Carlo Molinaro

L'inadatto al villaggio


Molto da lavorare stamattina, però prima, all'alba, ho scritto questa poesia dedicata all'inadatto al villaggio, che è una variante più antipatica dello scemo del villaggio, e quindi è ancora più sfigato dello scemo, forse: in ogni caso lui non potrà mai saperlo, è inadatto anche a capire questo. Ieri sera una buona cena con gente varia a casa di un'amica, poi ancora un giretto a sentire un po' di musica e poesia al Caffè Basaglia, poi a casa, poi dormire, poi alzarsi, poi lavorare, giornate piene, giornate piene. Buon venerdì!L'INADATTO AL VILLAGGIOTanto alla fine va così: da un latoè distratto, è impreciso, disattentoe inadeguato, dall'altro latoè fissato, è rigido, ossessivoe disponibile fino alla noia: i rapportiumani - non soltanto con le donne,non soltanto in amore - li ha gestitiin questo modo schizofrenico e li ha persinella maggior parte dei casi. Non hamai imparato bene l'equilibrio- se esiste - tra l'imporre e il sottomettersi,tra il prendere e il dare, il farsi attenderee l'attendere con ansia trepidante:la naturale spontaneità, forse,così dicono, naturale che perònon esiste in natura: gli animalinon amano mai, sopraffanno:non ha mai visto una gatta contentadi essere trombata, né un gatto affettuosotrombando: è soltanto una lotta:i micetti sono frutto di violenza:così almeno gli pare. E gli umani...La naturale spontaneità degli umaniè una maschera sempre variabilee imprevedibile: la parola giustalo è se lo decide chi la ascoltadi volta in volta, lui non sa mai come,perciò si muove adagio con pauraoppure si distrae pensando ad altro,arriva troppo presto, troppo tardi.L'invidia che prova per certi baristiche nel tempo preciso in cui la macchinafa il caffè loro versano una Fantae dispongono sul banco tre piattinie si voltano nel preciso istantequando il caffè è pronto da prenderecome se avessero calcolato tuttoma senza accorgersi, è forse una metafora.