Carlo Molinaro

Cari fori


Il mio amico Franco è un bravo poeta ed è abbastanza «pazzo» - anche in modi specifici che gli sono stati variamente diagnosticati nella varie fasi della sua vita (ha quattro anni meno di me) - ma stavo pensando stamattina che è forse l'unico uomo (maschio) che non mi ha mai deluso (ferito) con discorsi di un certo tipo sulle donne, quei discorsi arcaico-banal-violento-patriarcal-qualunquisti avverso i quali ho (certo anche per patologie mie) una profonda nausea (ed è un tema su cui - ne sono consapevole - ho annoiato il mondo intero). Discorsi che a volte, con desolazione, trovo uguali in chiacchiere di ventenni del 2015 e in orribili trattatelli di gesuiti del Seicento.Recentemente Franco mi ha raccontato di avere fatto sesso con una piacevole ragazza e che era tutto bello tranne per il fatto che lei voleva la penombra e a lui invece piace farlo in luce piena, in modo che siano bene rischiarati e visibili i «cari fori». Ha scritto proprio così, «cari fori». Si tratta, è chiaro, della fica e del culo. E immagino, al sintagma «cari fori», reazioni che vanno dal sorrisetto al riso sguaiato.E invece no, ragazzi, c'è in quelle parole una dolce infinita appropriatezza. «Cari fori» sta nello stesso registro linguistico di «i capei d'oro a l'aura sparsi» e di «gli occhi tuoi ridenti e fuggitivi». Sta cioè dove deve stare, sta nella soave libera tragica sacralità del corpo, del sesso, dell'amore, che include capelli, occhi, culo e tutto. Che include in un religioso aperto emancipato rispetto tutti i corpi e tutti i rapporti e tutte le modalità e tutte le visioni, da "Romeo e Giulietta" al più consumato dei pornazzi.La schizofrenia «del» corpo induce una schizofrenia «dei» corpi e poi delle persone. La donna dell'occhio (angelo) e la donna del culo (puttana): ciarpame remoto che però sempre riaffiora: in forma lieve (ma non così lieve) nelle battute dei ragazzini, in forma grave nelle minacce dei neo-califfi che vorrebbero che la donna «onesta» mostrasse appunto solo l'occhio. Eppure, per la scienza, per la fisica, occhio e culo sono entrambi fuggente materia da putrefazione. Cibo per vermi i «cari fori» come «gli occhi tuoi ridenti e fuggitivi». E, già prima dei vermi, incartapecoriti e afflosciati dalla vecchiaia gli occhi come i culi.L'illusoria ma unica e decisiva salvezza è nostra pura invenzione (ossia, appunto, illusione, cioè umanità): arte, amore, sentimento, pensiero che «illumina d'immenso» il mattino, il tramonto, la città, il sorriso, i capei d'oro, i cari fori.La salvezza non è distruggere il recinto del sacro, unico ragionevole approdo dei nostri deliri, ma è allargarlo, allargarlo, allargarlo fino a comprendere tutto e a non essere più, dunque, recinto. Non sottrarre al divino gli occhi ridenti e fuggitivi, ma includere nel divino i cari fori. L'esatto opposto, forse, di un certo cinismo, di un certo sarcasmo modaiolo che pervade la sussiegosa letteratura contemporanea. E che finisce, sempre, a riclassificare le donne come poteva farlo un gesuita del Seicento - che magnifico progresso, miei giovani autori!Franco è uno dei pochissimi a capire senza sforzo che la ragazza amorevolmente contemplata mentre cura un'esile piantina in un vaso su un balcone è la stessa che (amorevolmente contemplata) prende un cazzo davanti e uno dietro in un'orgia o (amorevolmente contemplata) vende sesso per cento euro in un night di periferia. È una donna, è una persona, fa quel che fa, se la amo è meraviglioso tutto quello che è e che fa: gli occhi che osservano e ridono, le mani che curano la piantina o curano cento cazzi, il soffice volo dei capelli, il largo pervio culo, i cari fori, i discorsi leggiadri o corrucciati, gli impegni, le spalle, il portamento.Alla fine è qui la liberazione: in uno sguardo che amorevolmente contempla e quindi naturalmente «lascia essere» - perché, affascinato, non ha motivo di cercare o creare limiti. Sta forse qui il punto di contatto, sempre così difficile, forse impossibile, fra amore e libertà. E sta qui forse anche la vera realizzazione degli slogan femministi: né puttane né madonne finalmente solo donne. Stanno qui, forse, tante cose semplici e difficili.Credo che ruberò «cari fori» a Franco per una qualche mia futura poesia. Mi piace, e fra poeti seri si fanno, liberamente, questi scambi. La proprietà letteraria riservata è dei tristi burocrati. Di me prendete sempre liberamente tutto quello che vi serve.