Carlo Molinaro

L'amore con la terra bagnata


L'AMORE CON LA TERRA BAGNATA Da bambino non conoscevo le metafore, tutte le cose le facevo per davvero. Facevo l'amore con il vento: gonfiavo il petto e poi correvo e saltellavo per prenderlo: con la bocca lo afferravo e deglutivo. Al fiume in primavera mi toglievo la maglia e mi stendevo sulla terra bagnata e muovevo le costole per carezzarla e farmi carezzare: era di certo un rapporto sessuale anche se non lo chiamavo così. L'erba, gli insetti, la terra, i fossati con l'odore di fango (mi faceva impazzire), la radura dei camion, le pozze di nafta coi loro arcobaleni: avevo molti amanti tutti teneri e freschi: la terra bagnata è giovinezza eterna, senza tempo. Persone no, persone non ricordo. Da bambino, persone non ricordo. Con le persone, poi, fu complicato, quando crescendo conobbi persone e volli amarle: le persone sì che sono dentro il tempo e lo dividono, ne fanno economia, non si concedono, separano, rifiutano, decidono i sì e i no e poi cambiano e ribaltano le decisioni, non sono affidabili né disponibili come la terra. Ma volli amarle lo stesso, le persone, le donne, far l'amore con le donne: crescendo non puoi stare solamente con le pozze di nafta: fu difficile perché le donne non si aprono come terra bagnata: scelgono, dividono, ci sono tante cose da imparare, si fa fatica. Ma un poco per volta ho imparato e continuo ad imparare e quando sono bravo qualche donna nell'amore sorride e nel sorriso torna a essere terra che si apre. Dopo il sole di sabato, domenica mattina la neve: