Carlo Molinaro

Il ceo di Aig


Lavoro alla rassegna stampa, e sulla prima pagina del Sole24Ore trovo una didascalia che recita: «Il ceo di Aig, Edward Libby (a destra), contestato da un gruppo di attiviste».Ora, Aig posso immaginare che sia una ditta, magari quelle ditte che di mestiere movimentano soldi, o chi lo sa; la sigla starà per «Attiriamo i gonzi», o qualcosa del genere. Vabbè. Chi se ne frega. Ma il ceo? Che cazzo è un ceo? Conosco Alceo, che di solito sta dalle parti di Saffo; e anche il Ceo, uno di Vercelli che negli anni Settanta suonava in un complesso di musica dialettale. Ma il ceo, messo così come un nome comune, come patata o tastiera o campanile, che cos'è?Ci sono tantissime parole, sui giornali, che non capisco. Una volta sarei andato, per ciascuna, a documentarmi, a scoprire, spinto dalla curiosità. Adesso mi sono stufato. Intuisco che si tratta di parole inutili, di un linguaggio da iniziati stronzi incollati a un potere losco. Vadano affanculo: non m'interessa sapere che cos'è un ceo. Se volevano, potevano dirlo in modo comprensibile. Se usano codici cifrati, io non appartengo a quei codici. Anzi, ne sto alla larga. Sono felice di non avere la minima idea di che cosa sia un bond (a parte il James 007, in un tipo di film che peraltro non mi piace), e che Dow Jones mi abbia sempre fatto pensare solo a un portatore di handicap cromosomico che dopo tante sofferenze trova la sua vera dimensione nella musica.In compenso, su altre cose le spiegazioni sono ridondanti: nella foto sopra la didascalia si vede a destra un tipo in giacca con i capelli bianchi, mentre a sinistra ci sono solo donne incazzate: quindi scrivere che il ceo è quello a destra a me parrebbe un po' superfluo - e invece questo lo scrivono, guarda te!Alla mia amata e multifotografata mansardina qui davanti hanno appiccicato un padellone (vedi immagine in alto a destra): il potere mediatico continua a estendersi. Ora e sempre, resistenza.