Carlo Molinaro

Lunga specie di poesia fra Erli e dopo Erli


Sono stato alla festa di musica e poesia che si tiene ogni anno a Erli alla fine di maggio, per salutare l'arrivo della stagione calda. Bella festa, come quasi sempre. Magari la racconterò nel prossimo messaggio, ho fatto anche qualche foto e un po' di video. Adesso sono appena rientrato e sono un po' intronato. Quando poco fa sono arrivato a Torino nel mio quartiere, a bordo della mia Panda, ho visto che c'è una sagra domenicale nelle vie e, dato che quando fanno queste sagre sgombrano le strade e rimuovono le auto in sosta, ho pensato: «Cazzo, dove avrò lasciato posteggiata la Panda?». E ce l'avevo sotto il culo. Ecco, appunto. Per il momento quindi mi limito a mettere qui sotto una specie di lunga poesia scritta fra Erli e dopo Erli, oggi. E che però con Erli c'entra poco. E buona domenica sera!VAFFANCULOStamattina a Erli al bar del paesela tazza era in una buona luce,faceva un buon contrasto con il tavolo.Avevo con me la macchina fotograficae avrei voluto, e potuto, fotografare la tazzama non l'ho fattoperché non avevo voglia di spiegare- o di non spiegare, che è lo stesso,è la stessa fatica - alla ragazza che era con mené all'amica della ragazza che era con mené al barista né agli altri avventoricome e perché fotografavo la tazza.Non volevo creare un'anomalia,non volevo che pensassero che sono pazzoo che sono un maniaco fotografatore di tazze:anche perché non è vero, io non fotografotazze, fotografo tutto ciò che m'ispiraquando per caso ho la macchina fotografica.Circa dieci volte al mesedal giornalaio mi tocca comprare il Sole 24 Ore,per un lavoro che faccio, una rassegna stampa.È un gran fastidio, ogni volta è un gran fastidioperché oramai il giornalaio pensache io sia uno di quelli che leggonoil Sole 24 Ore, e non è affatto vero: lo comprosolo per necessità di lavoro, e mi disturbala reputazione di lettore del Sole 24 Ore,perché non mi corrisponde: io odio tutto ciòche c'entra con la finanza o economia,e m'accorgo che uscendo dall'edicolami viene spontaneo piegare, nasconderequel giornale per non farlo riconoscere:come si faceva una volta,da ragazzi, con i giornalini porno(ma è ancora peggio: perché il giornalino pornoera comunque davvero un mio acquisto,anche se mi vergognavo a farmi vedereera comunque un mio acquistovoluto, scelto, per farmici le seghe,mentre il Sole 24 Ore è un obbligodi lavoro, che con me non c'entra niente,e senza mia colpa mi rovina l'immagine).Ecco, qui volevo arrivare: dunque è veroche anch'io ci tengo all'immagine,alla reputazione, non è affatto veroche me ne frego del giudizio della gente:odio che il barista pensi che sono pazzo,odio che il giornalaio pensi che sono economista.E dunque devo fare un'autocritica:se qualche volta ho dettoche me ne frego del giudizio della gente(e mi sa che l'ho detto, mi sa che l'ho detto,non so quando ma mi sa che l'ho detto)ho detto una cazzata. Non è vero:anche a me importa il giudizio della gente.Oddìo, certo, all'immagine ci tengonotutti: ne ho le prove inconfutabili:nella vita m'è successo di fare fotografiead amiche, ad amici, a conoscenti,e tutti hanno voluto vedere le fotoe tutti, senza eccezione alcuna, mi hanno detto:«questa sì, ma questa no, è orribile, strappala».Nessuno mai mi ha detto: «va bene,in alcune foto sono un mostro, ma dato che sonofoto genuine, e la macchina non mente,allora è una documentazione correttadel fatto che in certi momenti, in certe luci,in certe angolazioni sono un mostro,dunque sono anche un mostro, non è che queste fotosiano meno vere di quelle dove sono bello,quindi tienile tutte e mostrale tutte a chi vuoi».No, nessuno mi ha mai detto così,perché tutti vogliono offrire l'immagine miglioree - sia chiaro - anch'io faccio così, se mi scattotrenta foto, potete giurarciche tengo le migliori e butto le peggiori.Nessuno trova strano che si faccia cosìcon le foto, ma io penso che se lo si facon una foto, una semplice foto, che in fondoè un banale pezzetto di cartao un banale riquadro sul video di un computer,- ed è soltanto un'immagine fisica -tanto più lo si fa con l'anima, con il carattere,con i tratti distintivi della personalità:voglio dire che secondo me è la stessa cosascegliere le foto migliori buttando via le peggiorie non voler essere visti con il Sole 24 Ore:in entrambi i casi il meccanismo che scattaè del tipo: «eh no, io non sono così,accidenti, cazzo, io