Carlo Molinaro

XXV aprile


XXV APRILE Io che sono nato solo otto anni dopo quando nell'aria erano grezzi ancora entusiasmo e rancore e durezza nei baveri e parole gridate e parole trattenute e sguardi veloci a colpire e allontanare - e stavano nascosti nelle profondità vietate degli armadi più oscuri i fazzoletti rossi e le camicie nere mio padre soldato mio zio partigiano nessuno dei due mi ha mai raccontato - è anche per questo che per me il pudore non ha nessuna tenerezza, ha timore - del vecchio combattente mi ritrovo ad ascoltare le cose che nemmeno oggi dice le sento a una a una come lame - come quel lento mormorare fra sezioni e sagrestie lo sentivo così, senza volere nel rumore dei raggi della mia bicicletta e la storia corrotta si spaccava come il fango che dissecca a mal celare la permanenza putrida delle menzogne, con i nuovi potenti che erano gli stessi - io questo e altro senza mai guardare confuso in segni ambigui intravedevo, questo e altro, io bambino così disincantato da non volere uscire dall'incanto.