Carlo Molinaro

Poesia il giorno dopo (di Chiara)


Succede qualche volta che una poesia nasca il giorno dopo. Questa poesia sul 25 aprile Chiara l’ha scritta il giorno dopo. La poesia arriva quando arriva. Ma non è mai in ritardo, perché non sta dentro un tempo. Non ha potuto leggerla alla manifestazione perché non l’aveva ancora scritta. Ma adesso la metto io qui (spero che a Chiara non dispiaccia) perché mi sembra una bella storia, una storia importante; e una poesia scritta bene.25 APRILELe batteva forte il cuore nell’attenderne il ritornoDopo due anni di notizie perse Avevi cominciato a piangerlo o tenevi ancora accesa la speranza?Lei, che ricamava con le sue iniziali federe e lenzuolaAncora prima di rivolgergli la parolaLui, disperso in FranciaCammino lento di boscoFame, freddo, pauraA non fidarsi mai di nessunoNascosto da partigiani, puttane e suoreChe con la divisa sei fascistaChe senza la divisa sei disertoreLadro, brigante, comunista o contadinoMuori ucciso ed è il tuo destinoLei, ragazzina con le trecceIdee chiare di socialismoDistingueva bene tra il nero del maleE il rosso dell’amore, sapeva con chi stare Lui, dietro il suo fucile senza un colpo mai sparatoIn terra straniera dove tutto ti è nemicoPensava a suo padre ucciso dalla guerra disperata Correva di albero in albero per tornare da quella madre che lo aspettava Vivo, ancora intero ma senza fiatoI rossi, i neri non erano affare suoLa politica e i salotti bene sono vezziPer chi la storia la scrive Non la vivePer il sangue rosso della ragazzaPer il cuore nero del vecchio gerarca La vita del ragazzo non vale un cazzoSe c’è una guerra da vincere e un nemico da annientareLa vita è solo una matricolaLo scotto da pagare Quel giorno d’aprile il cielo era fermoGuardava gli ultimi fucilatiLe ultime mosse della bestia che spira all’infernoSu tutti quei corpi dilaniatiLa guerra è finitaLei, cerca una notizia, controlla le stradeHa fiducia ma qualcosa le mancaSe lui è morto lei non sarà mai più in paceLui, ancora addosso la paura del disertoreS’aggira nel suo paese come uno stranieroOgni angolo non gli è sicuroAl buio è terrore quando tutto taceLei, lo vede con la madreIl cuore le ritorna in pettoIl tempo ricomincia dopo cinque anni di rinunciaMangiano insieme, forse faveDi là dagli alberi del boscoQuel che successe è storia loroA me resta a ogni anno il ricordoDi quando i miei nonni sconfissero il mostro                                         Chiara Borghi