Carlo Molinaro

Il segno inequivocabile


IL SEGNO INEQUIVOCABILEQuando ero un ragazzo timido testardo e tardo - cioè ero come adesso, però un po' di più - e non sapevo mai come provarci con le ragazze, certe volte sognavo che ci fosse un segno convenzionale universalmente accettato per dire «mi piaci, ti bacerei e farei l'amore con te». Ora lo so che i più scafati smagati navigati, ovvero i più empatici e intuitivi fra voi mi diranno che in pratica esiste, basta saperlo esprimere e vedere. Eh no, io sognavo un segno chiaro, inequivocabile anche per i non scafati e non empatici e non intuitivi: un segno che se lo fai vuol dire quello, sicuramente quello. Inoltre, doveva essere un segno accettato, praticabile sempre, un segno per esprimere un dato di fatto, senza fastidi o problemi, in qualsiasi circostanza. Faccio un esempio. Cammino per strada e incrocio una che mi piace, che la bacerei e ci farei l'amore: non so voi, ma a me succede anche così, passando, dopo tre o quattro decimi di secondo di frequentazione. Ecco, mettiamo che lei è accompagnata da un padre e un marito e un fratello tutti e tre pugili o ex pugili (a volte succede: dicono gli psicologi che a volte una si sceglie un marito simile al padre; quanto al fratello, può avere seguito un'abitudine di famiglia, una famiglia di pugili): io il segno glielo faccio lo stesso, e nessuno ha niente da ridire, è solo la comunicazione di un dato di fatto, lei e i pugili sorridono e cordialmente mi salutano. Chiaro che probabilmente in quel caso lei mi farebbe segno di no (ovviamente deve essere previsto un segno di risposta, altrettanto chiaro, direi triplice: sì / no / forse, te lo dico domani) - oppure invece sarebbe quel giorno la grande svolta della sua vita e mi farebbe segno di sì e i pugili dovrebbero ritirarsi di buon grado, perché in uno Stato libero una donna fa quello che le pare. Ecco, sognavo una cosa così. Lo so che è un sogno stupido, vabbè. Tutte le volte che ho provato a dare un bacio a una ragazza o a una donna per la prima volta (evento che si è verificato nella mia vita un tot di volte, la prima il 7 agosto 1972, l'ultima a tutt'oggi il 10 febbraio 2012: parliamo dunque di un arco di 40 anni) non sono mai, mai, mai stato sicuro di non ricevere in risposta uno schiaffo: fino al momento in cui le labbra si toccano e sento che lei ha le labbra contente io non sono sicuro. In realtà uno schiaffo non me l'ha mai dato nessuna; e soltanto, direi a occhio e croce, una su cinque ha spostato la testa o s'è ritratta per negarsi: dunque l'ottanta per cento dei miei tentati baci sono riusciti baci. Ma questo non mi toglie neanche un grammo d'insicurezza, perché ogni giorno e ogni donna è tutto un mondo diverso, ho sempre l'ansia del misterioso inesplorato e se questa sia una sfortuna o una fortuna ci penserò domani. Probabilmente per questa incapacità di sapere prima (intuire, empatizzare, percepire?) da ragazzo sognavo quel segno inequivocabile con altrettanto inequivocabile risposta. D'accordo, era un sogno stupido. Che poi non è che risolvesse tutto, perché se m'innamoro e faccio il segno inequivocabile e lei risponde inequivocabilmente no io col cazzo che mi rassegno: ci riprovo e siamo alle solite. A questo proposito avrei dovuto anche immaginare, da ragazzo, una regola consuetudinaria accettata sulla reiterabilità del segno. Cioè se io le faccio il segno inequivocabile e lei risponde no dopo quanto tempo posso sperare che magari ha cambiato idea e riprovarci? Sette giorni? Un mese? Un semestre? Un anno? Questo da ragazzo non me l'ero chiarito. Sì, che sarebbe un po' come per i referendum abrogativi, che se vince il no (il no, attenzione, non l'astensione) la legge non può più essere referendata per cinque anni - ma dopo cinque anni si può riprovare a raccogliere le firme eccetera: il no del popolo sovrano scade in cinque anni, quello di una ragazza non so. Vabbè, cazzate. Era il sogno di un ragazzo insicuro timido testardo e tardo, era il sogno di quand'ero come adesso, però un po' di più. (È meglio segnarsi sogni che sognarsi segni.)