Carlo Molinaro

Quei giorni


QUEI GIORNI Ti ricordi quei giorni che ti venivo incontro al capolinea del bus perché avevi il treno da prendere di corsa appena uscita dal lavoro? Se facevo in tempo ti compravo le sfogliatine per il viaggio e ti portavo la bottiglietta d'acqua: che bella primavera, che bei giorni! Traversavo Torino con la mia macchinetta bruciando persino qualche semaforo io che di solito guido con calma: eravamo due ragazzi che correvano alla stazione e in stazione ti baciavo e ti baciavo e ti baciavo e poi partivi ma sapevo che tornavi. Ora tu mi dirai: «Ma come, quei giorni? Sono le cose che facciamo adesso, in questi giorni, in questa primavera». È vero! Ma mi sono accorto che le poesie si scrivono quasi sempre molto dopo o molto prima: quasi mai durante, durante i giorni, durante quei giorni. Si scrivono poesie di speranza o di ricordo, quasi mai di presenza: e allora ho voluto scrivere così come fosse un ricordo ma scriverlo adesso: per vivere tutto, tutto bene, tutto insieme, i giorni e il loro ricordo, la speranza e la presenza: vivere adesso. *** Ma ecco questa poesia l'ho scritta ieri e stamattina tu mi hai detto che forse non torni e allora forse questa è una poesia che porta male:però io l'ho scritta per portare bene,perché quei giorni sono questi giorni e dunquetu torna, per favore.