Carlo Molinaro

La ventola


Giornata complessa, varia, variabile. Ho perlopiù lavorato, e poi sono stato un poco in giro per la città, e poi in casa nella sera, e ho scritto un paio di poesie. Così. Buona notte.LA VENTOLACerte sere è più pallida la lucedelle mansarde e dei balconi, quinel quartiere. Il campanile suonapiù lentamente le undici. In casac’è un più denso silenzio. Le cosestanno più ferme, come se pesasseropiù gravemente sui ripiani bianchidello scaffale. Una ventola ronzacome un essiccatoio di cascinae sembra dire:                         – Ma tu dove credid’essere andato? Io ti seguo ovunquee ovunque ti ritrovo: io sono il buiodentro di te, la domanda evitata,lo sgabuzzino che hai lasciato chiusoper non pensarci: sono l’altra via,quella più brutta, che non hai neppureguardato però hai visto: sono il campofangoso dove un attimo hai credutodi camminare, mentre sei rimastosulla terra battuta, più sicura.Io sono il manto bruno che restringeil chiaro dei tuoi lumi, sono l’ombrache ride alle tue spalle, l’altra facciadel foglio su cui scrivi: sono il buiodentro di te: non puoi lasciarmi indietro.Certe sere è più pallida la lucedelle mansarde e dei balconi, quinel quartiere. Il campanile suonapiù lentamente le undici. In casac’è un più denso silenzio.ZINGARO SEMPREEvanescenti i tuoi pensieri! Cercanosangue già troppo vecchio dentro veneche non trovano uscita: fa soltanto    zavorra inutile.Evapora la vita! Non è piùsanabile l’offesa né più servecheck up o prevenzione: scenderai    zitto nel gorgo.È vano sì è vano – lui ribatte –santo dio sì! Però io viaggio ancora:checché voi ne diciate resterò    zingaro sempre.  [Nell’immagine: Il guardiano del bosco incolto dell’Es si para davanti al Super Io agricoltore. Composizione grafica analogica e digitale, tecniche miste, 2008. Torino, collezione privata.]