Carlo Molinaro

Hina


Sono qui stamattina che faccio la rassegna stampa sull’immigrazione, uno dei lavoretti con cui campo (la faccio per una bella associazione, Fieri: www.fieri.it), e leggo che al processo contro i massacratori di Hina Saleem, la ragazza uccisa nei dintorni di Brescia l’11 agosto 2006 perché voleva vivere normalmente, e dunque rifiutava le regole del suo clan e della sua religione, non è stata ammessa la costituzione di parte civile da parte di un’associazione di donne musulmane. Lo trovo sconcertante: oltre a non difenderle noi (la sinistra purtroppo su questo ha molte ambiguità), non permettiamo neppure che si difendano da loro, le donne musulmane. Chi mi conosce sa che detesto le religioni (le considero strumenti di potere e d’oppressione, tutte), ma, appunto, non faccio distinzioni: oltre al cristianesimo e all’ebraismo, per dire, detesto cordialmente anche l’islam. La sinistra invece sembra fare timorose distinzioni, che personalmente non sopporto. Quando fu uccisa Hina scrissi una specie di poesia, che si trova a pag. 571 del mio libro La parola rinvenuta. Ce l’ho voluta mettere, allora, nel libro, pur sapendo che non è una «vera» poesia, ma piuttosto un discorso civile. Ma mi sembrava necessario. E mi sembra necessario anche adesso. E ve la faccio leggere, o rileggere, qui sotto.HINA                               alla memoria di Hina SaleemMa perché non sappiamo più difenderei valori dell’ottantanove – e non mi riferiscoal 1989 ma a quelli più importantidel 1789, liberté égalité fraternité?Dal 1989 in poi abbiamo esportatonon libertà ma libero mercato,e quello torna al mittente, sui denti,come è naturale. Non sappiamo difenderela libertà in cui pure viviamo. Intellettualidi destra e di sinistra ci sputano sopra,mossi da biechi interessi. Libertàè dire ciò che vuoi, scriverlo, fareciò che vuoi senza doverti nascondere:è un concetto assai limpido e semplice.Con tutti i suoi difetti, l’Occidente,il cosiddetto Occidente, essenzialmentel’Europa, l’Europa occidentale,questo concetto l’ha portato avanti.Ci sono state malattie, il nazismo,il comunismo, il consumismo, sì,però il concetto rimaneva chiaro.Sei libero se puoi stare o non starecon tuo marito, se puoi credere o noche esiste un qualche dio, se puoi andaredove vuoi con chi vuoi, se puoi pensaree dire idee d’ogni sorta, cominciarequalsiasi avventura, e anche nel piccolovivere quotidiano puoi vestirticome ti pare, non devi andare a messané a convegni obbligati né ossequiarequalche padrone o eminenza. È semplice,mi pare, definire libertà:le grandi cose sono molto semplici.(Anche il limite è semplice: non nuocereall’altra gente, dare un contributoalla collettività. Non è difficile,davvero, definire libertà,per noi, dal 1789 in qua.)Quello che forse non è a tutti chiaroè che questa libertà è un valore,un vero valore in sé, una cosa per cuic’è da lottare sempre, un valore da difendere.Le religioni (che la libertà la odiano, tutte)hanno i loro riti e i loro martiri.La libertà ha i suoi semplici martiri,come Hina Saleem, sacrificatacome un agnello su un altare perchévoleva lavorare per suo conto,vestire un top e una minigonna,fare l’amore senza maritarsi,seguire idee sue e non d’Allah.Questo è successo in una cittàd’Italia, e alla martire Hina dareialmeno la cittadinanza alla memoria,farei di tutto perché sia ricordataalmeno come Franca Viola – già,ma è ricordata Franca Viola cheha difeso sulla sua pelle la libertàd’amore in Sicilia quarant’anni fa?Anche da noi ci sono maschi loschi,che vogliono le donne prigioniere,fidanzate mogli figlie sotto rigidocontrollo, ce n’è ancora di maschi così,perciò non si deve abbassare la guardia.Se non vi ricordate Franca Viola,fatevi una ricerca (e vergognatevialmeno un po’) e per Hina Saleemci sia memoria e onore, quello cheè dovuto a chi dà (volendo o no)la vita per la nostra civiltà,questa splendida cosa che dobbiamotornare a coltivare, libertà:che non abbia a insecchire, che non siacalpestata dai barbari di dio.                                               Torino, 22 agosto 2006