sono meglio di così:non sono così brutto, non sono un economista:rendetemi giustizia!».Forse non è che sia strano o che sia un male:psicologi e pedagoghi sanno e diconoche la persona umana si forma nel confrontocon le altre persone e c'è dunque una forteinterazione fra l'immagine che uno crea di sée l'immagine che di lui creano gli altri:quindi nel nostro vivere socialemagari è naturale che si vogliache le due immagini corrispondano il più possibile:altrimenti si percepiscequalcosa di falso, di mentito, di sfasato.E va bene. Ma allora dire«me ne frego del giudizio della gente»è solo una battuta altisonanteche riempie le orecchie ma ha poca sostanza.Al massimo si dovrebbe dire: «affrontoil giudizio negativo di alcuni o di moltiper portare avanti certe cose in cui credoo più semplicemente per fare quel che voglio,ma non è che non m'importi, è un ostacoloe lo affronto, sì, con più o meno fatica».Ecco, detto così è più credibile.A proposito di battute altisonantisempre oggi a Erli alla festa giù in contradaho pensato ai poeti idealistiche scrivono in gloria amore e libertàcome fossero parole sorelle(e l'ho fatto anch'io: vedete, oggi sonoin vena di autocritica).Anche i filosofi e persino i politicia volte scrivono e dicono così:si riempiono la bocca di amore e libertàpromettendo - cialtroni - tutto insieme.Io oggi fra i boschi e i muretti di Erli,fra messaggi di gelosia triste sul telefoninoe parole di ragazze presenti alla festaho sentito precisamenterealisticamenteche amore e libertà sono parole nemiche:ogni gesto d'amore cancella un po' di libertà,ogni gesto di libertà cancella un po' d'amore:bisogna farsene una ragionee dato che abbiamo bisogno- bisogno come l'aria! - di amore e libertà(in questo sì, nel bisogno che ne abbiamosono parole sorelle, solo in questo)ne consegue che la vita è un perenne conflitto,un pencolare, un tentennare, un arrabattarsi,una scelta impossibile, un barcamenarsiin qualche modo, un aggiustarsigiornata per giornata senza maiuna vera soluzione sostanziale.Va bene, lo sanno tutti, probabilmentetutti sanno che è così: sono io che ci arrivocome sempre in ritardo, dopo essermi illusoper decenni e decenni, ora vedo che è così,cerchiamo di capirci, ognuno ha i suoi difetti,andiamo avanti, sì, barcameniamoci,è la vita, si fa quel che si può.(La gelosia però non potrò approvarlamai: la gelosia è il basso istinto che ti fa togliereall'altro qualche cosa che a lui piaceper egoismo puro, perché vuoiessere tu soltanto a dargli cosee ad averne da lui, vuoi tutto tu:ma togliere all'altro qualcosa che a lui piacenon può mai essere un atto d'amore:direi anzi che è vera crudeltàe se dovesse un giorno capitarmidi essere geloso - a questo mondopuò succedere tutto - ricordatemi,per favore, questa cosa che ho qui scritto.)In un altro momento, sempre oggi a Erli(è stata una bella giornata, ma densadi pensieri da fare scoppiare la testa)ho meditato sulle cose che finiscono.Anche qui devo fare un'autocritica:io dico sempre che le cose non finiscono,però invece, oggettivamente, finiscono.Non lo sopporterò mai, però finiscono:quando morirò, oltre a farmela sottoper la paura e l'angoscia, so già che penserò:«ma perché? ma che cazzo... che vaccata!è inconcepibile...» però questo pensiero- lo so - non è che fermerà la morte.Due anni fa in questa festa a Erli(sono quattro anni, mi pare, che frequentola festa a Erli che celebra l'arrivodella bella stagione con musica e poesia)leggevo versi d'amore spasimantiper una che non mi cagava neanche di striscio:due anni dopo lei è ancora qui,continua a non cagarmi neanche di striscioma io ho smesso di scrivere per lei- e meno male, si dirà. D'accordo:ma voi non lo trovate sconcertante?L'amore non è eterno? Forse no:finiscono gli amori e i non amori,come la vita, come le stagioni:un giorno dovrò ammetterlo, mi sa.Che cosa triste, tristissima. Peròè così, devo fare un'autocritica,non è vero che le cose non finiscono,scrivere che non finiscono è soltantouna pazzia, una velleità.Già.Poi mi passa il momento di autocriticae scrivo che me ne frego del giudizio della gente,che amore e libertà stanno insieme benissimoe che le cose non finiscono mai.E concludo così. La poesianon è mica saggezza. Vaffanculo.[Nell'immagine in alto a destra, fiore non identificato. Se fotografo un fiore così, nessuno lo trova strano: se fotografo al bar la tazza con il cappuccino, invece sì. Chissà perché. Ma è così.]