Carlo Molinaro

Chi sono i miei colleghi


Poco fa sull'autobus 1 mentre andavo a prendere un lavoretto in una casa editrice una bella signora bionda mi ha chiesto un'informazione, e poi ha attaccato bottone. Mi ha fatto notare che l'autobus era bello pulito. Perché lo puliscono loro. La cooperativa dove lavora lei. Ci sono diverse cooperative, diverse per ogni deposito di autobus. Quella dove lavora lei è la migliore. "Passiamo dappertutto con il detergente e il disinfettante. Mica come certe altre cooperative che danno un colpetto di straccio e via. La differenza si sente". Aggiunge orgogliosa: "I pullman per le olimpiadi li hanno fatti pulire a noi, anche se la cooperativa di via Nizza sarebbe stata più vicina. Eh, hanno verificato, e hanno scelto noi". Poi sospira: "Ma certo con questo sistema delle cooperative non sai mai com'è. A gennaio e febbraio ho preso 1200 euro, ma questo mese non arrivo a 500. Mi tocca girare qua e là". Esito un attimo, e poi le rispondo: "Anch'io all'inizio dell'anno ho avuto molto lavoro. Una cosa di fino, fatta rapidamente e bene. Poi però per due mesi niente. Adesso vado a prendere un altro lavoretto". Mi chiede in che settore, e le dico: "Editoria, libri". Sorride complice: "Eh, è così. Io sono iscritta al sindacato, ma non c'è niente da fare". Ci intendiamo perfettamente, finché scendo alla mia fermata e penso che ho chiacchierato con una collega. E con una della mia classe. Forse è qui che sta nascendo una nuova classe sociale, quella che forse saprà anche lottare, al posto del proletariato ormai dissolto nelle nebbie della cultura piccoloborghese. Puoi pulire gli autobus o puoi pulire le frasi di autori distratti per libri eleganti, e puoi essere orgoglioso di come pulisci quegli autobus e quelle frasi: orgoglioso, a testa alta. Ma se prendi quattro o cinque euro all'ora netti (è la paga sia per gli autobus sia per i libri), e non sai se e per chi e quanto lavorerai il mese prossimo, appartieni alla stessa classe, alla stessa compagnia. Non saprei bene come definirla, questa nuova classe sociale, ma esiste. Forse è semplicemente la classe di chi lavora bene e ha voglia di fare cose ma non ha in mano le leve del grande macchinario tritatutto, nemmeno le levette piccole, quelle riservate ai leccaculo e agli ignavi più comodi. Di chi è serio e anche un po' orgoglioso, ma prima o poi, chissà, avrà voglia di buttare un po' di ghiaia in quegli ingranaggi. Anche se non si sa ancora nemmeno da che parte incominciare. Magari ditelo a Prodi. O non diteglielo, che è lo stesso.