Carlo Molinaro

Cadute, emozioni, fughe


La caduta da 4000 metri con il paracadute che si apre solo all’ultimo momento, il teatro della Caduta, il senso di beata caduta in un orgasmo a conclusione di una buona scopata. Di tutte e tre queste cadute si può dire che puliscono la mente: di tutte e tre, infatti, mi è stato detto in questi giorni proprio così. Della prima, quella da 4000 metri, mi ha detto un amico, invitandomi a provare (ma non credo che accetterò: non sono neppure mai salito su un aereo, figuriamoci): «Un bel volo di un minuto che ti pulisce tutte le paturnie dalla mente». Della terza, quella dell’orgasmo, mi ha detto un’amica, dopo che ci siamo fatti una scopata buona: «Venire bene pulisce il cervello, è come una pulizia del cervello che va fatta, dopo si sta meglio». Della seconda, quella del teatro, me lo sono detto da solo, dopo l’emozione di un numero di cinque minuti in cui mi sono esibito sul palco entrando in buona sintonia con il pubblico. Emozioni forti, igiene mentale.Ma recentemente mi è stato anche detto: «Forse tutta quella ricerca di emozioni forti e nuove è una droga, è una fuga». Quindi qualcosa di negativo, una dipendenza, una falsa soluzione. Mah, chissà. Si dicono tante cose. Forse ogni cosa che facciamo può essere definita – volendo – come fuga da qualche altra cosa (mi viene in mente il messaggio dell’altro ieri, dove ho scritto che annaffio le piante per rimandare il momento di lavorare). Sì, va bene, sarà. Ma se alla fine le piante sono annaffiate, se alla fine la mente è limpida, così sia. La soluzione vera alla «questione vita» non esiste; esiste un rimbalzare di fughe e tentativi. Fra cui alcuni sembrano quantomeno migliori di altri, ecco tutto. Saranno entrambi qualificabili come fughe, sì, ma un orgasmo è meglio che un’endovena di eroina. Così mi pare. Ho provato un’emozione forte, ho pianto di gioia, pure osservando nascere i miei figli, in sala parto. Una fuga anche in quel caso? Ci sono emozioni di serie A ed emozioni di serie B? E chi lo decide? Basta, mi rimetto al lavoro, che non è un’emozione forte ma è necessità quotidiana per mangiare. È curioso che le emozioni forti non riguardino quasi mai faccende di prima necessità, eh? Buon giovedì a tutti.