Carlo Molinaro

La mauvaise graine


Pensavo ancora a che cos’è un blog. Normale, l’ho aperto solo da tre giorni, è la fase in cui uno si interroga. Tranne quelli che prima s’interrogano e poi fanno le cose, più saggi, ma io no, io prima faccio le cose e poi penso se era il caso – per me è l’unica via possibile, perché se ci penso prima poi non faccio niente – vale anche per sposarmi, mettere al mondo un figlio, prendere un lavoro, eccetera.Un blog è un contenitore. Quelli di personaggi famosi (Beppe Grillo per esempio) o di organizzazioni sociopolitiche probabilmente servono anche a organizzare appunto movimenti sociopolitici. Ma io non sono un personaggio famoso e non ho questa intenzione. Credo di intendere il blog, questo blog, come una specie di lettera rivolta a chi ha voglia di leggerla. Chi mi conosce sa che di lettere ne ho sempre scritte molte. Il mio epistolario (se qualcuno l’avesse conservato: io no di certo) occuperebbe più volumi di quello del Mazzini, che pure è stato stampato in una quarantina di tomi. Certi giorni la mia cassetta della posta riceveva anche cinque o sei lettere. Quasi tutte colorate, con disegni e ornamenti, quasi tutte di ragazze. Sì, intendo lettere di carta con il loro francobollo – ormai bisogna precisarlo. Le più belle in assoluto sono state quelle di Diletta, fra il 1993 e il 1996. Anche se ci vedevamo e facevamo l’amore, ci scrivevamo magari tre lettere nello stesso giorno, addirittura.Adesso succede molto meno. C’è la posta elettronica ma non è la stessa cosa. Dai, su, tu, chiunque tu sia, magari scrivimi, oggi l’affrancatura è 60 centesimi, abbordabile, meno di un caffè, e l’indirizzo è via Pinelli 34, 10144 Torino. No, non hanno intitolato una via a quel Pinelli volato dalla finestra della questura, questo è un Pinelli uomo politico dell’Ottocento.Per un lungo periodo lettera, caffè, giornale e biglietto dell’autobus hanno proceduto a prezzo uguale. Per molti anni erano tutti a 50 lire. Poi si sono ritrovati insieme ancora a 100, a 150 lire. Questi discorsi mi fanno pensare che non sono più un ragazzino. Vabbè. Adesso sono più sparpagliati: lettera 60 centesimi, caffè prevalentemente 80 centesimi, giornali perlopiù un euro, biglietto dell’autobus a Torino 90 centesimi ma lo vogliono aumentare con la scusa della metropolitana.Il blog insomma per me è uno spazio libero in cui divagare. Non mi preoccupo di destare l’interesse di qualcuno. È una lettera a un destinatario imprecisato. Ecco, oggi almeno la penso così. Ieri sera alla stazione di Vercelli ho incontrato ben tre persone. Strano perché di solito non incontro nessuno, la mia città natale mi è diventata abbastanza estranea. Ma ieri ho incontrato un compagno di scuola (eravamo insieme nella stessa classe alle elementari e anche alle medie, poi al liceo in classi diverse) che mi ha pure chiesto una copia del mio romanzo Io sto come mi pare. È esaurito, forse lo ristamperanno quest’autunno ma non è sicuro. Ho ancora un po’ di copie mie d’autore, se qualcuno ne vuole me lo dica.Lui fa l’avvocato quindi dovrebbe passarsela bene ma adesso non tanto, dice che c’è crisi, poco lavoro e poi non lo pagano. Eh, la crisi c’è. Anch’io sono sempre senza soldi. Pazienza. Non mi lamento troppo. Non sono mai stato un arrapato del lavoro, lo faccio bene, credo, quello che faccio, ma sono così svagato, adesso sono le nove passate e sarebbe meglio essere già al lavoro anziché scrivere nel blog. Lavorare in casa senza un orario preciso è un vantaggio ma anche uno svantaggio: il cartellino da timbrare mi costringeva, quand’ero travet; adesso rimando, e poi finisce che lavoro ancora alle tre di notte.Poi ho incontrato una bionda poetessa con il marito, che era lui mio compagno di scuola, non di classe perché è di due o tre anni più giovane. Con lei faccio il LovePoetry!Tour, che lo trovate fra le pagine amiche di questo blog.Sicuramente sbaglierò qualcosa, io con la privacy (parolaccia inglese: come facevamo prima di importarla?) ho già fatto casini a volte, e questo, il blog, è un luogo a rischio. Devo ricordarmi che può leggere chicchessia. Ma starò attento. Pochi nomi! Una frase come «ieri sera ho fatto meravigliosamente l’amore con Xxxxxx» potrebbe creare problemi con, secondo i casi e le età, i genitori, i figli, i fratelli, i fidanzati o i mariti di Xxxxxx. Già mi hanno fatto notare che nel mio libro di poesie La parola rinvenuta ci sono parecchie dediche con nome e cognome e qualcuna sta in capo a poesie dove si capisce fin troppo bene quello che è successo. Ma insomma la poesia è un po’ una zona franca... o no? Certo l’amore libero è rimasto fra i sogni, e bisogna un pochino distinguere i sogni dalla realtà, anche se non sempre, non proprio sempre.Sta piovendo davvero a dirotto su Torino alle 9.26 del mattino del 7 giugno 2007.Una mia amica-amore mi ha scritto recentemente una poesia che parla di questo, dell’amore e dei sogni, e voglio citarne almeno i primi versi: Non sminuire troppo / questo amore / non sarà sogno / è vero / ma è pelle sulla pelle / è abbraccio / in giorni dove non c’è abbraccio. Ricevere poesie dedicate a me è raro, di solito sono io quello che le scrive. Questa è molto bella.Ma non sempre è vero che l’amore vissuto concreto si oppone all’amore sognato. Per fortuna non sempre. A volte il sogno precede, a volte si effonde dopo, a volte accompagna, a volte segue. Quei due o tre che conoscono bene la mia poesia sanno che non sono di quei poeti lagnosi che scrivono solo per quelle che non gliela danno. Chiaro che scrivo anche poesie di corteggiamento, di desiderio non (ancora) appagato; ma tante mie poesie sono per l’amore appagato, contento, vissuto, pieno. Dato che prenderò probabilmente l’abitudine di spargere qui mie poesie, ve ne offro una d’amore contento, tratta da Sospeso sogno e poi ripubblicata nell’onnicomprensivo La parola rinvenuta. Poi mi metto a lavorare, che se no è inutile che mi lamento che non ho soldi. Poi adesso non so perché mi è venuta in mente una bellissima canzone di Léo Ferré, La mauvaise graine, il testo dovrebbe essere qui http://perso.orange.fr/scl/Lamauvaisegraine.htm finché c’è, perché internet è il regno dell’effimero.   IL GUARDIANO DEI SOGNI Tu eri un sogno. T’ho sognata una nottee m’hai riempito il sonno di colori.Ma quella notte il guardiano dei sogni– il guardiano che tiene chiuso l’usciofra sogno e realtà – s’è addormentato.S’è addormentato lui! Tu sei sgusciatalesta fuori e il mattino t’ho trovatanel letto accanto a me. Che cosa fortunata!Adesso tu sei la mia fidanzata.