Carlo Molinaro

Tre poesie d'inizio febbraio


Tre piccole poesie scritte in questi giorni di neve e pioggia. Si va avanti con il lavoro e con le varie cose, ed è febbraio, è la Candelora, ed è ancora molto inverno, ma la primavera verrà. Nel video in basso, un treno regionale nell'inverno. Buone cose a tutti!QUEL VECCHIO STRONZO RINCAGNATOA volte mi prendono i dubbi più assurdi:forse non ti ho difesa abbastanzasu quel treno per Montelupo (era Montelupo?dove c’era quella sagra di non ricordo cosa)quando quel vecchio stronzo rincagnatoti ha fregato il posto. Mi sono limitatoa cederti il mio e ho viaggiato in piediperché non mi piace litigare sui treni(veramente litigare non mi piace mai)però forse avrei dovuto prenderlo a pugnisulla testa pelata quel vecchio rincagnatoche ti guardava con il disprezzo con cui certi vecchiguardano le ragazze – se invecchiando dovesse succedermidi diventare così, uccidetemi prima.Forse sarei dovuto essere più maschio, più violentoin quell’occasione e anche in altre occasionicon te. Ma forse no, forse non c’entraniente, è un dettaglio che neanche ricordi, è chea volte mi prendono i dubbi più assurdi.I BACI NON SI ACCORCIANO              e la coppietta di giovinastri che limona nella panchina                   affianco                   non sa                   che questi loro baci d’un quarto d’ora andranno                   scemando                   come durata,                   e ogni bacio che si danno                   è un danno per il successivo, bacio,                   che sarà più corto                   come infatti fanno i due in età d’università                   nella panca poco più di là                   che si baciano per un massimo di quindici secondi a                   volta                                           Arsenio BravuomoL’amore non si logora,i baci non si accorciano,checché ne dica Arsenio (che poi lo sa anche lui).Non si consuma nulla.Né l’amore né il sessoconsumano qualcosa. Anzi rinnovano,tengono fresca per più lungo tempola vita: gli occhi che hanno visto più amoresono più lucenti, le mani che hanno datopiù carezze rimangono più morbide,la passera della ragazza che ha avutomille uomini è più fragrante e più teneradella passera vergine, l’uccellopiù esercitato vola più distante,le orecchie che hanno ascoltato più amoreconservano un più acuto udito, il cuoreche innamorato balza spesso in golaè più cuore: e i baci non si accorcianoanzi si allungano a cercare sempredentro l’amore altro amore ancora.LO SCEMO E IL POETALo scemo del villaggio– come dice anche De Andrè –ha un mondo nel cuorema non lo sa dire.È naturaleche non lo sappia dire.Perché non si può dire,non si può mai dire,il mondo che è nel cuore.Per dire occorre fingereun mondo che assomiglima non sia proprio quello.E qui passiamo da De Andrè a Pessoa:quando lo scemo del villaggioriesce a fingere che sia doloreil dolore che realmente prova,allora si trasforma in poeta.Il poeta è uno scemo trasformatoe si arrangia così:tutto quello che può.