Carlo Molinaro

Cianfrusaglie


La casa è molto cianfrusagliosa, sto rifacendo una lavatrice perché ieri ci ho dimenticato dentro i panni bagnati, è un’ora che mi dico che voglio farmi un caffè ma non l’ho ancora fatto e in compenso ho scritto la poesia qui sotto. Poi vado a comprarmi la poltroncina ergonomica perché se no con questo lavoro al computer mi viene un mal di schiena assai sgradevole. Pensavo che sono sempre debitore agli altri di quasi tutto quello che faccio e scrivo. Prendiamo la poesia qui sotto. Le unghie sono mie e vabbè. I calzini anche sono miei ma l’idea di osservarli e «dirne» è legata a una poesia di Alessandra sentita per la seconda volta ieri sera. L’edera pure adesso è mia però me l’ha regalata Malvina. Se Alessandra non avesse parlato di calzini ieri sera e se Malvina non mi avesse regalato l’edera io non avrei mai scritto questa poesia. Sento echeggiare un sonoro «e chi se ne frega!». Ehm, vabbè, ma era così per dire quanto gli altri sono dentro me. Forse tutti sono dentro tutti ma questo non lo so, non stiamo a sociopsicofilosofare, che essi sono dentro me lo so, poi dentro gli altri non lo so, è possibile ma io non lo so. E le poesie d’amore, allora? Senza le ragazze a ispirarle, nulla, nulla. Adesso me lo faccio quel caffè.CIANFRUSAGLIEDevo tagliarmi le unghie:mi sembra che è da poco che l’ho fattoma certe volteil tempo passa quasi a tradimento.Ho la casa piena di calzini spaiatidi cui molti bucati:quando due spaiati s’assomiglianoli appaio e li riuso, niente sprechi.Ho trapiantato l’edera di Malvinain un vaso grossocontro il muricciolo dell’altana:chissà se vorrà rampicare.Sarebbe nella sua naturarampicare, è un rampicante,ma della naturanon mi fido mica tanto: vedremo.Non è detto che io mi tagli le unghieoggi.Non sempre quando una cosa è da farela faccio.