Carlo Molinaro

Tiritera sulla recessione


Questa volta c’è la recessioneè arrivata dopo tanti allarmidopo tutte quelle volte chei borghesi facevano spalluccee dicevano ma dov’è la crisii ristoranti sono sempre pieni.Io i ristoranti adesso non so direma la ditta che mi dà il lavoroannuncia altri licenziamentie un amico scrive da Savonaaltri tremila in cassa integrazionee ho letto stamattina sui giornaliche licenziano anche le multinazionalilicenziano nel mondo dappertuttoa Torino chiudono altre fabbrichee a Vercelli altre fabbrichettepure un’amica che fa le marchettedice che ormai son pochi sporchi e avarigli amanti degli amori mercenari.Mia madre dice sei privilegiatoche se rimani proprio uno spiantatopuoi venir qui nella casa al paesecosì risparmi l’affitto del mese.Sì certo sono già un privilegiatoche non finisco sotto un porticatocon i ragazzi che mi danno fuocoper divertirsi tutti insieme un poco.Però là nel paese della bassala casa è silenziosa e quando scendeil freddo della sera con la nebbiao anche senza nebbia puoi avereinternet sky e tivù digitalewap gsm umts telefonia satellitareogni tecnologia per comunicareavere tutto il cazzo che ti parela solitudine ti filtra nelle ossati prende per la gola e alla finestras’affaccia l’urlo di Edoardo Munchcon i biscotti della nonna e un punch.Già due o tre amici non ce l’hanno fattae stanno sotto terra a riposarequindi se posso vorrei evitareil privilegio di rimpatriarema questa volta c’è la recessioneson cazzi acidi sarà sempre più duraperò se posso vorrei evitaree quindi cerco qui di lavoraredi trovare ancora da lavorareanzi se avete da proporre qualcosaper integrare io guardate sono quaper esempio oggi pensavo che potreifare piccoli trasporti in città e cinturacon la Panda che tirando giù il sedileun po’ di roba ci sta.Poi quando penso queste coseho come un senso di smarrimentovedo la vita tutta mescolatacol tempo che passa e la disgregazionecosì succede che a me la recessioneprovoca degli sbalzi d’attenzionecome dei vuoti d’aria d’emozione.Mescolo tutto nella testail lavoro che manca il poco tempo che restale ragazze che mi mandano a cagarequelle che invece mi riescono ad amarele corse che faccio per vedere qualcunale notti che perdo a guardare la lunamia figlia che anche lei la recessionela patirà e mio figlio e i nipotile tasse universitarie la giustizia socialele stronzate l’impiego interinalei ricchi che quando qualcosa ti va malefanno eh eh ma che ci posso faree stanno lì col capo a ciondolaree io sul muso gli vorrei sputareche se non ci fosse tutto questo casinotutto questo liberismo assassinodi sfruttamenti da subappaltareio magari un posto da postinome lo potrei trovareche da bambino il postinoera il secondo dei mestieri che sognavoil primo era il tranviere.Questa volta c’è la recessioneed è tutto sballato tutto messo così malenon nasce neppure quella povertà solidaleche fu il conforto nelle recessionidelle passate stagionino qui tutti se ne sbattono i coglionisi recede ognuno per i cazzi suoicon brutti sguardi da che cazzo vuoicomunque se qualcuno ha da farepiccoli trasporti di pacchi o scatolonidatemi un colpo di telefono e vediamotenete solo conto che nell’eco-ztlsono euro2 e non ci posso andare.......[Nell'immagine in alto, pellegrini a Oropa nel 1955;nel video in basso, la canzone Un uomo di Eugenio Finardi in un concerto.]...