Carlo Molinaro

Mario Quintana


Una piccola casa editrice di Perugia ha pubblicato il mese scorso la prima traduzione italiana di versi di Mario Quintana (1906-1994), uno dei maggiori poeti brasiliani del Novecento. Una lacuna colmata, direi. E speriamo che segua poi la traduzione di altre opere di Quintana, autore discusso, amato e odiato, ma importante senza dubbio: è conosciuto in patria come il poeta delle cose semplici ed è rimasto sempre un po’ ai margini del dibattito culturale, non curandosi granché delle analisi critiche. La raccolta tradotta è A cor do invisível, uno degli ultimi libri dati alle stampe dall’autore, nel 1989. Il traduttore è Natale P. Fioretto, studioso di letteratura russa e portoghese, docente presso l’Università per stranieri di Perugia, che nella sua interpretazione del testo di Quintana concilia la fedeltà sostanziale con la reinvenzione poetica in italiano. Ecco i dati completi del libro: Mario Quintana, Il colore dell’invisibile, traduzione di Natale P. Fioretto, collana Calligraphia, Edizioni Graphe.it, Perugia 2008, pp. 140, euro 10,00.A me piace, come forse è naturale, dialogare con i poeti, trovare dei punti di contatto, o qualche poesia che sembra parlarmi. Un punto di contatto l’ho trovato nell’ultimo verso di questa poesia di Quintana (pag. 26):L’ultimo viandanteEra un sentiero così vecchio, figlia mia,che non sapeva più dove andava...Era un sentierovecchierello,perso...Non c’erano ormedi passi nel giornoin cui per caso lo scoprii:pietre ed erica stavano coprendo tutto,il sentiero agonizzava, morivasolitario...E ho capito...Sono i passi che fanno il sentiero.Che fa contatto con un passo della mia La scusa:Ciò che duranon è perché sia forte o resistente:è perché c’è una mano che amorosaripara, aggiusta, ricolora, inventaGià. L’attenzione, la partecipazione, il passaggio che mantiene vive le cose: tanto i sentieri quanto i rapporti umani. Una poesia di Quintana che invece mi è parsa diretta a me è questa, a pag. 105:I fiumiCi sono nella vita tante cose,tante cose e un solo sguardo!Tutta la tristezza dei fiumiè non potersi fermare...È bensì vero che un fiume fermo diventerebbe palude, e bisogna passare e andare, ed è un problema senza soluzione. Per quanto si sia vasti, per quanto si contengano moltitudini (cfr. Walt Whitman), tutto fugge. Infine una poesia che mi è semplicemente piaciuta (sì, anche a me danno fastidio tutti quei puntini di sospensione, sembra una punteggiatura da ragazzina alle prime armi, ma mi dicono che servono a segnare il ritmo nella versione brasiliana, e allora ci credo) è questa, a pag. 56:Chi ama inventaChi ama inventa le cose che ama...Forse sei arrivata mentre sognavo di te.Allora, subito, si è accesa la fiamma!Era la brace addormentata che si svegliava...ed era un volare qua e là sulle rovine,nell'aria attonita campane a distesa,suonate da angeli pellegrinila cui virtù è far resuscitare...Un ritmo divino? Oh! Semplicementeil palpitare dei nostri cuoriche battono insieme a festa,o solitari, a un ritmo malinconico.Oh! Mio povero, mio grande amore distante,tu non sai quanto bene fa alla genteaver sognato... e aver vissuto il sogno!