Carlo Molinaro

Tre poesie dal balconcino il 20 luglio 2014


Tre poesie dal balconcino il 20 luglio 2014. Accompagnato da Daria Spada, Maksim Cristan e il Ding Dong Duo. Inedite le prime due, pubblicata nell'e-book Le cose stesse la terza.  CERVANTES«Odio Cervantes perché dice che Dulcineaè una (di facili costumi) servetta:tradendo Don Chisciotteche sa la verità» -- così cominciò a parlareal terapeuta, con difficoltàil paziente a cui diagnosticavanouna strana forma di dislessia emotiva:lui non parlava né capiva la lingua degli altri.«Lo ammetto, dottore, fin da bambinoparole come pugnimi arrivavano in faccia: erano tutti pazzi:chiamavano puzza un odore eccitante della pelle,o tinello lo spazio dove costruivo castellio volgari certe donne che già mi scaldavano l'anima.Pensai ben prestoche con loro non avevo niente in comune:cominciai a ignorarli e a costruire una mia linguache potesse descrivere un po' megliola realtà».«La realtà» -- disse il terapeuta, e il pazientenon capì se annuiva, commentava o domandava(non capiva mai niente) ma comunque: «La realtà» -- gli confermò.E aggiunse: «Non erano nemmeno soltantole parole. C'erano i gesti, c'erano i cenniambigui e quasi sempre fuori tema:mi sentivo continuamente deriso.Raccontavo una meravigliae vedevo sollevarsi, scettico, un sopracciglio:allora subito tacevo. E lorogiocavano, come il gatto col topo, a non farsi capire:un ragazzo della scuola aveva un mododi schioccare la linguache non capivo se era un sì o era un no:un giorno mi feci coraggioe glielo domandai, e luiper prendermi in giroschioccò una volta e disse "questo è sì"poi schioccò uguale e disse "questo è no"e io sempre più mi allontanavodentro un mio mondo luminoso e chiarodove poter chiamare bellezza la bellezzalontano da quei lorooscuri giochi di gesti dozzinali».«Quindi lei visse in modo molto solitario?»disse il terapeuta e questa volta parveuna domanda effettiva, per cui rispose: «Sì».Dopo un silenzio aggiunse: «Stavo beneda solo, avevo serenamente rinunciatoa cercare amici: nel tempo libero giravoper conto mio, a guardare le cose:gli insetti scattare sull'acqua dei fossi,i treni passare, le foglie marciresenza la rabbia di dover soffrirele beffe sgarbate che su queste bellezzespargevano gli altri, gonfi e tronfidi non so quali loro certezze».«E poi?»«E poi accadde che mi attrassero le ragazze:mi attrassero in un modoche non mi bastava soltanto guardarlecome gli insetti scattare velocisull'acqua limpida dei fossi in campagna:dovevo, con loro, fare delle cose».A questo punto il paziente e il terapeutasi guardarono, consci entrambi che sarebbestato lungo il percorso. Prima di salutare,fissata la seduta successiva,disse il paziente: «Sa qual èla cosa più terribile? È che spesso Dulcinea,proprio lei, Aldonza Lorenzo,è d'accordo con Cervantes: non saneanche lei la verità».Era ora di chiudere lo studio:il dottore spense il computer, rimisedei fogli in un cassetto, uscirono insieme,passarono in un bara bere un caffè. LUNG TAti allontani da meperché mi vedi presoda grandi buferecome da minime brezzee non puoi trattenermimentre in archi brevi o vastioscillocome un cartiglio coloratodi preghiera tibetanae forse non sai chequesto perenne sventolareè la condizionenecessariaperché in meci sia scritto qualcosa MENTRE TI SPOGLIMentre ti spogliil tuo vestitomi fa vento ai peli della gambaè una sensazione piacevoleè come certe volte su certi pratidove sono stato o me lo sono sognatoallora apro gli occhi e colgoil finale del tuo spogliarellopoi li richiudo abbracciandoti nel lettotanto ti vedo ugualeocchi aperti occhi chiusisul tuo corpo le mie bracciale trovo dove immagino che sianotu sei come ti immaginoo ti immagino come seiperché ce l'hai fatta ad entrarenel paese di cui so la linguail paesedove immagino ciò che èdove l'amore c'è.