Carlo Molinaro

L'effetto scia


Ieri sono andato a cena a Vercelli da mia madre. Prima di uscire di casa ho avuto un positivo scambio di messaggi con una persona. Poi in treno un altro, con una seconda persona. Poi a Vercelli nel tragitto a piedi dalla stazione fino alla casa di mia madre una conversazione telefonica buona, con una terza persona. Il mio umore è andato crescendo, e con l'umore la voglia/ispirazione/capacità comunicativa. Così a cena con mia madre sono stato facondo, ciarliero, allegro, e lei ne è stata contenta.E mi sono reso conto che il buon andamento della cena e della conversazione è dipeso, dipeso molto, dai precedenti scambi interpersonali. Se fossero stati scambi negativi, a cena da mia madre sarei stato silenzioso, magari cupo. Mi sono accorto che dentro di me c'è un forte «effetto scia», chiamiamolo così. Non riesco a voltare pagina in un attimo, a staccare, a compartimentare. Mi porto tutto dentro nella testa, a lungo.E capisco che è ingiusto: insomma, se incontro nel pomeriggio tre persone, la terza si becca, sicuramente, le «conseguenze» delle prime due. In positivo o in negativo. Me ne sono proprio accorto, con chiarezza: non riesco a separare, trascino. Ripercuoto. Con le persone e con le cose: se ho un pensiero in mente, un problema irrisolto, dovrei risolverlo prima di passare all'azione successiva della giornata. Ma ciò nella vita non sempre è possibile, anzi è possibile molto raramente.Questo dà anche immagini falsate di me, forse, alla gente che mi vede di rado. Uno mi incontra dopo una sequenza di buoni eventi e pensa «ma com'è cordiale, si vede che gli sono simpatico». Un altro mi incontra dopo una serie di cattivi eventi e pensa «ma com'è scorbutico, si vede che gli sono antipatico». E si sbagliano entrambi.Certo, se si sta poi insieme sufficientemente a lungo, l'effetto scia va man mano calando, e si instaura il clima proprio dello specifico incontro, quello giusto, quello che spetta «a quella persona lì per lei» e non in conseguenza del pregresso. Ma ci vuole un po'. Magari alcune ore. Dipende. A volte mi sforzo di troncarla, la scia, ma con scarsi risultati. Lo stato d'animo, che permane, mi si vede ben chiaro in volto, se ne accorgono persino gli estranei, ho notato. Figuriamoci gli intimi!Uhm. Capisco che quest'insalatina di cazzi miei forse non interessa a nessuno, ma dicevo così, per un possibile confronto. Forse l'effetto scia c'è un po' in tutti, ma sono sicuro che non in tutti nella stessa misura. C'è gente che riesce a staccare molto di più, gente che al variare della circostanza varia l'umore in un nanosecondo. Così mi pare, almeno. O no?Ovviamente, se la circostanza subentrante è eccezionale, sconvolgente, inattesa, improvvisa, travolgente, allora anch'io cambio stato d'animo più rapidamente. Questo è naturale. Ma nelle giornate «normali», tipo ieri pomeriggio, l'effetto scia è fortissimo. Ieri mia madre si sarebbe beccata un figlio scontroso e orso, se le tre persone con cui ho comunicato prima di andare da lei mi avessero trattato male. Non è giusto, ma è così.Nell'immagine in alto a destra, il sole mi entra in cucina stamattina. Sotto, mansardine riflesse nel vetro della mia finestra, e mansardina in blu.