Carlo Molinaro

Alle donne di Teheran


 Non so che odore hanno le vostre casené che suono ha la porta, né che luce la strada,quali speranze le vostre parole,quali sogni le notti. Non potreimettermi nei vostri panni, neancheper un momento: già è così difficilecon chi mi sta vicino. Non conosconulla veramente di nessuna di voie queste righe che sto scrivendo orasono un’idea incorporea, sono un riverberovile: scrivo umilmente di me stessoperché altro non so. Allora dicoche qui da me ho sentito come un ronzìosui tetti e m’è sembrato che volasserodiversamente i rondoni; e le campanebattessero tocchi d’un altro paese:è un lavoro che il vento, quando è forte, gli riesce,gli riesce di confondere le orecchie,disorientare l’abitudine, annunciareai disattenti che qualcosa cambiaperò davvero, non per gioco o celia.E questa è tutta la mia testimonianza.