Creato da mohamed21 il 01/03/2007

Mohamed H. Kalif

Consulente del Lavoro (Email: mhk.consul@gmail.com)

 

 

« TreCinque »

Quattro

Post n°370 pubblicato il 14 Settembre 2022 da mohamed21
 

Dopo solo trenta ore sono fuggito da Cork e ora sono qui, a Galway, sulle rive di un oceano di cui ritengo di conoscere il nome. Oceano.
Le sorprese però non finiscono mai per buona sorte e quella odierna si chiama Goodluck Soweto. Non so se il nome si scriva proprio così ma dalla pronuncia potrebbe essere scritto in questo modo.
Goodluck Soweto è un signore sudafricano sui quarant’anni circa, sembra una brava persona ed è nell’ostello in cui mi trovo da circa sei mesi. Quando mi ha riferito ciò sono rimasto sorpreso e preoccupato e gli ho subito chiesto se per caso avesse dei problemi in famiglia. Lui non ha risposto al quesito anche se per una frazione di secondo ha avuto un’esitazione per capire se fossi pazzo o un cabarettista dall’inintelligibile umorismo. Non sicuro di quale delle due opzioni si trattasse ha finto di non aver udito e continuato a fare ciò che stava facendo in quel momento: il giocoliere con un cappello fucsia da cowboy. Io però avevo parlato chiaro e sono certo che Goodluck Soweto mi abbia sentito. Mistero della fede a Galway.
Comunque, lui è qui da sei mesi mentre io solo da sei ore e già vorrei scappare da questo posto come è accaduto a Cork. Nei corridoi dell’ostello si incontrano solo turisti tedeschi, soprattutto nei pressi dei bagni, e ridono ad alta voce in modo sincopato uno per volta apparentemente senza motivo. In cucina invece c’è Goodluck Soweto il cui interesse principale nella vita sembra essere quello di reppare. Soweto reppa, reppa in continuazione e lo fa specialmente in cucina che oltretutto è l’unica sala comune di tutto l’ostello. Reppa in un gergo incomprensibile che sembra essere un misto tra un dialetto della periferia di Johannesburg e un irlandese arcaico delle isole Aran. La figlia di Soweto invece si chiama Miriam e mi auguro che almeno lei non reppi nelle cucine degli ostelli. Ho saputo della sua esistenza, del suo nome e del fatto che fosse la sua unica figlia dal vistoso tatuaggio che ha sul braccio sinistro. Ho la sensazione che Soweto non esca mai dall’ostello e forse nemmeno dalla cucina dell’ostello. Sopra uno dei tavoli della cucina vi è il suo telefono, computer, caricabatterie, cuffie e del cibo a sufficienza per sopravvivere sei mesi in caso di carestia. Su due sedie invece ha i testi che utilizza per reppare e sono tutti scritti su fogli che sembrano essere unti di sugo. Pur di farmi prestare un po’ del suo olio di semi l’ho ascoltato reppare per dieci minuti e poi gli ho pure ipocritamente fatto i più sinceri complimenti. Con Soweto è davvero arduo conversare anche se si conoscono i più ancestrali dialetti del Sudafrica. Lui al contrario sembra che capisca sempre cosa dicano gli altri e ritiene che lo stesso debba valere nel senso opposto. E poi apprezza molto i
complimenti
e non a caso dopo quelli ai suoi testi mi ha sorriso e subito dopo il buonissimo olio di semi di altissima fattura prestato. L’ho ringraziato e mentre mi stavo accingendo ad accendere il fuoco decide di mettermi al corrente di un qualcosa che a suo dire era della massima importanza. Prima di parlare di ciò però fa un lungo respiro e con molta solennità dice che un suo grande desiderio è reppare “Il Collodi” di Pinocchio (Forse si è confuso ?). Poi seguita con lo stesso tono solenne chiedendomi se per caso ne ho sentito parlare, se conosco Pinocchio e soprattutto cosa pensi di quest’uomo. Senza darmi il tempo di rispondere alla ridda di domande scatta in direzione dello zaino, prende un pezzo di carta e ci scrive sopra i titoli di due libri che secondo lui sono assolutamente da leggere. Quando termina di parlare gli dico che presumo certamente di conoscere Collodi e sono molto felice per tale evenienza. Altresì esclamo che appena avrò modo leggerò i due fondamentali libri che mi ha generosamente consigliato. Non contento seguito nella captatio benevolentiae affermando che in futuro lui sarà sicuramente in grado di reppare il buon Collodi. “Ci vuole un grande talento caro Soweto e tu un gran talento indubbiamente lo possiedi. Il testo di Collodi è un qualcosa di grandioso ed è alla tua portata. Sei l’unico che in tutta Galway sia in grado di repparlo e sono sicuro che presto lo farai, tu repperai”. Detto questo mi chino di nuovo verso il fornello e metto un po’ di olio nella padella sperando che Soweto mi lasci in pace per qualche minuto. Mentre sono di spalle gli faccio un altro augurio dicendo ad alta voce “Reppare Collodi è una grande idea e mi auguro che la cosa venga fatta il prima possibile. Noi abbiamo bisogno di tal genere di reppazioni definitive”. E poi taccio.
