Mohamed H. Kalif

Sei


La maleducazione a volte si vede anche in queste piccole cose.Credo che oggi sono stato maleducato, o educato male, e il problema è dipeso ancora una volta dalla fiducia nell’esperienza. Ciò è una cosa su cui persevero da anni e ha assunto ormai i connotati di una colpa. Il non vedo e il non sento non possono continuare a essere la soluzione del tutto. Devo continuare a vedere e soprattutto devo continuare a sentire. Tale fatto mi è stato più volte chiarito nella sua massima potenza e in tutte le sue forme e oggi, in questo bar dimenticato dal mondo, ho ancora capito delle cose molto importanti.Stavo tranquillamente bevendo un cappuccino e per rispetto ai poveri d’Irlanda lo stavo bevendo senza schiuma. All’improvviso la porta alle mie spalle si apre e sento una donna esclamare un energico e squillante “Good morning !”. Nel bar eravamo in tre, io la barista e il cassiere, e ho intelligentemente pensato “Stai tranquillo vecchio mio, non ti girare e continua a bere. E’ una loro amica, non è affar tuo e pensa alla tua vita e alla colazione che questo povero cappuccino senza schiuma è rispettosissimo !”. Passati alcuni secondi noto che nessuno dei tre, ovvero io la barista e il cassiere, ha risposto al caloroso ed energico saluto della signora. Finisco il cappuccino, lo pago e guardo la barista e il cassiere come fossero dei maleducati giammai timorati. Con gli occhi e lo spirito invio un messaggio chiaro in cui dico “Signora e signore, mi rincresce molto ma credo che non sia consono negare il buongiorno ad alcuno. Questo bar è vostro, una signora vi ha salutato e voi non avete risposto. Signora e signore, presumo che siate dei giammai timorati e mi duole informare che non metterò più piede in questo posto. Addio Bar !”.Li saluto freddamente e come la pantera rosa mi dirigo fiero e a testa alta verso la porta della libertà. Prima di uscire però vedo la signora del “buongiorno” e mi accorgo che è la cameriera del bar, è una loro collega e quell’allegro ed energico buongiorno era probabilmente diretto a me. Accidenti !Mi giro verso la barista, mi rigiro verso il cassiere e capisco immediatamente che anche loro hanno capito ciò che io ho inteso. Risaluto tutti e tre di fretta ed esco dal locale urtando inavvertitamente contro una sedia alla mia sinistra. Non contento ripasso di nuovo di fronte al bar e cerco gli occhi della cameriera “buongiorno”. Dopo alcuni secondi li vedo, mi vede, saluto, risaluto, sorrido e vado via di corsa alla stazione degli autobus urtando, questa volta, contro un enorme albero alla mia destra. Poi lei esce dal locale per capire se stessi bene o fossi pazzo, e io seguito lungo la mia strada più sollevato, felice e fortunatamente senza più urtar alcuno.Forse in parte ho riparato i dispiaceri che periodicamente mi riserva l’asettica esperienza. Non vi è dubbio che i timorati in realtà erano proprio loro mentre il maleducato in quel bar sono stato io. Allora devo cercare di salutare, devo rispondere al salutare e soprattutto quando sono di spalle in Irlanda ponentina per precauzione è opportuno sempre salutare.Lungo il tragitto per Belfast, 16/08/2015da “L’Irlanda in jazz” di Mohamed H. Kalif______________________________Twice around - Lee Morgan(1964 - Blue note records)Lee Morgan, trombaJackie McLean, sassofono contraltoCurtis Fuller, tromboneMcCoy Tyner, pianoforteBob Cranshaw, contrabbassoArt Blakey, batteria