Carlo Molinaro

Io t'ho amato sempre non t'ho amato mai


Domenica è il decennale della scomparsa di Fabrizio De Andrè. Fra le tante iniziative, c’è quella di trasmettere in contemporanea (tutte le radio che aderiranno) e di ascoltare e far ascoltare in contemporanea (tutti quelli che vorranno) una sua canzone: far risuonare in tutta Italia, alle 22.50 precise di domenica sera, le note di Amore che vieni amore che vai.Questa, delle canzoni di De Andrè, non è mai stata fra le mie preferite. Fino a stamattina, non è stata fra le mie preferite. Non la capivo, anzi mi indispettiva. Oggi pomeriggio invece ascoltandola mi sono messo a piangere. Si vede che c’è un tempo per ogni cosa. Magari un tempo lungo.E ho scritto una poesia. Anzi, non l’ho ancora scritta. Ce l’ho in mente, ma non l’ho ancora scritta. La scrivo adesso, in diretta. Ecco, comincio. Ciao.COME E QUANDO VUOLEPiuttosto che lasciare andar via un amorelo afferro con le unghie, sempre, lo faccio sanguinare:e se sono due o tre o quattro amori li afferroinsieme, con tutte le dita, le braccia, i denti:non esiste, per me, che un amore vada viacosì naturalmente, uscendo dalla porta:bisogna strapparmelo dalle mani con violenzae allora urlo e piango e poi tappezzo i muridi nostalgie, impreco contro il cielo,e vado in giro chiamando, chiamando, chiamando.E se un amore non risponde gridofinché ho fiato, lo inseguo, lo tormento:come può, come può un amore non rispondere?La placida canzone di Fabrizio De Andrèche lascia che l’amore vada e tornim’imbestialiva quand’ero ragazzoe anche dopo, da più grande. Oggi capisco– forse capisco – che non ho amato maiamando sempre e che ho amato semprenon amando mai e che può accadereche amore non risponda e può accadereche vada via. A volte poi ritorna, la canzoneammette questa ipotesi ma certonon ne dà garanzia. La maggior partedei miei amori non sono tornati.Forse dovevo urlare meno, insisteredi meno, lasciare che le coseandassero come dovevano andare.Non inseguire, non cercare di afferrare,non trattenere con le unghie e coi denti.Sì, oggi la mia mente lo capisce.Il bambino che gioca nel mio cuore(lo sento come batte e scalcia urtandocontro il petto, ansimando, correndo)lui no, lui so che non lo capirà:lui vuole tutto l’amore del mondoe anche di più. Ma vedrò di calmarlo,proverò a distrarlo con qualche altro gioco:della frutta, un dolcetto. E guarderòda uomo adulto gli amori che vannoe forse tornano, li guarderòin silenzio e se proprio mi verràda piangere (non posso assicurareche non succeda) piangerò in silenzioquei giorni perduti a rincorrere il vento.Il vento soffia come e quando vuole:corrergli dietro è la cosa più bellama non si può mai raggiungerlo. Mai.