Carlo Molinaro

Secondo discorso di Calipso


Al discorso di Calipso, Ulisse ha risposto. Non possiamo trascrivere qui tutta la risposta di Ulisse, un monologo lungo e intenso: avremmo bisogno del suo permesso scritto e non sappiamo come fare; le procedure della Siae per i testi provenienti dai Campi Elisi (o Isole dei Beati) e più in generale dai Regni dell’Oltre non sono ancora ben definite (ma ci stanno lavorando: non vogliono mica rinunciare a spremere diritti anche da lì, oltre che dalle letture di poesie benché inedite e dai balli al palchetto!) e quindi soprassediamo. Ma di come ha risposto Ulisse ci sono tracce comprensibili nella replica di Calipso; e questo secondo discorso di Calipso invece lo possiamo mettere qui tranquillamente.SECONDO DISCORSO DI CALIPSONavigatore bambino! Ti spaventatrovarmi bella subito in quest’isolatroppo bella – e dici che nessuna(delle tue donne avute, innumerevoli)s’è mai offerta d’esserti compagnanel viaggio – e ti ripari col propormi,in vece tua, l’equipaggio interodella tua nave, uomini valentiper le mie bramosie – quasi io fossiuna puttana da sbarco. In compensoti chiedi come io possa volereun povero guerriero come te – e dici:«Niente in me è delicato, niente è degnod’amore sconsiderato». Bambino!Bambino! Hai navigato mille marie non hai visto mai l’amore in faccia.Non ha padroni il cuore, non c’è siepea limitare l’anima. Nessunopuò comprare né zefiro né ostro:la dolce brezza soffia quando soffiae cessa quando cessa. Se io t’amoti posso accompagnare in ogni luogo.Oh quanto grande è l’infinito e quantoè grande il vuoto dentro l’infinito!Per questo ci si lega a qualche bittad’un qualsiasi molo, a un sagomarsiclaudicante, al bagliore smerigliatod’un calore possibile in un uscio.Non sono una vestale, marinaio,non la vergine sacra a qualche altare:potrei davvero prendere lussuriada tutta la tua nave questa notte.Ma domattina ancora ti direiche se tu parti io parto, perché t’amo.Bambino immortalato nel poema,uomo grande, di te non sanno nullagli aedi né i compagni né le donnené tu stesso. Deponi lo scudo,non difendere il tuo ruvido pettodall’abbraccio della fragile mia spalla,dal tepore della mammella candida.Sarà la prima volta d’una gioianon recitata a mente – non dovraivergognarti se come un ragazzinoimberbe sentirai i tuoi occhi piangere.