Carlo Molinaro

Il tranquillo serpente della normalità


Lavorare. Vado avanti a lavorare ma ho i brividi, un freddo nelle ossa, forse un attacco d’influenza o forse qualcosa d’anima o le due cose insieme. Ho un po’ di febbre, le mani gelide, vado avanti a lavorare qui da solo. Ma in qualche minuto fra una cosa e l’altra scrivo una poesia tremolante, che ha cominciato a formarsi ieri su un treno leggendo un racconto di un’amica (dal quale è tratta la frase in epigrafe) e poi si è completata adagio oggi, finché in un attimo si è fatta scrivere, come può anche succedere, a volte succede così. Però a gennaio non mi vengono grandi poesie, c'è troppo inverno e amo la primavera.   IL SERPENTE Ho paura e ho paura d’averne perché nel nostro caso, amore, aver paura vuol dire ripensarci, ritornare alla normalità anche quando non ci appartiene.Chiara Borghi Sembra che il mostro venga da lontano,quello che ci si para sul confineimpedendoci il viaggio o sprofondandocinel naufragare. Accusiamo gli avversinumi o destini o il fato stesso, Dioo chi per lui, o i nemici mortaliche ci fanno la guerra. Soccombiamoal tempo ed al dolore. Il mostro salesì dagli abissi – ma non dagli abissidel mare: è dentro l’anima l’abissodove s’annida e cresce inesorabileil mostro, come un angelo custodenon invitato né gradito, un freddocomplice che da sempre ci conosce. È cattivo, ma non ci lascia mai.È brutto, ma è la nostra compagnia.Perciò non lo scacciamo eppure forsepotremmo: il nostro tempo limitatousarlo per cercare una miglioreprossimità, una storia differente.Ma c’è il rischio di rimanere persicon la disperazione che traboccae più nessun consorzio in cui cercared’incrociare uno sguardo. Noi cediamoal compromesso, adattiamo la rottaa esigenze non nostre, addiritturapreferiamo annegare che rischiared’essere soli in un deserto vuoto. Sembra che il mostro venga da lontano:non è così: ci tiene per la manoammiccando: lo sai che tanto è inutile,rasségnati, rimani qui con me:il mio fiato non t’abbandonerà.A volte ci scostiamo qualche passo,tentiamo una sortita ma ci prendeil terrore: che forse abbia ragioneil mostro, che non c’è viaggio diversodal suo: non sfuggiremo alle sirenedella ridicola normalità. [nell’immagine, l’ingresso dell’Humpty Dumpty a Genova la mattina di Capodanno: ci ho fatto una bella lettura di poesie una volta]