Carlo Molinaro

Post N° 1223


PETIT ALBATROSNon era per un perfezionismo che da ragazzino al primo errore, spesso già nella prima riga o nella seconda, buttavo via il foglio oppure addirittura il quaderno, con severi rimproveri economici (quelli ecologici non erano stati inventati) da genitori, maestri, professori e qualche passante, di quelli che trovano sempre una ragione al gusto di una critica. Io stesso, allora, credevo che fosse per un perfezionismo, perché non sopportavo l'imperfezione ineliminabile, orribile, che sarebbe rimasta visibile sotto il tratto di penna a cassarla o nella grezza abrasione della gomma. Ora mi accorgo che no, che era un alibi che raccontavo a me stesso. La verità era che dopo una o due righe odiavo il foglio o il quaderno sempre e la rabbia produceva l'errore che serviva da pretesto per buttarlo. Lo odiavo perché sapevo, pur senza sapere di sapere, sapevo che in quel ridicolo angusto confine di margini, di pagine, di righe, di parole la spinta infinita del mio desiderio si sarebbe storpiata, come una grande sinfonia ridotta a gracchiarsi in un giradischi giocattolo, trastullo di bambini saputelli.