Carlo Molinaro

Elefante e tartaruga


Oggi in via Garibaldi mi sono fermato un momento ad ascoltare un violinista che metteva nella strada una bella musica. Dopo un paio di pezzi, che sono melodie che conosco ma di cui non so né l’autore né il titolo né la nazionalità né l’epoca (mi succede con quasi tutta la musica), lascio un po’ di monetine nella custodia del violino, appoggiata sul lastricato, e resto ad ascoltare ancora un altro pezzo. Mi si avvicina un senegalese e mi mette in mano un elefante e una tartaruga. Le statuine in miniatura di un elefante e di una tartaruga, s’intende.Probabilmente mi ha abbordato perché ero fermo a sentire musica e avevo dato monetine al violinista: come dire, piove sempre sul bagnato: chi si ferma e dà, forse non è capace di non dare. Gli ho detto che non avevo quasi più monete (e neanche banconote), ma, fruga e fruga, dalle tasche sono usciti due euro, e gli sono bastati. Mi ha lasciato sia l’elefante sia la tartaruga [nell’immagine, li vedete adesso sul mio tavolo].Secondo me ho fatto un buon affare. Saranno anche made in Taiwan (però non c’è scritto niente), tuttavia è un bel materiale pesante (una resina, direi) e sono graziosi, di un colore amaranto-granata che mi piace. A un euro l’uno mi sembrano un buon affare.Il senegalese mi ha detto che portano fortuna e salute. Ho pensato al perché. Forse perché sono animali longevi. Un po’ ruvidi e duri ma longevi. Forse per vivere a lungo bisogna essere ruvidi e duri. No, non rimettiamoci a fare di queste filosofie.Insomma, ho sentito buona musica (la musica di strada ha un suo modo di essere buona, non serve il virtuosismo di Paganini), e ho acquisito un elefante e una tartaruga.E poi avevo ancora un euro in un’altra tasca e vicino a casa, nella pasticceria Cacciapuoti, c’erano le crostatine in saldo a cinquanta centesimi e ne ho prese due e fra un po’ me le mangio. Un vero scialo, oggi.