Carlo Molinaro

Suonatori di privacy


Oggi pomeriggio sono uscito a fare due passi in centro e ho scattato qualche foto e girato qualche video (di 15 secondi!) con il telefonino. A un certo punto ho filmato un suonatore ambulante, anzi veramente fermo, sotto i portici. Suonava bene, stava suonando la danza ungherese di Brahms, mi piaceva. Ma lui ha smesso di suonare e s'è incazzato con me: mi ha detto che stavo commettendo un furto. Ho cercato di spiegare (nella sua lingua, che casualmente conosco) che non avevo alcun fine commerciale, che erano solo 15 secondi, che era come documentare un frammento d'ambiente, che non gli rubavo proprio niente. Ma non si è affatto convinto, e anzi ha affermato con durezza che non si può fotografare né filmare nessuno, mai, senza chiedere il permesso. La privacy, i diritti. Mi ha fatto promettere di cancellare il video e gliel'ho promesso. E dato che, con tutti i miei difetti, sono uomo di parola, l'ho cancellato.Ma dato che sono anche puntiglioso e un po' stronzo, poco dopo ho girato un altro video di 15 secondi, rivolto verso la piazza, video d'ambiente, dove comunque un po' di musica si sente in sottofondo. Non si può mettere il copyright sul sottofondo ambientale, spero. Il breve video è qui sotto. Nel frattempo lui era passato da Brahms a Besame mucho, e va bene.Avrà certamente ragione lui, so che molti daranno ragione a lui. Io invece queste cose non le capisco. Fra me e la privacy non c'è un buon rapporto. Posso capire che se uno di nascosto ti entra in casa, si nasconde in camera da letto, ti filma mentre scopi e lo mette su YouTube, questo possa darti (forse, al limite) un qualche fastidio. Per quanto, se non te ne sei accorto, non ti ha disturbato durante l'atto e la scopata è stata buona, alla fin fine non è un gran danno. Ma insomma in quel caso vabbè capisco. D'accordo.Ma se uno è per strada, in piazza, su un autobus, insomma in un luogo pubblico, secondo me diventa parte della scena, parte del panorama, parte di quel momento (momento che appartiene a tutti, a chiunque passi di lì, al mondo, alla collettività, alla storia), e quindi è liberamente fotografabile e filmabile, come un albero o una fontana o una stella. Se no, la società diventa davvero chiusa, astiosa, solitaria.E poi nel caso dell'arte, della musica, lo capisco ancora meno. Suoni per gli altri, mica per te stesso, tantopiù se suoni in una piazza. Boh! Sarò strano io, ma se qualcuno, anche a mia insaputa, prendesse qualche mia poesia e ne stampasse manifesti e li affiggesse sui muri di città e paesi, io, ben lungi dal lamentarmene o dall'incazzarmi con lui, ne sarei contento e lo ringrazierei. Lo considererei un aiuto al mio comunicare. Quando scrivo una poesia la poesia è sempre per chiunque, per chiunque ci trovi dentro qualcosa: dunque, più persone la leggono, più aumenta la possibilità che qualcuno ci trovi dentro qualcosa che gli serve, gli piace, lo emoziona, lo tocca, lo coinvolge, gli parla, gli fa scoprire universi e/o sé stesso: che è poi l'unico scopo di qualunque arte. A mio parere, almeno. Buona serata a tutti.