Carlo Molinaro

Due poesie di questi giorni. No, una sola; l'altra no.


CAMMINANDO INSIEME UNA DOMENICA FRA LE RISAIE                                      a C. Sono tutti uguali e sono tutti diversi questi fossi fra le risaie in cui saltano le rane spaventate dai nostri passi. Non so dirti se sono stato qui: da ragazzo ho girato in bicicletta non so quante stradine per gli argini e le rogge, i ciglioni e le chiuse, da un filare di pioppi a un platano appartato. Con l'afa o con il vento pedalavo da solo fantasticando a sangue: per ogni filo d'erba un filo in sogno, per ogni suono d'acqua un mondo nuovo. M'infastidiva incontrare persone: mi sembrava che con i loro piedi - camminavano come non vedessero - alla terra facessero del male: male di donna presa in un bordello, prezzata come un mobile o un lavoro. Tu invece hai piede leggero: tu sai guardare e non far male e posso amarti senza staccarti dalle cose, amarti su queste sponde fragili dello scenario che sai fare tuo: tu mi vedi nel paesaggio mio. Così t'abbraccio in uno spazio dove forse mai prima ho abbracciato qualcuna. NON MI VIENE UNA POESIA                                      a E. venerdì scorso ho cenato lì al Kombu Sushi dove hai lavorato tu fino a qualche mese fa (non so se ci torni dopo la maternità) e ovviamente ti ho pensata però non mi viene da scrivere una poesia (tranne fosse una poesia questa che sto scrivendo - ma non mi sembra - proprio no) sì ti ho immaginata dietro il bancone come una volta ti ho vista dalla vetrina veloce senza fermarmi perché non fosse stalking ti ho pensata e immaginata e sento tutte le cose il vuoto il desiderio la tenerezza l'ansia e volendo evitare la parola amore non vederti e non saperti rimane una lama tagliente sento tutte le cose non è mica che non le sento più ma niente niente poesia qualcuno potrebbe dire addirittura che è un bene non scriverne più per te è un segnale di possibile futura guarigione ma forse invece è un male non riuscire più a sfogarmi neanche così non so fatto sta che una poesia non mi viene