molecole

storia di un chimico – dodicesima puntata (le piante da frutto dei colli beneventani)


 (continua dalla storia di un chimico - undicesima puntata) dopo quanto ho scritto nell’undicesima puntata, voglio oggi raccontare, ovviamente per chi è interessato alla campagna, le mie conoscenze sulle piante da frutto del terreno circostante il mio giardino ed, in generale, quelle più diffuse sulle colline beneventane. Cominciamo da quelle esistenti intorno al pozzo (questo pozzo è vicinissimo all’abitazione, poco fuori della recinzione ed è munito di un motore elettrico per il sollevamento dell’acqua). Non è molto profondo, perché la sua altezza è di  soli 6-7 metri, la larghezza media è di un metro e mezzo, ma l’acqua non vi manca mai e riesce a sopperire ai bisogni del giardino ed anche a quelli degli ortaggi, soprattutto i pomodori, durante la stagione estiva. Lo fece cavare mio padre negli anni ’50 del secolo scorso coll’ausilio di due braccianti che squadrarono anche le pietre calcaree che gli fanno da corona. Ovviamente non ritornerò sulle piante aromatiche e sugli ortaggi che circondano il pozzo stesso e che costituirono la materia di un mio articolo a parte,  storia di un chimico – decima puntata (ortaggi ed aromi del sud). A pochi passi dal pozzo si può ammirare un mandorlo, ormai vecchissimo, che dava dei frutti molto duri a rompersi, ma che mio zio Francesco (“Ciccio”) innestò tantissimi anni fa (anni ’50?) con talee di un altro tipo di mandorlo che dà frutti che si rompono colle mani. A dire il vero, non posso dire che di mandorli ve ne siano molti nella mia campagna od in quelle vicine. Ciò perché il mandorlo vuole clima caldo per tutto l’anno e soffre per i grandi freddi, e le colline del Sannio durante l’inverno sono spesso battute dalla gelida bora. Il suo nome botanico è Amygdalus communis. Ha tre sottospecie: la sativa coll’endocarpo duro ed il frutto dolce, l’amara il cui frutto contiene l’amigdalina, la fragilis con l’endocarpo fragile. I fiori, ermafroditi, sono bianchi o leggermente rosati. L’olio di mandorle dolci ottenuto per spremitura del frutto, ricco di vitamine E e B, trova impiego nella cosmesi perché agisce da emolliente delle pelli secche ed anche per fare il latte di mandorla, un eccellente dissetante, ideale per il caldo estivo. È della famiglia delle Rosaceae. Le Rosaceae abbracciano molte specie, come vedremo in seguito, ed hanno 5 petali (le parti che formano la corolla), 5 sepali (le foglioline che costituiscono il calice) e molti stami (organi maschili fatti di antera e filamento che talvolta si trasformano in petali dando il fiore doppio). Il mandorlo va molto bene in Puglia ed in Sicilia. In quest’ultima regione viene festeggiato addirittura (con la sagra del mandorlo in fiore nella Valle dei Templi). È una pianta con poche esigenze, ma preferisce terreni non umidi e non troppo compatti. Le mandorle sono molto ricche di vitamina B1 e B2, nonché di potassio, fosforo e calcio. Ma vi sono pure altre mandorle (le amare) contenenti il glucoside amigdalina (vedere formula in figura 1) pericoloso perché se tali mandorle sono ingerite liberano il mortale acido cianidrico (HCN) al contatto colla saliva. Tuttavia vengono usate in dosi minime in pasticceria (amaretti) ed in campo farmaceutico.
(segue in Facebook 01.10.2012 >> gioacchino boffa  o su Wordpress o su Tiscali)