosse nobile abbastanza per commettere il crimine e l’interesse personale, e su quanto invece la persona fosse al di sopra di qualsiasi ideale, Tamara, cattolica per convenzione sapeva bene quale risposta etica dare, come la chiesa raccomanda. La risposta di Umberto era già decisa, voleva solo sondare attraverso la reazione dell’amica se renderla partecipe o meno del progetto. E in fondo sapeva già anche questo. L’entusiasmo dell’amico Vassilij lo aveva persuaso del tutto che la cosa si doveva fare e a questo punto, all’insaputa della fidanzata. L’indomani si presentò a casa dunque dell’amico a definire gli ultimi dettagli. La cosa si rivelò più lunga del previsto, ma a nessuno dei due sembrava importare. Tutto fu pronto e perfetto entro quella settimana.La notizia uscì su tutti i giornali del lunedì, in prima pagina, caratteri cubitali, Furto di identità del capo dei servizi segreti. La tensione era ai massimi livelli nel Paese, le forze di polizia impegnate all’estremo, gli hacker di tutto il mondo sulle tracce di questi formidabili ladri. Eppure ogni ricerca si rivelò un buco nell’acqua. Tutte le forze dispiegate dai massimi livelli si rivelavano infruttuose. Il gioco era in realtà sfuggito di mano ai due ragazzi che erano ora terrorizzati, il loro più innocente e modesto piano era stato intercettato da qualcun altro, rivisto e perfezionato. Vassilij da hacker provetto qual era era chissà come venuto a conoscenza di una lista di opere d’arte di una collezione privata, relegata in chissà quale cantina, solo per la vanagloria di qualcuno che quasi certamente ignorava del tutto di possedere un vero tesoro. C’era in quella lista infatti un dipinto di Albrecht Durer, che tra le allegorie esoteriche aveva nascosto una formula matematica della quale non si è mai saputo che al periodo fosse conosciuta. In quel secolo le conoscenze si tenevano strettamente segrete, non si divulgavano se non quando soltanto se ne potesse trarre un grande profitto. Quel dipinto, rimasto sconosciuto da allora ed ora nascosto in chissà quale recondito ripostiglio rischiava di restare ignoto all’umanità. Questo pensiero mise in moto febbrilmente l’agile mente di Vassilij, doveva appropriarsi del capolavoro e portarlo alla conoscenza del mondo. L’amico Umberto fu immediatamente d’accordo sulla importanza e la grandiosità del gesto, e segretamente fantasticava sul momento in cui il suo nome sarebbe rimasto per sempre legato a questa enorme scoperta nella storia della matematica. Ma quello che avvenne non era prevedibile, il furto avvenne virtualmente con la cancellazione del quadro dalla lista e materialmente la domenica sera senza che nessuno potesse accorgersene, tanto bene erano stata progettate le azioni. Ma ecco al lunedì la sorpresa. Il proprietario di quel quadro era nientemeno che il capo dei servizi segreti. I suoi dati personali trovati da Vassilij erano stati intercettati da qualcuno che forzando altre password e sistemi di sicurezza erano riusciti a trovarne delle tali falle da inserirsi nei sistemi informatici dei servizi segreti, con l’identità proprio del capo in persona.I due ragazzi erano in possesso del capolavoro che il mondo ignorava, ma non potevano mostrarlo ancora per paura di essere coinvolti in questo enorme