Carlo Molinaro

Non fate la guerra fate la guerra?


NON FATE LA GUERRA FATE LA GUERRA? Riflessione a ruota libera. Il sesso come guerra forse è nel DNA, ma noi esseri umani dovremmo, secondo me, un po' superare la cosa. Certo, è nel DNA: gli animali lo usano come strumento di dominio, prima che per la riproduzione. I cani s'inculano fra maschi per stabilire una gerarchia, la femmina montata viene sottomessa. C'è lotta feroce per conquistare la femmina (e - in modi diversi - per conquistare il maschio). Lo scopo è la propagazione del proprio patrimonio genetico, cioè la vittoria del proprio io. In natura non c'è il minimo nesso fra il sesso e una qualche forma di amore o simpatia (anche perché in natura l'amore e la simpatia non esistono: esistono solo funzioni). Per millenni l'uomo non è che sia andato molto oltre. Anche per l'uomo il sesso è stato guerra di dominio, di conquista, di potenza. Il vocabolario lo dice bene: quasi tutti i verbi popolari che indicano l'atto sessuale hanno un senso metaforico di furbesco truffaldino dominio sull'altro: fottere, ciulare, fregare, chiavare, trombare, eccetera. E «metterlo in culo a qualcuno» vuol dire sconfiggerlo, batterlo, sopraffarlo. E di uno a cui non funziona il pene si dice «impotente», parola in sé molto generica ma diventata molto specifica: non la si usa per uno a cui non funzionano (non hanno potenza) altre parti del corpo, non so, un sordo o un paraplegico per esempio. Un tipo dominante, vincente, deciso e coraggioso, magari anche un po' cinico e spietato, è uno che «ha le palle» (lo si dice persino, a volte, di una donna). E un verbo considerato quasi eufemistico (!) per l'atto sessuale di un uomo su una donna (oggi sta andando in disuso, credo, ma da poco) è «possedere». Che, se ci pensi, è una cosa tremenda. «Su quel divano quella sera l'ho posseduta» - a me sembra proprio tremendo, forse ad altri no. Gli umani maschi ancora lottano in vari modi fra loro per la conquista della femmina, e le umane femmine si mettono molto in competizione per la conquista del maschio.  E il maschio che si astiene dal corteggiare una ragazza fidanzata con un altro non vede la libertà di lei di fare l'amore con chi le pare, ma vede il diritto di possesso di un collega maschio, che va rispettato. Oppure cerca di «farla sua» rubandola all'altro, che diviene «cornuto», sconfitto... inculato. E le femmine fanno all'incirca la stessa cosa, catturare un maschio sottraendolo alle altre femmine - mica condividerlo. È tutto un prendere, afferrare, fare proprio, sconfiggere concorrenti. Peggio che nel mondo finanziario. È un lessico di guerra. Se l'amore è questo, la frase «non fate la guerra fate l'amore» è metadone. Forse non c'è niente da fare. Forse il sesso funziona meglio con la violenza, la violenza «ce l'ha duro» (si vedano taluni slogan). Due mie ex fidanzate e tre o quattro amiche mi hanno confidato di avere avuto la loro iniziazione da maledetti fascisti che, senza troppe esitazioni, hanno superato tentennamenti, barcollamenti emotivi, incertezze, tenerezze dei «compagni»... E certo, se uno «ce l'ha tenero» ci va un bel po' più di pazienza e confidenza e vicinanza ad arrivare là, e magari quell'altro, che «ce l'ha duro» già come punto di partenza, sorpassa. Fortunatamente le due ex fidanzate e tre o quattro amiche il fascista deflorante l'hanno mollato tutte dopo qualche mese (mentre un secolo fa ci sarebbero rimaste inchiodate per la vita) ma la faccenda resta significativa. E allora? O si accetta che il sesso non c'entra niente con forme di amore, neanche per il genere umano, che è come per tutte le altre bestie, che si combatte e si fa strage per catturare la femmina (o il maschio) e trascinarlo nella propria caverna, agitando la clava vittoriosa minacciosa verso ogni altro maschio (o femmina) e basta, è così e sempre così sarà. Oppure si cerca di andare oltre, verso un sessamore (amor sessuale) fra persone che si piacciono, si cercano, o si respingono (questo è inevitabile) - ma non si accalappiano, non si possiedono, si lasciano libere della libertà che secondo me è costitutiva della persona, della vita, e che non può non comprendere altri amori, altro tutto. Un sessamore non guerra, non competizione, non possesso: allora sì che la frase «non fate la guerra fate l'amore» assumerebbe un valore di contrapposizione fra due cose ben distanti, e non quasi uguali come di fatto sono se l'amore è una guerra. A me sarebbe piaciuto, mi piacerebbe, andare oltre quel rudimentale residuo di preistoria: non riesco a vedere vera felicità dietro la porta chiusa della famosa capanna dei due cuori, proprio non ci riesco, non c'è gioia nel chiuso, nell'impedito. Anche il giardino più bello diventa orribile e angoscioso se, entrato che ci sei, senti chiudere il cancello alle tue spalle. Ma forse non c'è niente da fare, la guerra sessuale è nel DNA e sempre ci sarà, è la violenza che lo fa venire duro, è il possesso; l'orgasmo rimane l'urlo di guerra dell'io propagato contro ogni «noi». Tutto il resto è illusione. I ragazzi, ancora oggidì, prima di approcciare una ragazza si informano se è «libera», cioè se non è proprietà altrui, di un altro maschio da rispettare ritirandosi o aggredire per rubargliela. E se poi invece a lei va bene stare con più d'uno, allora perde valore, non è più una lucente esclusiva Ferrari ma un mezzo pubblico, un tram. Casualmente, noto che ho sempre amato i tram, fin da bambino, e non mi è mai fregato niente delle Ferrari. Sarò strano. Sì, forse ogni illusione di cambiamento è appunto solo illusione. Il «cuore» non ha tutte quelle stanze che dice García Márquez, è una feroce rombante aggressiva arrogante monoposto. E ha sulla porta il segnalino «libero/occupato». Come un cesso. Bah! Mi piacerebbe che la profezia dei Maya oggi si avverasse, sì, ma nel senso della fine di «quel» mondo, e dell'inizio di un altro, dove fare l'amore è pace e libertà. Ma ci spero pochissimo. Quasi niente. L'illustrazione è un particolare di un disegno di Giuseppe Scalarini (1873-1948): «La guerra» (7 agosto 1914).