Carlo Molinaro

Guarda!


GUARDA! «Guarda!» - Forse è questo il verbo - stupito, aperto, ansioso, accorato - che potrebbe introdurre ogni poesia: - guarda! non vedi? - se non vedi io ti faccio vedere - è per questo che si è poeti, non per vincere premi o per vendere libri o rimorchiare. Io non invento nulla, io non creo: io ti faccio vedere quel che c'è. Non vedi come è gonfio di vita impaziente il tetto della casa qui di fronte? E come è invece irrequieta la morte nelle dita del vecchio che tormentano quella poltrona, davanti alla tivù? Guarda come l'amore corre svelto con quella donna bionda che alza il braccio verso le tinte dei panni che tagliano da casa a casa il cielo della via. Senti che odori nel lenzuolo. Impara che sono i baci a far crescere l'erba davanti alle stazioni. Vedi? Guarda! Fermati sulle porte, senti il buio passare per le stanze: già ti assedia: devi fare qualcosa: io ti avverto. Guarda che meraviglia la ragazza che s'è seduta in terra ad ascoltare la musica: la vedi? e non t'accorgi che non innamorarsene è impossibile? Io non invento nulla, io non creo: io ti faccio vedere quel che c'è. Se mi dirai che il tetto è solo un tetto e si diventa vecchi, c'è poco da fare, che la donna è una svitata e i panni stesi sono una sciatteria e il lenzuolo se ha odori è ora di lavarlo e l'erba cresce baci o non baci e che dentro le stanze è normale che è buio e la ragazza seduta in terra è una ragazza qualsiasi e io sono pieno di sogni strampalati, non ti risponderò. Chinerò il capo come chi perde, come chi fallisce nel suo dovere: ho scritto brutti versi, versi da buttar via, se tu non vedi quello che c'è davanti a te. Ma poi riproverò, perché sono tenace e fastidioso, proverò a condurti in un punto diverso, con un'altra angolazione, a dirti ancora: «Guarda!» - che è per questo che faccio il poeta, perché tu possa vedere quel che c'è.