Carlo Molinaro

Il filo


Una volta, tempo fa, una ragazza, al principio di una conoscenza, di un’amicizia, mi fece una premessa, una premessa di promessa, la promessa di non farle il filo: proviamo a diventare amici, ma non farmi il filo. Questa cosa mi è tornata in mente in questo afoso pomeriggio, e ci ho scritto una poesia. L’ho scritta e l’ho detta – nel video sotto. Nell’immagine a destra, il campanile stamattina alle sette e trentaquattro segna, giustamente, le sette e trentaquattro, e nel bianconero c’è un vecchio cortile. IL FILO Mi è venuto in mente che in spagnolo cadono un po’ di f: hilo, humo per filo e fumo. Non vendere fumo, per filo e per segno, segnarmi di non fare il filo, un fil di fumo levarsi un dì vedremo, mia madama. Mosca di burro non sembra una cosa che possa volare – strani anche gli inglesi. Cadono le f in castigliano, siamo precisi: in catalano no: un fil de fum, e um fio de fumo in portoghese dove cadono più le l: a cor da dor non è un accordatore, è il colore del dolore. Ma non divaghiamo (amo le lingue, ma non divaghiamo). Per filo e per segno, segnarmi di non fare il filo: è una buffa richiesta – forse – da una ragazza che desidera fare amicizia. Amicizia senza filo, come il radiotelegrafo, come i fagiolini di buona qualità. A me sta bene, e detto per inciso – il filo inciso,  reciso, la Parca e la panchina – magari non l’avrei fatto comunque e comunque non sono un venditore di fumo: se per caso faccio il filo è un bel filo, non è un filo di fumo ma è roba solida, da tirare un calesse se credevi lo fosse o se invece era amore è lo stesso. Ogni lingua fa cadere qualcosa dal filo la o in francese e in catalano, fil, la f in castigliano, hilo, la l in portoghese, fio; noi italiani no, noi siamo gente che tiene tutto, tutto può servire. E benché sia una richiesta buffa in fondo io lo posso anche capire che il filo, chi non vuole, è meglio precisare. Anche se poi chissà!