Carlo Molinaro

Invidia, stronzi, vangeli


Stasera sono stato al Teatro della Caduta a vedere il varietà del martedì, bello come sempre, proprio ben fatto. Segnalo in particolare un duo di ragazze che si chiamano Le due e un quarto. Veramente brave. E bravi anche tutti gli altri, dall’arcivescovo Guido Catalano a un mago saltimbanco capace di volare sul pubblico (non mi ricordo il nome, ma lo trovate sui programmi della Caduta, credo). Ottimi i musicanti. Poi sono tornato a casa, ho comunicato con alcune persone, ho mangiato, ho pensato e ho scritto una poesia dedicata a un cattivo sentimento, nonché agli stronzi. Con citazioni evangeliche. Vado a dormire, buona notte. INVIDIAL’invidia è una brutta cosa però ammetto di invidiarealmeno certe voltecerti uomini stronzi ma proprio stronzi indiscutibilmentestronzi genuinamente stronzi che proprio vanno avantiper la loro strada e se ne fottono di tutto e di tutticon la loro assoluta naturalezza di stronzie alla fine a loro tutti perdonano tuttole donne maltrattate gli amici dimenticatia quegli stronzi perdonano tuttoperché non sanno quello che fanno– o così si crede: io non ci credo mica tanto,ma appunto, io so quel che faccio,non so dirlo a parole ma so che lo soe col mio sapere sono cattivo più di loroe anche se non maltratto donnee non dimentico amicinon sarò perdonatoed è per questo che invidio quegli stronzi.Anche nostrosignore era un bel tipoperdonava senza condizioni quelli che lo crocifiggevano1e invece a Pietro rompeva i coglioni2:mi ami? mi ami davvero? mi ami più di costoro?e Pietro non sapeva che cazzo diree neppure ioio non ti crocifiggo ma non so dire come ti amonon so dirlo a parolelo saprai ben tu– io però non sarò perdonatonon potrò perdonarmimentre i veri stronzi ridonoe nella loro innocenza presunta di stronzise ne sbattono le palle di tutto e di tutti,simpatici stronzi.1 Vangelo di Luca, 23, 33-34: «Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno"».2 Vangelo di Giovanni, 21, 15-17: «Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle”».