Carlo Molinaro

È che tu donna


È CHE TU DONNADisse il pazzo: «È che tu donna ["tu" nel senso di moltissime di voi: è un TFR (Tu Femminile Retorico)] la intendi sempre o quasi sempre diversa da come io: le cose che per me sono icone sacre di celeste meraviglia (per esempio una foto di te nuda) o rituali magici che generano bellezza (per esempio camminare per mano su un prato) - per te è diverso. Cioè, prevalentemente diverso. Partendo dalla seconda che ho detto, se per me camminare mano nella mano è prevalentemente un rituale magico da te e me officiato generante bellezza e gioia, per te invece quello stesso camminare è prevalentemente un comportamento fra noi generato da una preesistente situazione relazionale. C'è differenza, avrai notato, nei tempi del participio: per me quel camminare è prevalentemente generante, per te è prevalentemente generato. Ho detto "prevalentemente" perché non dubito che anche per te quel camminare sia almeno un poco generante bellezza; e di certo anche per me è generato da una preesistente situazione relazionale, non fosse che perché non posso prendere per mano la prima che passa: molte volte, in verità, io lo farei, ma loro, le passanti, non concordano su questa cosa. Quindi è questione di "prevalentemente" ma è un "prevalentemente" che ha un certo peso, perché a me il tuo ridurre il magico rituale a una conseguenza relazionale m'avvilisce un poco, lo trovo prosaico, troppo freddo e razionale, mentre a te ti avvilisce il mio vederlo come rituale magico a sé sufficiente, praticamente non legato a niente. Sulla prima che ho detto, la foto di te nuda, per te di solito è o un semplice lavoro da modella se fai la modella, o una confidenza d'immagine concessa per una preesistente situazione relazionale (cioè è come il camminare per mano) se ti fai fotografare in quanto amica o fidanzata: in nessuno dei due casi comunque è icona sacra di celeste meraviglia da mostrare ovunque a chiunque con assoluta fiera coscienza di diffondere bellezza di natura divina. Per te è una cosa molto più prosaica, riservata, limitata, è una cosa da usare in certi modi e casi: e a me questa riduzione a un uso m'avvilisce, mentre a te t'avvilisce se affiggo la tua foto a Porta Nuova per il bene di tutti i viandanti. Sono sensibilità moltissimo diverse, e questi che ho fatto (la mano nella mano e la foto di te nuda) sono solo due esempi: in altri mille casi della vita abbiamo sensibilità moltissimo diverse. Ma dai, va bene, ormai son quasi vecchio, quasi ormai senza quasi, è andata così, tiriamo a campare. D'altronde forse non ci siamo capiti fin da un buon mezzo secolo fa: le femministe annisessanta quando dicevano di bruciare il reggiseno io intendevo che mostrassero a tutti, libere, le tette: non che mettessero, al posto, quei deformi maglionazzi intessuti di tristezza». Così disse il pazzo a un'ipotetica donna che s'inventava ascoltarlo: e andò in cucina a mangiare uno yogurt.