Creato da mohamed21 il 01/03/2007

Mohamed H. Kalif

Consulente del Lavoro (Email: mhk.consul@gmail.com)

 

 

« QuattroInfortunio in itinere »

Cinque

Post n°372 pubblicato il 17 Settembre 2022 da mohamed21
 

Oggi è il mio non compleanno, mi trovo alle isole Aran, precisamente nell’isola di Inishmore, e sono stato a letto per tutto il giorno. Anche ieri sono stato a letto per tutto il giorno e il gestore del dormitorio in cui mi trovo pensa che io sia malato o portato qui contro le mie volontà. In tutto il dormitorio credo che siamo solo in tre di cui uno è silente, scalzo e da ore in piedi davanti al mio letto. E’ l’unica persona con cui condivido la camerata e dovrei, secondo i trattati della buona creanza, presentarmi ma presumo che in questo caso sia auspicabile procedere secondo i trattati della buona prudenza. Meglio quindi il silenzio e questi sinistri piedi scalzi taglia quarantacinque.
Inishmore: un’isola particolare in cui nonostante il crescente turismo si vive come si viveva qui oltre cento anni fa. Gli abitanti sono lontani da tutto e tutti e accompagnati solo dal gelido vento dell’Atlantico oceano. Il numero complessivo delle persone non supera le settecento unità e l’unico medico di base dell’isola è probabilmente un massimalista. Questo medico è una signora sui cinquant’anni circa che oltre le persone cura anche i cavalli, le mucche, i cani, i gatti e le ultime aquile reali d’Irlanda. Per i galli e le galline non ho una certezza consolidata ma non escludo che la tipica educazione irlandese la porti a dare attenzione anche a quelle teste di legno che urlano al mattino senza motivo. A Inishmore poi c’è Rafael, il gestore di questo isolato dormitorio, e secondo me lui invece non è mai stato curato da nessuno. Rafael ha una bellissima fronte alta e nonostante ciò le malattie hanno provato a colpirlo lo stesso ma lui è riuscito a resistere e poi temerariamente a vincere. Quando sono arrivato qui ero molto tormentato e per l’occasione avevo imparato a memoria la frase che pronunciò il primo cristiano che mise piede sull’isola: “Ma chi me lo ha fatto fare ?” Quell’uomo si chiamava Endeus ed era un monaco che arrivò qui alla fine del quattrocento per trovare un posto sereno in cui diffondere il vangelo. Endeus però non fu accolto bene dai locali in quanto non parlava la loro lingua e dopo mesi e mesi di prediche in un idioma ignoto con ellissi e perifrasi, gli indigeni si innervosirono e lo imprigionarono per quaranta giorni al forte di Aengus. Nonostante ciò Endeus riuscì a resistere affrontando con onore la prigionia, il rigido clima e l’angoscia per il laicismo albergante nel cuore degli indigeni. Dopo aver scontato la pena Endeus riprese con basso profilo l’evangelizzazione e, per sentirsi più protetto, inviò missive annuali a Papa Ormisda per aggiornarlo sui problemi della vita e sull’evolversi della situazione nell’isola. Gran parte di quelle missive iniziali però non giunse a destinazione per l’inefficienza dei mezzi di trasporto irlandesi dell’epoca. E quelle poche che giunsero crearono disorientamento tra i collaboratori del Santo Padre perché Endeus, a cui era stato vietato di parlare il latino con gli abitanti dell’isola, con il passare del tempo si esprimeva sempre più con termini incomprensibili frutto di un singolare misto tra il latino e il gaelico delle isole Aran. Nonostante ciò dalla Santa Sede lo incoraggiavano e gli rispondevano seppur in modo diplomatico e sempre più evasivo. Purtroppo avendo perso il contatto diretto con lui non sapevano cosa gli fosse accaduto in quell’isola martoriata dai venti e anche se non traspariva esplicitamente dalle risposte inviate, a Roma vi era considerevole preoccupazione per la sorte di quel monaco solo bloccato in un luogo lontano e sostanzialmente sconosciuto. A riguardo le risposte della Santa Sede divennero a un certo punto sostanzialmente simili e per precauzione terminavano tutte con un rimembrante “Extra Ecclesiam nulla salus” (Al di fuori della Chiesa non vi è salvezza). Il carteggio tra Roma ed Endeus proseguì senza soluzione di continuità almeno fino a gennaio del cinquecentoquarantadue e poi, per malasorte, Endeus cedette e il ventuno marzo di quello stesso anno morì per colpa del vento.
La frase che pronunciò Endeus al suo approdo qui, dunque, fu conseguenza di un breve momento di sconforto che probabilmente colse anche me al mio arrivo a Inishmore: “Ma chi me lo ha fatto fare ?”.
Rafael deve aver percepito le mie angosce più profonde e penso che la cosa lo avesse turbato. E’ una persona sensibile, forse troppo sensibile, ascolta Johann Sebastian Bach e non è più abituato ai rumori e umori della vita moderna da anni. Egli ormai è un’istituzione a Inishmore essendo il gestore da circa quindici anni di uno dei due dormitori dell’isola. All’inizio era essenzialmente un cuoco, probabilmente un bravo cuoco, un cuoco della scuola degli improvvisatori e del rischia tutto, ma poi col tempo ha acquisito sempre più potere ed è salito ai vertici della scala sociale di Inishmore. Rafael è l’unico che in tutta l’isola parla correntemente inglese, francese, italiano, spagnolo, portoghese e il gaelico. Secondo me è anche l’unico che in tutta Europa parla perfettamente tutte queste lingue ma a Inishmore di questo aspetto credo non siano al corrente per giovanile baldanza. Egli è conoscenza, capacità, intelligenza, esperienza, sensibilità e, come credo potrete certamente convenire, in un’isola di sole settecento persone ciò equivale ai privilegi delle più alte legazioni consolari. E poi, esattamente come Lee Morgan, è un uomo mordace e se Ren Zhengfei fosse intenzionato ad assumere talenti dovrebbe prendere il traghetto da Galway, pagare i diciassette euro di biglietto e sbarcare a Inishmore con una ventiquattrore in pelle umana. Credo che Rafael lo riceverebbe in refettorio e presumo anche che accetterebbe una ragionevole proposta a condizione che Zhengfei trasferisca la sede operativa da Shenzhen a Inishmore. Egli è molto legato a quest’isola e penso che non la lascerebbe per nessun impiego al mondo seppur prestigioso. Il suo motto in questi ultimi quindici anni è sempre stato “se Maometto non va alla montagna allora Ren Zhengfei deve andare dritto e di corsa al refettorio di Rafael”. Sono certo che da Rafael verrebbero fuori idee che “voi umani della terra ferma non potreste nemmeno immaginare”. In questo mondo di concorrenza spietata alla fine vincerà chi si aggiudicherà i migliori e Rafael, anche se la cosa è del tutto incredibile, è qui, a Inishmore, è un migliore e nessuno lo ha ancora contattato. Lui ha internet e anche di ciò nessuno è ancora al corrente. Penso che bisognerebbe realizzare un busto marmoreo che lo raffiguri per esibirlo come trofeo simbolico delle alte vette a cui è giunta la capacità intellettuale dell’uomo moderno. Io comunque a Rafael alte vette non ho riferito nulla riguardo a Lee Morgan e prudentemente prediligo che così sia. Anche se è amante di Bach e della musica classica in generale, lo ritengo una persona estremamente pratica e la questione Lee Morgan potrebbe creare tra noi un’inutile commozione che preferirei evitare. Oltretutto non saprei nemmeno come spiegargli il tutto con le parole nonostante la sua molteplice conoscenza delle lingue di tutti i paesi eccetto il malgascio. Presumo che sia più saggio che lui pensi che i miei due giorni alle Aran siano dovuti a una terribile punizione inflittami per un errore commesso durante la mia attività lavorativa. Forse è meglio che il tutto rimanga così com’è ora, indefinito, confuso e irreale. Domani mattina alle otto prenderò il traghetto per tornare nell’Irlanda grande e molto probabilmente non lo rivedrò per il resto dei suoi giorni. Ritengo infine che una delle cose da fare con maggior attenzione sia quella di non inficiare le credenze delle persone per bene. Rafael è una brava persona e non reputo opportuno confutare convinzioni che si è autonomamente creato al passaggio degli eventi e delle persone di questo sperduto dormitorio. La sua verità gli sarà sufficiente per continuare a vivere sereno, salvo e in pace come ha egregiamente fatto fino a oggi. A Inishmore il signor Lee Edward Morgan è totalmente superfluo.
Inishmore, 15/08/2015
da “L’Irlanda in jazz” di Mohamed H. Kalif
______________________________
Mr. Kenyatta - Lee Morgan
(1964 - Blue note records)
Lee Morgan, tromba
Wayne Shorter, sassofono tenore
Grant Green, chitarra
Herbie Hancock, pianoforte
Reggie Workman, contrabbasso
Billy Higgins, batteria

