Carlo Molinaro

Trovate la poetessa


La mia affermazione, contenuta nella risposta a un commento al messaggio precedente, che «un po’ di anni fa pensavo che la poesia non appartenesse alla donna», ha provocato la reazione di un’amica, che si è stupita che io pensassi «una cosa così stupida». Le ho risposto dicendole che il mio non era un preconcetto astratto, ma un rilevamento empirico, «sul campo». A trent’anni, non avevo mai letto una poesia, scritta da una donna, che mi fosse piaciuta. E quando una cosa non l’hai mai trovata, puoi anche essere indotto a pensare che non esista.Naturalmente, ci sono tutte le ragioni storiche. Fino a un passato abbastanza recente, alle donne era espressamente vietato, o sostanzialmente impedito, l’accesso all’arte. Nella fioritura poetica del Due-Trecento, e più avanti nel Rinascimento, e poi ancora nell’Ottocento, non ci sono poetesse, ma non ci sono neppure prosatrici, pittrici, scultrici, architette e tantomeno musiciste (le musiciste e cantanti, dall’antichità grecoromana senza soluzione di continuità fino all’Ottocento – Giuditta Pasta, María Malibrán o giù di lì – erano considerate essenzialmente soltanto puttane).Mi stupivo tuttavia di non trovare almeno qualche eccezione. L’arte a volte nasce nelle condizioni più disagiate, nelle situazioni più impossibili. Ma poetesse non ne trovavo. Sì, c’è Saffo, nell’antichità, ma è una figura quasi mitologica, e perdipiù... saffica, forse non a caso.Potevo trovare qualche figura simpatica, come nel Cinquecento le veneziane Gaspara Stampa e Veronica Franco, ma nulla che mi emozionasse veramente. D’altronde davvero fino a pochi anni fa l’unica strada che aveva una donna per avvicinarsi all’arte era «dichiararsi puttana» (Veronica Franco lo dice con ironia: «E ’l mio cantare e ’l mio scriver in carte / s’oblia da chi mi prova in quella guisa / ch’a suoi seguaci Venere comparte»: ossia, possono piacere i miei versi, ma trombarmi piace di più – e trombarla costava 50 scudi, mentre le poesie le offriva gratis – come sempre!). Lo schema probabilmente era: ti dedichi all’arte ergo non ti dedichi alla famiglia ergo non sei una timorata moglie e madre ergo sei una troia. Oppure: puoi fare dell’arte se questo serve a perfezionarti come strumento di piacere per il maschio (alla prostituta greca di Corinto veniva insegnata la musica, alla geisha era concesso studiare diverse arti purché utili a deliziare l’uomo a cui si accompagnava).La condizione femminile rispetto alla poesia e all’arte in genere era quindi difficilissima, totalmente subordinata, e questo spiega, presumo, la quasi totale mancanza di artiste per secoli, anzi forse per un paio di millenni. E ancora quand’ero ragazzino io mi sa che chi diceva artiste pensava soltanto a quelle dell’Alcyone (cfr. messaggio n. 190).Però, ripeto, mi stupivo di non trovare almeno qualche eccezione, neppure in tempi più recenti, e allora ero indotto a pensare appunto «che la poesia non appartenesse alla donna». In realtà, gli strascichi di una condizione storica millenaria non si ribaltano dall’oggi al domani, e quindi è naturale che anche il Novecento scarseggi di poetesse. In più, alcune che venivano (e vengono) citate come grandi poetesse dell’Otto-Novecento a me non piacevano (e non piacciono) proprio (per esempio, detesto Emily Dickinson).Forse la prima generazione in cui le donne fanno poesia come gli uomini è all’incirca la mia, o poco prima. Ci sono la Achmatova e la Szymborska. E certamente altre. In Italia non so: c’è forse la Merini, forse la Spaziani... Vorrei anzi lanciare un appello-dibattito, quello che c’è nel titolo di questo messaggio: trovate la poetessa. Secondo voi, nel Novecento e oggi, in Italia e altrove, chi sono le grandi poetesse? Quelle i cui versi vi hanno cambiato la vita (che è il minimo che richiedo a un artista per definirlo grande)? Proviamo a segnalare qualche nome. Magari ce ne sono che non ho mai conosciuto (la poesia è ancora oggi difficile da esplorare, molti autori li ho trovati per fortunati casi) e così... mi fate anche un favore! Buona giornata!