Carlo Molinaro

L'uomo che perdeva gli slam per amore


Ieri sera a Milano il poetry slam (vedi messaggio n. 193) è andato bene, una serata piacevole in un centro sociale che, ho scoperto, è nella casa che una volta era il mitico Derby di Milano, il locale dove negli anni Sessanta cantavano Gaber e Jannacci, credo, e gli altri del giro, che facevano le migliori canzoni di quel periodo storico. Ero in buona compagnia e ce la siamo passata bene. E poi alla fine ha vinto l’amico Guido Catalano che lo merita e inoltre fa piacere quando vince perché lui nella gara ci si butta proprio con l’anima, come fosse un lanciatore di giavellotto alle Olimpiadi. Io di mio mi sono piazzato malissimo, ma non importa perché è un gioco, e poi va bene così. La poesia che mi è venuta stamattina non c’entra mica niente, non è detto che sia autobiografica, adesso non dovete mica pensare che tutte le mie poesie sono autobiografiche, voglio dire: se anche lo fossero, non è che devo sempre farlo sapere. Il velo dell'arte! C'è il velo dell'arte! Che cosa sono, adesso, io, un palazzo di vetro? Come quello del Sole 24 Ore, proprio davanti a quel centro sociale, che è trasparente e non si potrebbe neanche fare un pompino sotto una scrivania che ti vedono da via Monterosa? Eh! Questa qui parla di un uomo strano, uno che ho conosciuto proprio agli slam, e che perdeva quasi sempre per lo stesso motivo. Buon sabato!L’UOMO CHE PERDEVA GLI SLAM PER AMORESapeva benissimo che per vincere gli slamo almeno piazzarsi decentementeci vogliono quelle poesie che un po’ danno un pugnoe un po’ fanno ridere con le battute a sorpresa:la gente ride e ridono anchei cinque giurati sorteggiatie poi danno 8, 9, 8, 7, 9 e si sta su in classifica.Lui ne aveva di queste poesie,non tantissime, non erano la sua specialità principaleperò ne aveva diciamo una decina:poteva alternare quelle e piazzarsi non malenei poetry slam.Ma non ci riusciva. Pensava stavolta lo faccio,poi invece finiva sempre che leggeva una poesiaispirata da lei, da quella ragazza là,quella di cui si era innamoratouna sera in un centro sociale in una città di mare.E quelle poesie lì a volte un po’ prendono ma di rado:se succede che sorteggiano una giuria innamorosapuoi arrivare a 7, 7, 8, 7, 7cioè ti piazzi verso metà classificama molto spesso va anche peggioe prendi 6, 6, 5, 7, 6proprio in fondo, zona retrocessione:un po’ perché la poesia è inadattaun po’ perché l’amore è inadatto:l’amore quando è vero è un impegno troppo grandeper le chiacchiere e il fumo di una sera di slam.(L’amore, detto per inciso, non è roba da donna Letizia:l’amore è più che parlare del Chiapase del Che e del subcomandante Marcosanche perché l’amore lo vivi dalla mattina alla sera e di nottesulla tua pelle in strada e in cucina e pure in bagnomentre il subcomandante è una teoria lontana.)L’uomo che perdeva gli slam per amoreera un po’ uomoun po’ poetaun po’ innamoratonon era mai per intero una di queste tre cosenon gli riuscivano tutte le cose per intero alla perfezioneera fatto così con tutti i suoi limitiperò quella che gli riusciva meglioquella che gli veniva più naturaleera l’innamorato.Era anche, delle tre, quella che non gli consigliavano mai: gli dicevanosii uomo, non stare così dietro a quella lìoppuresii poeta, scegli per la tua arte e non per quella lìma a lui veniva di fare l’innamoratopiù che altro era innamorato e faceva così.L’uomo che perdeva gli slam per amorepoi non glielo diceva neanche a quella ragazzaperché anche la ragazza la pensava come gli altrie gli avrebbe detto sei un coglionee inoltre smettila di corteggiarmi che sono fidanzatama lui non smettevanon smetteva di corteggiarlanon smetteva di leggere le poesie scritte per lei:l’uomo che perdeva gli slam per amoreaveva in mente un’altra cosauna cosa che sanno solo gli innamoratie che non staremo a trascrivere qui.