 

Commenti al Post:
cassetta2
cassetta2 il 17/09/22 alle 10:12 via WEB
Inishmore, l' isola che non si dimentica
 
 
mohamed21
mohamed21 il 17/09/22 alle 11:03 via WEB
Vero....Grazie!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Mr.Loto il 19/09/22 alle 13:36 via WEB
Ho letto con interesse il tuo post (scritto molto bene) e devo confessare che prima di oggi nemmeno conoscevo l'esistenza dell'isola Inishmore. Ora comunque approfondirò l'argomento grazie a internet, Un saluto
 
 
mohamed21
mohamed21 il 19/09/22 alle 18:22 via WEB
Grazie Mr.Loto per i complimenti e per aver letto il post. Se in futuro dovessi avere modo e tempo ti consiglio vivamente di visitarla, è davvero un’isola molto particolare. Grazie ancora, ciao !
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 

AREA PERSONALE

 

ULTIMI COMMENTI

memorabile brano!
Inviato da: maresogno67
il 31/12/2023 alle 18:34
 
E’ vero, hai ragione, uno dei più grandi jazzisti in...
Inviato da: mohamed21
il 05/02/2023 alle 17:43
 
Uno dei più grandi sassofonisti della storia del Jazz, è...
Inviato da: Mr.Loto
il 04/02/2023 alle 19:50
 
Grazie Gianni, e auguri di buon anno anche a te. Un caro...
Inviato da: mohamed21
il 02/01/2023 alle 09:13
 
Buon Anno, Gianni
Inviato da: maresogno67
il 31/12/2022 alle 17:25
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963