Carlo Molinaro

Il grigio e il nero


C’è quest’altra poesia, pensata all’imbrunire, e poi scritta fra la stazione e il treno, e poi trascritta qui, e poi vado a dormire. Speriamo che domani mi aggiustino il computer, che con questo baracchino qui è un casino. Ho impostato in software la tastiera italiana ma i tasti hardware sono ovviamente sempre quelli della tastiera inglese: quindi digito a memoria. Come i grandi pianisti!IL GRIGIO E IL NERO                                alla donna CamèlScende il grigio dal cielo al campanileai tetti al cornicione alla terrazzaalla finestra al tavolo alla manoappoggiata sul tavolo. Ne vedofili di rughe dalle nocche al dorso.Ma grandi macchie ancora no. Una gàrrulachecca della Valsesia - gli strizzavanol’occhio quando passava - in una festadi nozze disse che diventi vecchioquando appaiono al dorso della manole macchie color vino marsalato.Il padre dello sposo era annoiato.Ma parlavo del grigio: le mie maniprendono il grigio come tutto il restoin questa sera. Il grigio è un modo soffice,quasi indolore di finire il giorno.Grigio, più grigio, manco te ne accorgied è già notte. Quando invece insistonoquei rossi e aranci e azzurri e bianchi e rosache accendono gli spigoli, che sembraritornare la luce dietro gli angoli,che non ti stancheresti di guardare,fare la notte è un mestiere difficile:come portare a casa un ragazzinosul più bello del gioco per i pratimentre i compagni lo chiamano ancora.Col grigio è più tranquillo, non si notaquasi che devi andare, che è finita.A me però non serve: vedo il grigiosui coppi spenti del tetto di fronte,sulla mia mano la rete di rughe:ma penso reti appese dietro il molocon l’odore del pesce e della mussae mani fresche d’acqua, voci, strillie montare la spuma e all’orizzontecolori ancóra, colori, colori:coraggiosi colori a battagliare.Lasciate il grigio a essiccare sui coppi:datemi il nero senza anestesiaquando non troverò più i miei colori.