Penso di aver esclamato delle frasi senza senso e mi auguro che Soweto non se ne sia reso conto. Mi sono lasciato andare un po’ troppo alla fine ma con lui credo che si possa fare. Ora però è il momento di continuare a cucinare prima che parli di nuovo di qualche altra stranezza. Prendo l’aglio, lo metto nella padella e purtroppo come temevo Soweto mi interrompe di nuovo. Questa volta però mi pone un quesito molto equivoco e con un tono di voce indagatore e sospettoso mi chiede come mai proprio oggi io fossi a Galway. Non rispondo subito alla sua domanda che purtroppo non pensavo mi ponesse e continuo a fare le mie cose come se non avessi udito nulla. Ho la sensazione che abbia repentinamente cambiato atteggiamento nei miei confronti e ciò non era occorrente. Per un quesito di questa natura non ho al momento sufficienti energie mentali per rispondere e per istinto di autoconservazione decido di non rispondere. Rammento il buon Collodi e gli dico che deve quanto prima reppare il gatto e la volpe. Lui però sa che io ho compreso il quesito e si pone in un’angosciante attesa senza esclamare nulla. Silenzio, no rap e no domande. Dopo qualche secondo mi arrendo all’evidenza e capisco che devo necessariamente rispondere. Per prima cosa faccio un lungo respiro anch’io e per alcuni secondi guardo il muro mentre sono di spalle. Poi spengo il fuoco, mi avvicino a lui e scandendo bene le singole parole dico “Sono qui per onorare i quarantatré anni passati da quella tragica fine. Sono qui per ricordare eventi che hanno valore e nella notte del diciannove febbraio millenovecentosettantadue io ripongo grande valore. Sono sempre qui perché Lee Morgan è morto in quel dì ed è necessario contemplare senza esclamare e mi auguro che tu possa convenire. Al tuo quesito quindi rispondo che sono qui, è vero, ma allo stesso tempo potrei essere altrove perché sul piano della contemplazione non vi è divergenza. Io sono qui, è ancora vero, ma Lee Morgan una volta era lì e ora non vi è più. E anche ciò seguita a esser vero”.
Senza scomporsi per il contenuto e il tono messianico della mia risposta, Soweto annuisce e rimane in silenzio per qualche istante. Non ribatte in nessun punto a ciò che ho detto e mi guarda per qualche secondo per poi, all’improvviso e con una voce squillante, esclamare come un pazzo “Hey man, tu mi piaci, tu mi piaci troppo. Hey man, è esattamente così che si devono fare i viaggi oggi. Hey man, tu mi piaci troppo e ti voglio subito nel mio Stato di Famiglia”. Nel dire ciò urta per errore contro il tavolo facendo rovinosamente cadere il computer, lo zaino, i bicchieri, la cena e tutto ciò che vi era posato sopra. Ma nonostante questo Soweto sembra essere felice e continua a guardarmi compiaciuto per se stesso e per la bellezza della vita.
Non so cosa fare.
Gran parte delle cose che ha detto Soweto da quando l’ho conosciuto, ovvero da meno di un’ora, sono strane ma l’ultima le ha superate tutte in quanto a singolarità. Cosa intende dire con “ti voglio subito nel mio Stato di Famiglia” ? Per caso sta delirando ? Forse ho di fronte un pazzoide e non me ne sono ancora reso conto ? Lui non sa nemmeno come mi chiami e cosa io faccia nella vita ma vuole inserirmi nella sua anagrafe familiare. E poi cosa guadagnerebbe dall’avere me nel suo Stato di Famiglia, io che vivo in Italia e che oltretutto ho già uno Stato di Famiglia. In ogni caso Goodluck Soweto è talmente particolare che forse è l’unica persona di tutta l’Irlanda a cui potessi confidare la commemorazione per Lee Morgan. E lui ha apprezzato, ha apprezzato troppo e forse è andato anche oltre il troppo. Ha apprezzato talmente tanto che ha rovesciato il tavolo e deciso di inserirmi nel suo Stato di Famiglia.
Galway, 12/08/2015
da “L’Irlanda in jazz” di Mohamed H. Kalif
_____________________________
Exotique - Lee Morgan
(1964 - Blue note records)
Lee Morgan, tromba
Jackie McLean, sassofono contralto
Curtis Fuller, trombone
McCoy Tyner, pianoforte
Bob Cranshaw, contrabbasso
Art Blakey, batteria

 

 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 

AREA PERSONALE

 

ULTIMI COMMENTI

Molto bello! ciao, gi
Inviato da: maresogno67
il 30/06/2024 alle 18:38
 
memorabile brano!
Inviato da: maresogno67
il 31/12/2023 alle 18:34
 
E’ vero, hai ragione, uno dei più grandi jazzisti in...
Inviato da: mohamed21
il 05/02/2023 alle 17:43
 
Uno dei più grandi sassofonisti della storia del Jazz, è...
Inviato da: Mr.Loto
il 04/02/2023 alle 19:50
 
Grazie Gianni, e auguri di buon anno anche a te. Un caro...
Inviato da: mohamed21
il 02/01/2023 alle 09:13
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963